‘Ndrangheta, dove siamo nella lotta alla più potente holding criminale al mondo?

Cronaca
Ketty Riga

Ketty Riga

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Con proiezioni in oltre 40 Paesi, oggi la ‘Ndrangheta è la dominatrice della scena criminale in Italia e nel mondo. Una minaccia che ha richiesto la cooperazione delle forze di polizia di 3 continenti. Una risposta che ha dato successi, ma che non basta per indebolire definitivamente le cosche. Il tema è approfondito nella prima puntata di “Dove siamo: 20 anni di notizie per raccontare il Paese”, curato e condotto da Ketty Riga, che Sky TG24 dedica alle storie che hanno segnato gli ultimi decenni italiani

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“La ‘ndrangheta è stata la più veloce a cogliere le opportunità offerte da una dimensione globale. E oggi non si può pensare di scovare un boss calabrese tra le aspre montagne dell’Aspromonte, bisogna invece stanarlo su una sofisticata piattaforma criptata”.

 

È racchiusa in questa frase, del Prefetto Vittorio Rizzi, Vice Capo della Polizia, la metamorfosi di quella che è ormai considerata l’assoluta dominatrice della scena criminale, in Italia e nel mondo: la criminalità organizzata calabrese. “La reazione dello Stato a partire dagli anni ‘90 - dopo le stragi mafiose in Sicilia e nel continente - è stata tutta rivolta a debellare gli uomini e gli affari di Cosa Nostra”, ci spiega Federico Varese, docente ad Oxford di criminologia e tra i maggiori esperti al mondo di crimine organizzato. “Ed è a partire da quegli anni, che le cosche calabresi hanno iniziato ad investire i miliardi di lire accumulati con i sequestri di persona nel loro principale business: il traffico internazionale di droga. Una sottovalutazione del fenomeno mafioso calabrese, all’ombra della quale le ‘ndrine hanno accresciuto il proprio potere, aggiunge Federico Varese.

La ‘ndrangheta è presente in 40 Paesi

C’è voluta la strage di Duisburg, in Germania, il 15 agosto del 2007, con l’uccisione di sei ragazzi, tutti calabresi, tutti di San Luca, perché l’Europa si accorgesse della potenza economica e militare di una mafia rurale, che non più relegata alla sola realtà calabrese, era riuscita a conquistare il mercato internazionale della cocaina, diventando oggi la più potente holding criminale del mondo. L’ultima relazione della DIA su questo punto è chiarissima: le ‘ndrine calabresi, in particolar modo nel narcotraffico, occupano un ruolo di livello universale. Sono infatti affidabili sul piano criminale, solvibili su quello finanziario e capaci di gestire una complessa catena logistica per il trasporto transoceanico, dai Paesi sudamericani verso l’Europa dei carichi di droga. La ‘ndrangheta è presente oggi in 40 Paesi del mondo, praticamente in tutti i continenti, ci dice ancora Vittorio Rizzi. E i boss calabresi quando arrivano nei Paesi esteri, adottano sempre lo stesso metodo silente ed efficiente di penetrazione: non sparano e non uccidono, portano invece sul territorio ricchezza e grossi investimenti. Ed è proprio per questo, aggiunge Federico Varese, che spesso - in assenza di leggi con cui controllare i flussi di denaro illegale - molti governi strizzano l’occhio ai soldi sporchi della ‘ndrangheta. Oppure come è accaduto nel Nord Italia, dove ad essere stata compiacente è stata anche una certa imprenditoria che ha beneficiato della presenza della ‘ndrangheta sul territorio.

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Serve una risposta locale e globale

Con proiezioni fortissime nel Nord Italia e nel resto del mondo, la ‘ndrangheta è oggi una minaccia globale, che inquina le economie legali, intossicandole con la corruzione e il riciclaggio. Una sfida che ha quindi richiesto una risposta globale. Nel 2019 – dice ancora Vittorio Rizzi – su proposta italiana è nato il progetto ICAN – Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta: le forze di polizia di 18 Paesi di tutto il mondo riunite per definire insieme la strategia di contrasto alla ‘ndrangheta, per scambiarsi informazioni, stanare i latitanti. Più di 80 i boss arrestati in mezzo mondo fino ad oggi. Compreso il super boss Rocco Morabito, catturato in Uruguay e inserito a lungo al secondo posto della lista dei ricercati più pericolosi: prima di lui c’era solo Matteo Messina Denaro. Eppure, nonostante gli affari e la penetrazione ovunque nel mondo, le ‘ndrine mantengono il cuore e la mente in Calabria, in paesini come San Luca, un cumulo di case dove manca quasi tutto. Dalla Regione più povera d’Italia, continuano dunque a crescere i boss più ricchi e temuti al mondo. La sfida futura per sconfiggere la ‘ndrangheta dovrà muoversi quindi su un doppio binario. Occorre aggredire i patrimoni delle cosche – conclude Vittorio Rizzi - soprattutto all’estero, dove si fa ancora troppo poco: per esempio nel 2022 in Italia alle ‘ndrine sono stati sequestrati 5mld di euro, in Europa soltanto 100 mln. Certo l’azione di contrasto ai patrimoni dei boss è fondamentale ma non basta, aggiunge Federico Varese. Insieme agli arresti e alle confische serve un’azione incisiva dello Stato che punti a riconquistare la fiducia dei calabresi, vittime della prepotenza ‘ndranghetista.

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