Uno dei fendenti ha trapassato il cuore. Il pubblico ministero, Michele Permunian, ha disposto un test di paternità: il sospetto è che il 41enne possa essere il padre del bambino. Il ministro Nordio ha chiesto una relazione sul femminicidio
Sono otto i fendenti, sei profondi e due superficiali, che hanno ucciso Vanessa Ballan, la 26enne incinta morta martedì scorso nella sua casa di Riese Pio X in provincia di Treviso. E' quanto emerge dall'autopsia effettuata stamani dal medico legale Antonello Cirnelli, incaricato dalla Procura di Treviso. Il presunto assassino, il kosovaro Bujan Fandaj, è attualmente in carcere con l'accusa di omicidio volontario plurimo e pluriaggravato. (CHI E' IL KILLER)
Intanto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha chiesto agli uffici competenti di acquisire, presso i vertici degli uffici giudiziari di Treviso, una relazione dettagliata sul femminicidio.
Un fendente al cuore
Da quanto si apprende, due fendenti hanno lesionato entrambi i polmoni mentre una coltellata ha trapassato da parte a parte il cuore. L'assassino avrebbe addirittura girato l'asse della mano che impugnava l'arma, per essere certo che il colpo fosse letale.
Inoltre, secondo la ricostruzione fatta dal procuratore capo della Repubblica di Treviso, Marco Martani, Vanessa "prima di essere accoltellata è stata anche picchiata perché sul volto c'erano segni di percosse violente". La vittima, ha spiegato Martani, "ha cercato di parare i colpi perché aveva ferite alle mani, ha cercato di ripararsi".
Il test di paternità sul bambino
Il pubblico ministero, Michele Permunian, ha disposto che durante l’autopsia venga effettuato un test di paternità sul bambino che Vanessa portava in grembo da appena due mesi. Il sospetto è che il kosovaro possa essere il padre.
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I video
Intanto, i carabinieri hanno raccolto "plurimi, univoci e gravi indizi di colpevolezza" nei confronti del 41enne piccolo imprenditore edile. Tra questi un video registrato dalle telecamere di sorveglianza di una abitazione vicina a quella della vittima, in cui si vede un uomo con gli abiti simili a quelli sequestrati a Fandaj al momento del fermo e con una corporatura compatibile. Il soggetto nella tarda mattinata del 19 dicembre, giorno dell'omicidio, si aggira nei pressi dell'abitazione della vittima quindi getta all'interno del giardino una borsa scura (la stessa poi sequestrata dai carabinieri, contenente attrezzi da lavoro) e poi scavalca la recinzione della villetta. Sul luogo del delitto è stato trovato anche un martello recante la scritta "7 color" che fa capo all'indagato. I militari hanno trovato anche un coltello, con manico di legno e lama da 20 centimetri nel lavello della cucina parzialmente lavato e anch'esso sottoposto a sequestro. Il coltello è identico a un altro ritrovato nella borsa degli attrezzi e della stessa serie di quelli poi ritrovati in casa dell'arrestato.
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"Volevamo sposarci"
"Volevamo sposarci. Io e Vanessa stavamo cullando il sogno del matrimonio in chiesa. Si pensava di farlo dopo la fine della sua gravidanza. Invece tutto questo è stato improvvisamente cancellato. Adesso è dura. Ma so che devo iniziare a cercare di guardare avanti. Lo devo fare anche e soprattutto per il nostro bambino". Sono le parole, riportate dal Messaggero, di Nicola Scapinello. Si è confidato così con gli amici che, nelle ultime ore, hanno avuto modo di incontrarlo.