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Processo Ciro Grillo, ragazza che denunciò lo stupro: "Volevo urlare ma ero paralizzata"

Cronaca
©Ansa

La studentessa italo-norvegese, che accusa di violenza sessuale di gruppo il figlio del fondatore del M5S e altri 3 ragazzi, ha testimoniato oggi su quanto sostiene sia accaduto nella villetta di Porto Cervo della famiglia Grillo, nella notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019. L'udienza è stata sospesa quando la giovane non è riuscita a trattenere le lacrime. Assenti i quattro imputati, che hanno sempre sostenuto che la giovane fosse consenziente. La loro legale: "La ragazza si è contraddetta"

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"Ero paralizzata, volevo urlare ma non riuscivo a muovermi. Dopo lo stupro mi volevo suicidare, correvo sui binari per farmi mettere sotto da un treno". A Tempio Pausania (Sassari), oggi - 7 novembre - è salita sul banco dei testimoni la studentessa italo-norvegese che ha denunciato per violenza sessuale di gruppo Ciro Grillo (figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo), Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia. Testimonierà anche domani, a partire dalle 10. L'audizione si è svolta a porte chiuse, ma non era protetta: ne aveva parlato con i giornalisti la sua avvocata, Giulia Bongiorno, motivando un'eventuale richiesta ai giudici a causa dello stato d'animo molto turbato della sua assistita e quindi della necessità di tutelarla. Ma quella istanza formale non è stata presentata. Non presenti in aula i quattro imputati che hanno sempre sostenuto che la ragazza fosse consenziente. Domani toccherà al controinterrogatorio dei difensori degli imputati. E si preannuncia una giornata intensa. "La ragazza ha risposto a tutte le domande del pubblico ministero e della sua legale Giulia Bongiorno, ma dalla sua deposizione emergono tante contraddizioni", ha dichiarato l'avvocata del pool della difesa, Antonella Cuccureddu. Nel frattempo sono state fissate altre due udienze: dopo quelle già previste per il 13 e 14 dicembre, quando proseguirà l'esame della ragazza italo-norvegese, si andrà al 31 gennaio e all'1 febbraio 2024.

La ragazza in lacrime in aula

Nella sua testimonianza la giovane ripercorre quanto sostiene sia accaduto nella villetta a schiera di Porto Cervo di proprietà della famiglia Grillo nella notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019, al termine di una serata trascorsa al Billionaire. "A un certo punto, quella notte, fui costretta a bere della vodka dalla bottiglia. Vittorio (Lauria ndr) mi afferrò la testa con la forza e con una mano mi teneva il collo e con l'altra mi forzava a bere". L'udienza a un certo punto è stata brevemente sospesa: la studentessa ha cominciato a raccontare la serata del 16 luglio 2019 trascorsa al Billionaire, avrebbe detto che tutti avevano bevuto molto, poi però si è bloccata quando la ricostruzione ha toccato quanto accaduto più tardi quella notte. La ragazza non è riuscita a trattenere la lacrime e l'udienza ha subito uno stop. È stato quindi chiesto di far proseguire la deposizione proteggendo la teste con un paravento, ma l'istanza è stata respinta. La giovane ha quindi ripreso a rispondere alle domande del pm Gregorio Capasso. La ragazza rispose già a più di mille domande dei carabinieri della stazione di Milano quando sporse denuncia al suo rientro dalla Sardegna e a un altro centinaio di quesiti del pm.

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Legale imputati: "Si è contraddetta"

"Ci sono state tante contraddizioni rispetto a quello che ha raccontato l'amica e ciò che hanno raccontato gli altri testimoni sentiti finora. Si tratta di elementi cruciali, dati obiettivi di tipo tecnico che emergono dalle intercettazioni e dagli hard disk, e che hanno reso possibile fare una ricostruzione quasi millimetrica della serata", ha sottolineato l'avvocata del pool della difesa al termine della giornata.

Il legale della difesa: "Acquisire dichiarazioni per ridurre le domande"

In precedenza, i difensori degli imputati avevano chiesto di acquisire, "se tutti fossero d'accordo", le dichiarazioni che la ragazza ha già reso, "ma senza rinunciare a nulla, anche perché il tribunale può fare delle domande proprie", così da ridurre "l'impatto emotivo e la fatica di rispondere ad altre domande". Ma "a questa nostra disponibilità non è seguita nessuna risposta, o meglio: il pubblico ministero correttamente ha detto che se ne parlerà in udienza". L'avvocata ha sottolineato che "le dichiarazioni che ha reso la ragazza risalgono, le prime, al giorno della denuncia e sono un'infinità di domande: stiamo parlando di circa 1.400 quesiti che le sono stati rivolti. Meno di un anno dopo, il pm le ha fatto ancora centinaia di domande: è normale credo che il ricordo in quel momento fosse più preciso dell'attuale. Tuttavia il principio fondamentale del dibattimento è quello dell'oralità e dell'immediatezza, cioè la prova si forma davanti al giudice, quello che conterà è quello che viene detto oggi".

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La testimonianza dell’amica: "Per loro ero un oggetto"

La testimonianza dell'amica a cui fa riferimento la difesa è quella resa il 22 e il 23 settembre scorsi da un'altra ragazza, anche lei presunta vittima di violenza: sarebbe stata ripresa con un cellulare mentre dormiva su un divano con intorno Grillo, Lauria e Capitta in atteggiamenti offensivi e dal chiaro riferimento sessuale. "Per loro non ero una persona in quel momento, ero un oggetto. Non era rilevante che avessi un nome, ero semplicemente il loro divertimento e questo atto dimostra che loro sentissero di avere il potere", ha detto la ragazza. "Quando ho saputo che mi sono state scattate foto hard mentre dormivo mi sono sentita come se al mondo non ci fosse sicurezza, come se fosse una cosa che potrebbe succedere tante altre volte. Chi commette questi atti sente di avere il potere sulla vittima - ha aggiunto - Il potere che è dato dal loro essere maschi, ragazzi di vent'anni, magari anche con i soldi. È qualcosa a cui penso spesso. Cioè, penso che vorrei uscire con un ragazzo. Mi interessa qualcuno, ma ho sempre quel pensiero in testa: come fai a sapere che non è uno che farebbe una cosa così?". La giovane aveva anche parlato dello sconvolgimento della sua vita nel momento in cui la notizia della presunta violenza aveva cominciato a circolare: "All'inizio nonostante avessi saputo delle fotografie che mi avevano scattato nella mia testa ho fatto finta che non esistessero. Poi andando avanti la vicenda giudiziaria mi sono dovuta fare forza e ho dovuto ammettere che era tutto vero. Sono stati momenti difficili".

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