Eutanasia Sibilla Barbieri, il figlio e Marco Cappato si autodenunciano

Cronaca
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Marco Cappato parla di violenza dello Stato dichiarando: "Se il tumore le avesse intaccato anche le capacità cognitive non avrebbe potuto richiedere il suicidio né in Italia né in Svizzera". Il figlio dell'attrice romana malata oncologica terminale morta in Svizzera si commuove: "Ci ha dato sempre una mano fino alla fine, è stata madre fino all'ultimo"

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Marco Cappato, legale rappresentante dell'Associazione Soccorso Civile, e Vittorio Parpaglioni, il figlio di Sibilla Barbieri si sono autodenunciati alla stazione dei carabinieri di Roma Vittorio Veneto dopo che la donna, 58 anni, regista e attrice romana malata oncologica terminale, è morta in Svizzera dove era arrivata per potersi sottoporre al suicidio assistito.

 

Il figlio dell’attrice: ho deciso io di accompagnarla

"Sono stati giorni di grande sofferenza” ha sottolineato Vittorio Parpaglioni, figlio di Sibilla Barbieri, nel corso di un punto stampa all'associazione Luca Coscioni. “Nonostante questo mia madre era una donna decisa e determinata fino all'ultimo, una donna libera che non ha tentennato. Libera fino alla fine e con i suoi sguardi ci ha dato sempre una mano fino alla fine, è stata madre fino all'ultimo: non ha mai pesato su di noi” ricorda commosso il figlio della donna malata oncologica terminale che è andata in Svizzera per morire. "Arrivati in clinica non avevamo più bisogno di parlare. Le sono grato per avermi concesso di essere reale, vero e determinato fino all'ultimo" afferma Vittorio. "Ho deciso io di accompagnarla. Lei tentennava: l'ho fatta per amore di mia madre, della sua liberta' e di me stesso, perche' un domani potrei avere la stessa esigenza" conclude il ragazzo. 

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"Grazie a Sibilla che per anni si è battuta per vivere. La vita e la lotta di Sibilla dimostra che non c'e' lotta tra chi vuole vivere e chi vuole morire. Sibilla Barbieri aveva diritto di ottenere l'aiuto alla morte volontaria legalmente in Italia: la dipendenza dal respiratore è la stessa che aveva DjFabo. Cosi' Marco Cappato nel corso di un punto stampa nella sede dell'associazione Luca Coscioni, a Roma.  "Sibilla aveva i requisiti per accedere alla morte volontaria in Italia. Quel respiratore a cui non era attaccata con continuità era lo stesso di Dj Fabo" dichiara Marco Cappato. "Se il tumore le avesse intaccato anche le capacità cognitive non avrebbe potuto richiedere il suicidio né in Italia né in Svizzera. Non c'è altra definizione se non quella di violenza di Stato. Una violenza da parte dello Stato italiana. E siccome l'interlocuzione è stata con la Asl, il quadro delle responsabilità è molto preciso. O il presidente della regione Rocca accerta le dinamiche di quanto accaduto o lui ne trae le conseguenze rassegnando le dimissioni". 

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"Rischiamo associazione a delinquere"

"Rischiamo l'associazione a delinquere che si estenderà ad altre persone con l'adesione all'autodenuncia di Luigi Manconi, Ivan Scalfarotto e Riccardo Magi”. Lo dichiara Marco Cappato . "Domani presenteremo una estensione di questa denuncia con l'aggiunta di Luigi Manconi, Ivan Scalfarotto e Riccardo Magi" spiega Cappato, "ora ne fanno parte 50 persone e adesso si apre anche nelle istituzioni: il percorso tracciato con la disobbedienza civile si dovra' arrivare a una scelta, o sono

crimini da parte nostra oppure lo Stato li sta commettendo".

 

 

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