Bimbo adottato conteso dalla famiglia biologica, interpellanze bipartisan per Nordio
CronacaLa storia del piccolo Miele finisce in Parlamento: maggioranza e opposizione - con due distinte interpellanze - chiedono di fare luce sul caso del bimbo che dopo tre anni con la famiglia affidataria, a seguito dell’abbandono nel novembre 2020, adesso tornerà dalla madre biologica. "Possibili elementi che rilevino un mancato rispetto dell’interesse del minore e della sua vita privata e familiare", si legge in entrambi i documenti
Il caso del piccolo Miele, il bimbo di Ragusa che dopo l’abbandono nel 2020 sta per tornare dalla famiglia biologica, approda in Parlamento. Sono due le interpellanze presentate per far luce anche su quanto deciso dal giudice di Catania che, sostenendo anche un eventuale ricorso “alla forza pubblica”, ha disposto che entro il 28 dicembre il piccolo torni dalla donna che lo ha partorito. Nella prima iniziativa parlamentare - prima firmataria la deputata Simonetta Matone della Lega - si chiede al ministro della Giustizia Carlo Nordio “quali iniziative si intendano intraprendere per la tutela del diritto fondamentale del minore e della sua vita privata e familiare”, mentre la seconda - firmata da deputati e senatori del Pd - punta a chiedere se “sussistano elementi che possano rilevare un eventuale mancato rispetto dell'interesse preminente del minore e della sua sfera più intima”.
La prima interpellanza
L’iniziativa dei deputati di maggioranza, firmata anche da Maria Elena Boschi di Italia Viva e da Enrico Costa di Azione, è indirizzata ai ministeri della Giustizia, dell'Interno e della Famiglia e chiede di avviare “un'iniziativa ispettiva in relazione all'operato degli uffici giudiziari coinvolti e dagli uffici dell'anagrafe che hanno consentito il riconoscimento”. Come sottolinea il documento, “la Corte di appello di Catania ne ha revocato l’adottabilità con un provvedimento violativo di legge, mentre il bimbo era in affidamento preadottivo”. La madre biologica non avrebbe potuto impugnare la sentenza, visto che la sentenza di adottabilità era definitiva e non più revocabile. “Gli affidatari preadottivi nulla hanno saputo del procedimento, né sono stati ascoltati in violazione dell’articolo 5, comma 1, della legge 184 del 1983. Il padre naturale è stato condannato a due anni di reclusione per abbandono di minorenne; la madre è stata rinviata a giudizio con prossima udienza fissata al 9 febbraio 2024. Davanti al tribunale per i minorenni di Catania è stata revocata la sentenza di adottabilità, il procuratore della Repubblica ha presentato ricorso per l’adottabilità del minore e il tribunale per i minorenni di Catania non ha deciso sulla adottabilità con sentenza, ma ha disposto invece, con tre decreti la ‘restituzione del minore’ alla madre con l’intervento della forza pubblica”, riporta il documento.
L'interpellanza del Pd
Nell’interrogazione del Pd, invece, si fa presente al ministro Nordio come sia opportuna “la costituzione di un osservatorio sullo stato di attuazione della disciplina dei procedimenti di collocamento extra-familiare del minore, e l'avvio di un costante confronto con il Parlamento in modo da porre in essere nuove iniziative legislative per una maggiore tutela dell'interesse superiore del minore. Riteniamo che nei casi molto conflittuali i provvedimenti giudiziari non dovrebbero essere caratterizzati da rigidità eccessive, bensì dovrebbero muovere dalla valutazione in concreto del superiore interesse del minore, oltre che da una valutazione che tenga conto dei diversi contesti familiari”.
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Il caso
Il caso ha origine il 4 novembre 2020 a Ragusa, quando un bambino appena nato viene trovato nella spazzatura, con il cordone ombelicale ancora attaccato. A segnalarlo il proprietario di una vicina macelleria, che però si è scoperto essere il padre naturale del bimbo, avuto da una relazione extraconiugale con una donna di Modica. Il piccolo, soprannominato “Miele”, viene così affidato a una famiglia della vicina provincia di Siracusa con un decreto di “pre-adozione” del tribunale di Catania, che ora ha deciso di ribaltare la propria decisione. Infatti, la madre biologica ha sempre sostenuto di non aver mai voluto far adottare il bambino e ha portato il tribunale a riaprire il caso, nonostante il padre sia stato condannato a inizio 2023 a due anni di reclusione per abbandono di minore e per lei il processo sia ancora in corso. “Miele (lo chiameremo così per questioni di privacy) aveva solo 16 giorni di vita quando lo abbiamo preso in braccio la prima volta, una tutina calda e un ciuccio molto grande; noi gli occhi pieni di stupore e il cuore che scoppiava di felicità. Sembrava l'inizio di una meravigliosa storia d’amore, ma presto si è tramutata nel peggiore degli incubi. Per un decreto che abbiamo appena ricevuto Miele verrà tolto dalla nostra famiglia e 'collocato' dalla madre biologica che non ha mai visto, né incontrato”, hanno scritto i genitori affidatari in una petizione che hanno aperto su Change.org, dove attualmente si contano oltre 38mila firme.