Giorno della memoria, Segre: dal 7 ottobre ogni notte penso a quello che succede

Cronaca
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"Quello che sta succedendo ed è successo mi hanno messo in una condizione che non avevo vissuto prima", ha detto la senatrice a vita nel corso del conferimento della laurea honoris causa alla Statale di Milano. E sul ricordo della Shoah: "Per me è 365 giorni all'anno"

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"Non c'è notte dal 7 ottobre che non mi tenga sveglia, in parte, a pensare a quello che succede". Lo ha detto la senatrice a vita Liliana Segre dialogando con Enrico Mentana nel corso del conferimento della laurea honoris causa alla Statale di Milano. "Io sono una donna di pace e mi ha fatto sempre soffrire l'odio tra le parti, la vendetta che non concepisco - ha concluso -. La notte é la notte dei tempi, nell'indifferenza generale. Che è legata al buio delle menti". "Quello che sta succedendo e quello che è successo il 7 ottobre mi hanno messo in una condizione che non avevo vissuto prima", ha aggiunto ancora la senatrice a vita che ha avuto un pensiero anche per tutti i bambini coinvolti nel conflitto.  "Nella spirale dell'odio più crudele dal 7 ottobre ci sono i bambini di tutti i colori e le religioni e appartenenze,  che mi trovano come una nonna disperata di vedere cose di questo genere - ha concluso -. Perché i bambini sono il futuro e vengono uccisi per l'odio degli adulti che non si ferma mai, loro che sarebbero il futuro dei popoli fratelli. Questo mi ha dato una forma di disperazione serale, quando  affronto la notte". 

 

"Viviamo un tempo al di fuori di queste mura in cui di ottimismo mi è difficile parlare. C'é qualche cosa di già sentito, di già sofferto. Io ho delle amiche carissime, che mi vogliono bene, che mi dicono 'in questo momento di recrudescenza dell'antisemitismo stai a casa'". Ha aggiunto.  "Dopo così tanti anni sentirmi di nuovo dire di non uscire di casa, non andare alla Scala, perché? Mi chiedo quel perché intimo, umano tragico di tempi che credevo perduti, quel perché lì, io adesso che sono così vecchia, sono io che lo grido quel perché - ha aggiunto -. Ma siccome non grido abitualmente perché sono una donna di pace e sono anche molto vecchia, lo urlo dentro di me quel perché". 

 

"Per 30 anni sono andata nelle scuole, nelle università, nelle parrocchie  e io so che non ho mai detto tutto, perché non si può. Le parole non ci sono per dire quello che succedeva nei lager ogni minuto". Ha proseguito. "Non c'è vocabolario ricco, in cui ci siano le parole per dire fino in fondo tutta la verità. Ho letto Primo Levi e tanti che hanno scritto del lager molto bene - ha aggiunto -, ma l'essenza più profonda degli assassinii non l'ha trovata mai in nessuno". Segre ha poi parlato di coloro che sfregiano targhe e monumenti dedicati alla memoria, tra le ultime anche una targa con il suo nome a Saltrio in provincia di Varese. "Questo signore perde cinque minuti per fare un segnaccio sopra il mio nome questo é un caso da studiare - ha detto -. Come quelli che mi mandano una maledizione, perché? Sono così vecchia che se aspettano un poco, non sarò un personaggio importante nel futuro dell'Italia". Questi "sono personaggi interessanti che vorrei incontrare e a cui vorrei chiedere perché? - ha concluso -. C'è qualcosa in questi personaggi che è molto interessante e non fa parte dell'indifferenza". 

 

In precedenza, arrivando all'Università Statale di Milano dove le sarebbe stata conferita la laurea honoris causa in Scienze storiche, aveva commentato così la ricorrenza del Giorno della Memoria: "Io non sono adatta a parlare del 27 gennaio perché chi ha passato quello che ho passato io non aspetta quella data per ricordarsi di una vita fa. Questa è la verità. Lo fa 365 giorni all'anno, non il 27 gennaio. E tutti i giorni possono essere uguali o diversi ma quel luogo non si dimentica mai". (Irene Shashar a Sky TG24: ho vinto contro Hitler, sono sopravvissuta).

 

Il manifesto degli studenti

"L'indifferenza è peggiore della violenza": questo il manifesto affisso davanti all'Università Statale di Milano nel giorno in cui l'ateneo conferisce la laurea honoris causa in Scienze storiche alla senatrice a vita, Liliana Segre. "Non possiamo che concordare con questa scelta in virtù dell’importanza del ricordo della Shoah", spiegano in un volantino gli studenti che hanno affisso il manifesto, dicendosi "contenti" della scelta di assegnare la laurea a Liliana Segre, "ma - aggiungono - non possiamo non evidenziare l'ipocrisia di un'istituzione accademica che ricorda gli orrori del passato, ma si volta dall'altra parte di fronte agli orrori del presente. Anzi, fa di più: collabora alla ricerca bellica si nuovi strumenti con cui uccidere in tutto il mondo e nega il genocidio in Palestina". "L'indifferenza - attaccano - uccide, rendendo possibile l'orrore dei genocidi. Sappiamo bene che la memoria è una cosa labile e che le istituzioni del sapere hanno un ruolo nel plasmarla e mantenerla. Le università hanno il dovere di fare memoria, e di farla vivere nell'oggi, di fronte ai genocidi del presente. Se non lo fanno, sono complici. Non c’é futuro senza memoria, stop genocide, stop fire now", conclude il volantino.

LONDON - DECEMBER 9:  The prison uniform of Auschwitz survivor Mr Leon Greenman, priosoner number 98288 is displayed on December 9, 2004 at the Jewish Museum in London, England. Mr. Greenman O.B.E age 93 and a British citizen, spent three years of his life in six different concentration camps during World War II and since 1946 he has tirelessly recounted his life through his personal exhibition at the museum where he conducts educational events to all age groups. January 2005 will be the 60th anniversary of the liberation of the extermination and concentration camps, when survivors and victims who suffered as a result of the Holocaust will commemorated across the world. (Photo by Ian Waldie/Getty Images)

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