Dove siamo nel contrasto al dissesto idrogeologico?

Cronaca
Ketty Riga

Ketty Riga

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A maggio 2023, in 15 giorni in Emilia-Romagna sono caduti più di 4mld di metri cubi d’acqua. Un evento estremo, fenomeni con i quali il nostro Paese dovrà fare sempre di più i conti. Sarebbe urgente un Decreto Sicurezza, spiega Legambiente, per mettere al sicuro interi territori. Il 94% dei Comuni è infatti a rischio dissesto idrogeologico. È questo il tema della quarta puntata del programma di Sky TG24 “Dove siamo: 20 anni di notizie per raccontare il Paese”, curato e condotto da Ketty Riga

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Il Messinese nel 2009, il territorio dello Spezzino e della Lunigiana nel 2011, la Sardegna nel 2013, Ischia nel 2022, Marche nel 2022, Emilia-Romagna a maggio 2023 dove in 15 giorni sono caduti 4,5mld di metri cubi d’acqua. Un record. L’Italia è un gigante con i piedi di argilla, particolarmente esposto al pericolo di frane e alluvioni. Ed ogni volta, ad ogni precipitazione intensa, assistiamo sempre agli stessi drammi: territori invasi dal fango, case che crollano come se fossero di carta, migliaia di sfollati, decine di vittime (LA PRIMA PUNTATA, DEDICATA ALLA 'NDRANGHETA - LA SECONDA, SUI FEMMINICIDI - LA TERZA, SUI TERREMOTI).

Alluvioni, dal 2009 ad oggi 111 vittime

Dall’alluvione del Messinese nel 2009, una delle più gravi degli ultimi 20 anni, fino ad oggi sono stati 111 i morti. E i danni all’ambiente incalcolabili.

 

Cementificazione eccessiva ed illegale, abusivismo edilizio, crisi climatica - ci spiega Stefano Ciafani Presidente di Legambiente - hanno ulteriormente aggravato un problema cronico del nostro Paese, legato al rischio idrogeologico, che richiederebbe oggi più che mai un intervento urgente per tentare di risolverlo definitivamente.

 

Basta leggere i recenti dati dell’Ispra - Istituto Superiore per la protezione dell’ambiente - per capire quanto grave sia la situazione: nel 2021 è aumentata la superficie nazionale potenzialmente soggetta a frane e alluvioni, rispettivamente del 4% e del 19% rispetto al 2017. Inoltre, quasi il 94% dei comuni italiani è a rischio dissesto e soggetto ad erosione costiera e oltre 8 milioni di persone abitano nelle aree ad alta pericolosità.

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I cantieri della transizione ecologica

Siamo arrivati a questa situazione - ci dice ancora Stefano Ciafani - dopo una serie di interventi portati avanti in maniera scellerata dai Comuni. Si sono realizzate costruzioni residenziali, aree industriali, infrastrutture viarie in zone dove una volta il fiume esondava. Bisogna invece restituire ai fiumi quello spazio che con il tempo gli è stato negato, realizzando per esempio le cosiddette vasche di espansione, aprendo quindi dei veri cantieri della transizione ecologica.

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Un decreto sicurezza contro il dissesto

Il 94% dei Comuni a rischio dissesto richiederebbe davvero un Decreto Sicurezza, con cui mettere al sicuro i territori, prosegue Stefano Ciafani. Certo tutto questo richiederebbe scelte onerose e coraggiose, perché alcune case dovrebbero essere spostate e alcune aree industriali dislocate. Ma l’Italia sarà sempre più esposta a piogge abbondanti ed eventi estremi, e dinanzi a questi fenomeni non ci si può rassegnare.

 

Anche perché dopo ogni alluvione, insieme ai danni all’ambiente, bisogna fare i conti con una ricostruzione che spesso - per colpa della burocrazia e dell’assenza di fondi - stenta a decollare.

 

Il tema dei fondi assegnati per contrastare il dissesto idrogeologico nel nostro Paese - aggiunge Stefano Ciafani - è una telenovela che negli anni si ripete: dopo ogni alluvione si stanziano somme importanti, che puntualmente non vengono spese, dopodiché queste risorse diventano sempre più importanti e a quel punto vengono spostate su nuove emergenze. Sapendo però che il nuovo disastro idrogeologico è dietro l’angolo.

 

Invece - conclude Stefano Ciafani - ci vuole la volontà politica di spendere le risorse e di spenderle bene, mettendo in campo un’opera di sensibilizzazione del nostro Paese per informare i cittadini su come mettersi al sicuro davanti a un evento alluvionale. 

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