Migranti, a bordo dei gommoni della Geo Barents per le esercitazioni di salvataggio

Cronaca
Monica Napoli

Monica Napoli

Continua il viaggio di Sky TG24 a bordo della nave di Medici Senza Frontiere dedicata ai soccorsi nel Mar Mediterraneo. Durante le esercitazioni, si provano e riprovano tutti gli scenari possibili in cui ci si trova ad effettuare i salvataggi. Nessuna improvvisazione ma tanto studio e pratica, anche se si è esperti

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Sono da poco passate le 8 del mattino quando i membri della crew di Medici senza Frontiere riprendono le attività di esercitazione. Oggi è la giornata delle simulazioni in mare, a bordo dei due gommoni Orca e Mike salgono le persone che dovranno effettuare i salvataggi in mare. 

A bordo di Orca, guidato da Megan ci sono Kawtar, mediatrice culturale che avrà il compito di parlare per prima con le persone che sono sui barconi in difficoltà in mezzo al mare, due membri del gruppo Sar, Caro che è la team leader e Pau ed io. Ci sono le sacche piene di giubbotti di salvataggio per adulti e bambini e le luci in caso di necessità.  

A bordo di Mike guidato da Samu c’è, invece, un’infermiera, Sofie e Sandra del gruppo Sar, il team leader Gerard e Flavia, la responsabile della comunicazione di Msf. Anche qui giubbotti e luci non mancano. Il resto della crew sarà di aiuto durante tutte le simulazioni ed esercitazioni. Uno dei gommini resta sempre accanto all'imbarcazione in difficoltà mentre l'altro porta le prime persone salvate sulla nave.

Una volta scesi in mare, si provano e si riprovano tutti gli scenari possibili in cui ci si trova ad effettuare i salvataggi, dal tirare fuori dall’acqua le persone cadute in mare alle tecniche di rianimazione a bordo del gommone, dal salvataggio dei neonati e dei bambini all’avvicinamento dei barconi in difficoltà quando freddezza e fermezza sono gli elementi indispensabili per riuscire nel soccorso. Nessuna improvvisazione ma tanto studio, esercitazione e pratica anche se si è esperti.

 

 

Simulazione in caso di persone cadute in mare         

In caso di persone cadute in mare, la prima cosa da fare è lanciare i giubbotti di salvataggio in acqua, nell’eventualità in cui le persone in pericolo siano molte si lancia anche il centifloat, un lungo tubo gonfiabile a cui possono aggrapparsi più persone che vengono così trainate verso il gommone per poi essere portate a bordo della Geo Barents. Con l’ausilio di un manichino, ci si esercita a tirare fuori dall’acqua una persona adulta caduta in mare, si tratta di una tecnica precisa che va provata e riprovata per non trovarsi impreparati al momento del salvataggio.

Una volta che il manichino è stato tirato fuori dall’acqua e portato sul gommone, si continua come se si trattasse di una persona appena salvata, si controllano i parametri vitali e, se necessario, si procede con la respirazione e il massaggio cardiaco. A bordo di entrambi i gommoni c’è un kit di primo soccorso con ventilazione per bambini e adulti e tutte le persone a bordo della Geo Barents sono stati formate per praticare il massaggio cardiaco. In caso di persona priva di coscienza, ci si avvicina alla nave da dove verrà fatta scendere una barella per portare, poi, all’interno la persona inerme e prestare le cure necessarie.

Si riprova, poi, con un bambino. Massaggio cardiaco e ventilazione si provano e si riprovano mentre si lanciano i giubbotti in mare per le altre persone in difficoltà. Si prove e si riprova più volte. Sono diversi gli scenari possibili e tutti vanno simulati. La stessa tecnica si ripete anche per i bambini, i neonati e le donne incinte che avranno bisogno di essere tirate fuori dall’acqua e portate sul gommone con un’altra manovra e con più attenzione per non creare problemi al bambino in grembo. Nel frattempo, si provano anche le diverse manovre di avvicinamento verso l’imbarcazione in difficoltà. "Nulla può e deve essere lasciato al caso quando si tratta di salvare vite umane. È meglio provare tutti gli scenari possibili, anche se si è esperti, che trovarsi impreparati" ripetono i membri della crew.

