Meloni: "Prima l'Italia esportava la mafia, ora l'antimafia"

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La premier è stata in visita istituzionale alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. "Abbiamo un nemico estremamente mutevole e questo richiede una continua messa in discussione e continuare a parlarci", ha detto la presidente del Consiglio

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"Oggi l'Italia è una realtà presa a punto di riferimento internazionale, tanti anni fa eravamo conosciuti perché esportavamo la mafia oggi perché esportiamo l'antimafia". Queste le parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso della sua visita alla direzione nazionale antimafia. "Abbiamo un nemico estremamente mutevole, questo richiede una continua messa in discussione e continuare a parlarci", ha aggiunto, sottolineando che "la lotta alla mafia è al terrorismo sono capisaldi di questo governo". La premier è arrivata nel tardo pomeriggio con il sottosegretario Alfredo Mantovano e il Guardasigilli Carlo Nordio ed è stata accolta dal Procuratore nazionale antimafia Gianni Melillo che ha esteso l'invito non solo ai suoi colleghi della Dna ma anche ai capi delle 26 procure italiane.

Meloni: "Disaccordo non è scontro dei poteri"

Rivolgendosi ai pm, Meloni ha affermato che "quando anche non fossimo d'accordo questo non diventi uno scontro tra poteri perché non è così, non vuol dire che non lavoriamo per lo stesso risultato se anche abbiamo punti di vista diversi". "Non siamo utili se non ci diciamo quello che pensiamo", ha spiegato davanti ai procuratori antimafia, e "lavoriamo per lo stesso datore di lavoro e contro lo stesso avversario". Così la premier ha trasformato la visita istituzionale nell'occasione per lanciare a tutti i procuratori d'Italia l'invito a "collaborare", sempre.

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Critiche alla riforma della Giustizia

Tra i presenti non è mancato chi ha espresso dubbi sulla principale riforma della Giustizia allo studio dell'esecutivo, ossia la separazione delle carriere dei magistrati. E lo stesso Melillo nei mesi scorsi non ha nascosto perplessità su alcuni provvedimenti del governo, come il decreto rave - primo atto dell'esecutivo di centrodestra. Nessuno dimentica i momenti di attrito con le toghe, prima in estate in coincidenza con i casi Delmastro e Santanché e la famosa nota con fonti di Palazzo Chigi, poi dopo l'estate con le pronunce di Catania sui migranti. Meloni ha ringraziato tutti per la "franchezza" degli interventi, sottolineando che "veniamo da percorsi molto diversi ma siamo tutti parte della stessa storia". Anzi, "tutto quello che ritenete si possa fare - ha aggiunto - sono e siamo disponibili a farlo", nell'ottica di "dare dignità all'onore dello Stato".

Meloni: "Dialogare è la strategia giusta"

La presidente del Consiglio ha ribadito l'invito a "collaborare" come unica via per contrastare il crimine organizzato e il terrorismo e ha rivendicato con orgoglio "la conferma del carcere ostativo" e "gli interventi a Caivano". Certo, ha ammesso, le "zone franche esistono" ma proprio l'azione nel centro alle porte di Napoli mostra che "la direzione si può invertire". Dal momento che il nemico è "mutevole", la strategia giusta per Meloni è quella di "continuare a mettersi in discussione e dialogare", partendo dal presupposto che "lotta alla mafia e al terrorismo sono i capisaldi di questo governo".

Il ministro della giustizia Carlo Nordio durante i del Question time al Senato, Roma 29 giugno 2023. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

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