Geo Barents, l’organizzazione a bordo prima dei soccorsi

Cronaca
Monica Napoli

Monica Napoli

Pulizia dei ponti, riunioni e corsi di formazione per il personale a bordo durante la navigazione verso la zona Sar, la zona di ricerca e soccorso

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Nei primi giorni di navigazione verso la zona Sar, la zona di ricerca e soccorso, sulla Geo Barents tutto il personale è impegnato nella riorganizzazione della nave, in particolare degli spazi adibiti ad ospitare le persone salvate mentre si susseguono le riunioni e i corsi di formazione per non essere impreparati al momento del soccorso.

Ognuno ha un ruolo preciso e sa cosa dovrà fare, “nulla può essere lasciato al caso – dicono gli addetti ai lavori – quando si salvano delle vite”.

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Le operazioni

Per prima cosa, si puliscono le aree destinate alle persone salvate, due ponti differenti, dove vengono divise quando necessario donne e bambini da uomini e ragazzi, e dove si trovano bagni chimici, docce e lavandini a disposizione dei migranti.

Si passa, poi, ai giubotti di salvataggio forniti ai migranti che devono essere ripuliti e sistemati con tutto il necessario al suo interno per garantire la sopravvivenza delle persone salvate in mare, anche un minimo errore può mettere in pericolo la vita di queste persone.

Ma non è solo alla sistemazione delle aree per le persone salvate che lavora la crew, sono continue le riunioni generali e dei diversi reparti e i corsi di formazione per tutto il personale, anche il più esperto.

Dal primo soccorso al contesto in cui si opera, nulla resta inosservato e tutti devono essere pronti ed informati.

Mentre il gruppo Sar, il gruppo che opera in mare durante il salvataggio, sistema e controlla i gommoni utilizzati nel soccorso, i gommoni utilizzati per portare a bordo le persone salvate.

Sono loro che raggiungono le imbarcazioni di fortuna, in difficoltà nel Mediterraneo, sono loro il primo approccio con i migranti in pericolo in mezzo al mare. A loro tocca anche il compito di calmare le persone mentre ci si avvicina “perché – spiegano – il primo istinto quando vedono un gommone andargli incontro è buttarsi in mare per raggiungerci, agitarsi, circostanza che rende ancora più complicate le operazioni di salvataggio considerato anche le condizioni estreme in cui si trovano e la possibilità che la maggior parte di loro non sappia nuotare”.

Prontezza e preparazione sono fondamentali in questa fase del soccorso ma non solo.

Anche una volta saliti a bordo tutto deve proseguire a seconda della pianificazione stabilita.

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Dopo il soccorso

Dopo aver sistemato tutte le persone salvate nelle aree preposte, si effettua un primo triage per stabilire le condizioni mediche e psicologiche delle persone. In caso di bisogno, vengono portate nell’ambulatorio dove si approfondiscono i controlli e si procede alle cure necessarie.

Per le donne, c’è anche la possibilità di una visita ginecologica, per tutti è presente una psicologa che si occupa non solo dei più fragili ma di chiunque abbia bisogno di un supporto psicologico, a causa dei traumi subiti e dei rischi corsi durante la navigazione sulle imbarcazioni di fortuna.

Segni di tortura e percosse, disidratazione, ipotermia sono tra le patologie maggiormente diffuse tra le persone salvate.

Dopo un primo triage medico, viene fornito un kit con i beni di prima necessità: vestiti asciutti, una coperta, spazzolino e dentifricio, una tazza, rasoi, pannolini per i bambini, assorbenti per le donne e tutto ciò che può essere utile a chi non ha più nulla. 

A seconda dello status a bordo, viene fornito loro un braccialetto di diverso colore che indica se si tratta, ad esempio, di un minore non accompagnato, di una persona con vulnerabilità, di una donna incinta o se si viaggia con un familiare.

Procedure che consentono al personale di Medici Senza Frontiere a bordo di poter aver un quadro completo della situazione ed essere di maggiore aiuto.

Una volta accertate le condizioni mediche, con un discorso di benvenuto ci si presenta.

Si presenta la crew, si chiariscono i diversi ruoli, si illustra cosa accadrà nelle ore successive al soccorso, si informa sul porto dove attraccherà la nave di salvataggio, il tempo necessario per raggiungerlo e sulle attività che si terranno a bordo nel corso della navigazione, tra queste ci sono le lezioni di italiano e i giochi per distrarre i più piccoli. Sui ponti a loro destinati ci sono i cartelli di benvenuto nelle diverse lingue, le cartine dell’Italia e dell’Europa e i disegni che mostrano quale sarà il porto di sbarco e i pensieri lasciati da chi è stato salvato dalla Geo Barents.

Contestualmente, si raccolgono i dati personali come la nazionalità e l’età.

A loro viene spiegato, a grandi linee, il diritto alla protezione internazionale, come accedere ai servizi per la persona.

Dati che vengono, poi, trasmessi alle forze dell’ordine e alle associazioni – come UNHCR, Croce Rossa e Save the Children, che si occupano di queste persone se presenti al momento dello sbarco.  “Non è possibile, come richiesto dalla nuova legislazione, raccogliere le intenzioni delle persone o procedere alle richieste di asilo ad esempio – spiega il personale che si occupa di questo aspetto – perché come previsto dalle leggi devono farlo le forze dell’ordine una volta sbarcati”.

I mediatori culturali e la crew sono pronti a raccogliere storie e confidenze, sfoghi e racconti.

Il più delle volte sono storie di torture e minacce, di viaggi interminabili in condizioni disumane e il timore di non rivedere i propri cari, di non sapere se sono ancora in vita, la paura per un futuro.

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La divisione degli spazi in caso di emergenza medica

Quando il numero delle persone salvate è alto e le patologie presenti importanti è possibile trovarsi davanti ad una emergenza medica. In questo caso, si procede con un protocollo ben preciso, le persone salvate vengono divise sul pontile in base alle condizioni mediche, così chi ha patologie molto gravi sarà destinato all’area rossa, per le patologie di media gravità sarà allestita una zona gialla, chi presenta patologie non gravi è destinato all’area verde, l’area blu è invece il luogo dove vengono portate le persone in fin di vita per cui non c’è più nulla da fare, accanto a loro ci sarà sempre qualcuno ad assisterli. Sulla nave c’è anche una cella frigo per i cadaveri, per chi non ce l’ha fatta.  

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