Una volta salvate le persone in acqua si procede verso la Geo Barents dove ad attendere c’è un’altra parte della crew, le persone addette all’accoglienza e i medici incaricati di un primo triage. Anche questo passaggio si prova e si riprova con uno dei membri del gruppo che viene così imbracato, esattamente come accade con le persone salvate, e portato all’interno della nave. Una tecnica che viene provata più volte con più persone di diverso peso e altezza. 

Simulazione in caso di pericolo a bordo dell’imbarcazione

Un altro caso possibile che va simulato è l’avvicinamento al barcone in difficoltà. In questo caso, ad essere di ausilio è un’altra parte della crew che simula la presenza di persone a bordo in difficoltà. Uno dei due gommoni, a turno, infatti finge di essere il barcone in difficoltà con a bordo persone che rischiano di morire. Durante l’avvicinamento si simulano anche e soprattutto l’agitazione e le urla, il panico, circostanze che rendono tutto più vicino alla realtà considerato che si tratta di uno dei casi più frequenti e di maggiore pericolo. Nell’agitarsi e nel chiedere aiuto a chi si sta avvicinando, inevitabilmente, si rischia di far ribaltare quella che è una imbarcazione di fortuna, il più delle volte fatiscente e instabile. In questo caso, chi è incaricato di mediare, di calmare le persone in pericolo e in difficoltà, usa toni e modi molto forti, “a volte anche maleducati ma utili” dice Katwar, mediatrice culturale. Modi e toni necessari per salvare le vite di queste persone e per calmarle quando sono in preda al panico, cosa che accade spesso. Si inizia con la simulazione della presenza di un bambino in difficoltà a bordo e la conseguente agitazione di tutte le persone accanto che urlano e chiedono aiuto. 

Una volta che il gommone si è avvicinato, dopo aver fatto ben intendere che non bisogna muoversi ed agitarsi, si lancia il giubotto di salvataggio per il bambino e si spiega come indossarlo, solo dopo il gommone si avvicina ancor di più per poter effettuare il trasbordo del bambino o del neonato che necessita di cure immediate. Si controllano i parametri vitali, se necessario si procede con ventilazione o massaggio cardiaco. Se inerme, si porta immediatamente sulla nave. Poi vengono fatte salire le altre persone.

Le urla, l’ansia, l’agitazione, il pericolo e la comunicazione in arabo, francese e inglese.

Tutto viene simulato nei minimi dettagli e ripetuto più volte e se, agli occhi dei meno esperti, possono sembrare tecniche zelanti, la realtà è che bisogna essere pronti a tutto, anche ad essere duri con le persone in difficoltà per calmarle e poterle trarre in salvo.

Successivamente, si simula lo stesso salvataggio ma senza la presenza di un bambino in difficoltà o inerme. Con la stessa tecnica di persuasione per riportare la calma, si lanciano i giubbotti di salvataggio, si spiega come indossarli poi, uno alla volta, le persone vengono portatei sul gommone prima e sulla Geo Barents poi, dove riceveranno le cure necessarie, cibo e beni di prima necessità.

 

Dopo le esercitazioni, i turni per l’avvistamento

Oltre tre ore di esercitazioni per non lasciare nulla al caso, per essere preparati ad ogni tipo di emergenza, dalla più semplice alla più complicata. Passaggi fondamentali e indispensabili per la buona riuscita di un salvataggio. Dopo le esercitazioni, in un incontro si chiariranno dubbi e punti da migliorare. Intanto, sul ponte di comando sono iniziati i turni per l’avvistamento con il binocolo, uno dei modi per scorgere la presenza di imbarcazioni in difficoltà. Le segnalazioni possono arrivare anche da Alarm Phone, dagli aeroplani che sorvolano il Mediterraneo o dai Centri di coordinamento dei soccorsi di Roma e di Malta, in questo caso – quando la richiesta arriva dalle autorità - le ONG possono effettuare anche più di un salvataggio in deroga alla legge approvata a febbraio 2023, come accaduto lo scorso 29 dicembre quando la Geo Barents ha salvata 336 persone in tre diversi momenti.  

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