Proclamata dall'Assemblea generale delle Nazioni unite, la ricorrenza giunge quest'anno alla sesta edizione che l'Unesco ha intitolato “Imparare per una pace duratura”, sottolineando il ruolo cruciale che l’istruzione e gli insegnanti svolgono nel contrastare l’odio. Secondo i dati del ministero dell’Istruzione e del merito, nell’anno scolastico 2023/24 sono tornati sui banchi 7.194.400 studenti delle scuole statali
Il 24 gennaio si celebra la Giornata internazionale dell’educazione, proclamata dall'Assemblea generale delle Nazioni unite per sottolineare il ruolo dell’educazione per la pace e lo sviluppo. “Senza un’istruzione di qualità, inclusiva ed equa, e senza opportunità permanenti per tutti, i Paesi non riusciranno a raggiungere l’uguaglianza di genere e a spezzare il ciclo di povertà che lascia indietro milioni di bambini, giovani e adulti", afferma l'Unesco sul sito, aggiungendo che "oggi, 250 milioni di bambini e giovani non vanno a scuola e 763 milioni di adulti sono analfabeti. Il loro diritto all’istruzione viene violato ed è inaccettabile. È tempo di trasformare l'istruzione”.
Giornata internazionale dell’educazione 2024
Il 24 gennaio 2024 si celebra la sesta Giornata internazionale dell’educazione e il tema scelto per quest’anno è “Imparare per una pace duratura”. “Il mondo sta assistendo a un’ondata di conflitti e un aumento di discriminazione, razzismo, xenofobia e incitamento all’odio – spiega ancora l'Unesco – L’impatto di questa violenza trascende ogni confine basato su geografia, genere, razza, religione, politica, offline e online. Un impegno attivo per la pace è oggi più urgente che mai: l’istruzione è centrale in questo sforzo. Imparare per la pace deve essere trasformativo e contribuire a conferire agli studenti le conoscenze, i valori, gli atteggiamenti, le competenze e i comportamenti necessari per diventare agenti di pace nelle loro comunità”. L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la scienza e la cultura sottolinea poi il “ ruolo cruciale che l’istruzione e gli insegnanti svolgono nel contrastare l’incitamento all’odio, un fenomeno che è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni con l’uso dei social media, danneggiando il tessuto delle nostre società”.
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Scuola e istruzione: i dati
Secondo i dati del ministero dell’Istruzione e del merito, nell’anno scolastico 2023/24 sono tornati sui banchi 7.194.400 studenti delle scuole statali, distribuiti in 364.069 classi. Le bambine e i bambini della scuola dell’infanzia sono 809.861 e 2.219.151 quelli della Primaria. Gli studenti della scuola secondaria di I grado sono 1.533.509 e 2.631.879 ragazzi frequentano la secondaria di II grado. Di questi ultimi, il 51,4% frequenta un liceo, il 31,7% un Iitituto tecnico, il 16,9% un istituto professionale.
Nel 2020, secondo i dati Istat, in Italia solo il 20,1% della popolazione (di 25-64 anni) possiede una laurea contro il 32,8% dell’Unione europea. Le quote di laureati sono più alte al nord (21,3%) e al centro (24,2%) rispetto al Mezzogiorno (16,2%), ma comunque lontane dai valori europei. Ampia distanza dagli altri paesi europei anche nella quota di popolazione con almeno un diploma (62,9% contro 79,0% nell’Ue27).
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Istruzione e dinamiche sociali
“Istruzione e formazione rappresentano ambiti di particolare importanza, sia per il pieno e consapevole esercizio dei diritti di cittadinanza, sia per la valorizzazione del capitale umano – spiega ancora l'Istat nel report 'Noi Italia 2023' - I titoli di studio più elevati sono associati a maggiori opportunità di lavoro, più alte retribuzioni, migliori condizioni di salute e maggiore impegno sociale dell’individuo, con ricadute positive sull’intera collettività. Il miglioramento del livello di istruzione e della formazione ha assunto un ruolo fondamentale nelle politiche economiche e sociali dell’Unione europea, fino a costituire parte integrante di Europa 2020, la strategia decennale per la crescita e l’occupazione, varata nel 2010 dall’Ue, con l’obiettivo di creare le condizioni per uno sviluppo intelligente, sostenibile e solidale – aggiunge l'Istituto di statistica – Segue ora un nuovo quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione, che definisce i livelli di riferimento medi europei da raggiungere nel 2030, e ai quali ogni Stato membro dovrà contribuire”.
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La situazione in Italia
Con il report “Noi Italia 2023” l'Istat sintetizza alcuni punti salienti dell'istruzione nel nostro Paese, ecco quali sono:
- Nel 2021, in Italia, la spesa pubblica per istruzione rappresenta il 4,1% del Pil, a fronte di una media Ue del 4,9%.
- Nel 2022, la quota di adulti con, al più, la licenza media, è stimata al 37,4%. La quota è maggiore nella componente maschile (40,1%), rispetto a quella femminile (34,8%).
- Nel 2022, la percentuale di giovani d’età tra i 18 e i 24 anni che ha abbandonato precocemente gli studi è dell’11,5%. Nel Mezzogiorno, l’incidenza raggiunge il 15,1%.
- Nel 2022 in Italia i giovani tra i 30 e i 34 anni con un titolo di studio terziario sono il 27,4%, quelli tra i 25 e i 34 anni sono il 29,2%. In entrambe le classi di età, il divario di genere è molto ampio e a favore delle donne.
- Nel 2022, i Neet (i giovani che non lavorano e non studiano) sono stimati al 19,0% della popolazione d’età tra i 15 e i 29 anni. Nel Mezzogiorno, l’incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord.
- Nel 2022, la partecipazione degli adulti alle attività formative interessa il 9,6% della popolazione d’età tra i 25 e i 64 anni. La quota resta stabile, rispetto al 2021, anno nel quale si è registrato un importante aumento dopo il significativo calo del 2020, dovuto alle limitazioni imposte per arginare la pandemia di Covid.