Terremoti, dove siamo nella messa in sicurezza del nostro Paese?

Cronaca
Ketty Riga

Ketty Riga

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637 morti e danni incalcolabili: il bilancio dei terremoti in Italia negli ultimi 20 anni. E poi il dramma della ricostruzione, sempre troppo lenta. Bisogna investire nella cultura della consapevolezza – dice Titti Postiglione, vicecapo della Protezione Civile – perché con i terremoti bisogna saper convivere. Il tema è approfondito nella terza puntata di “Dove siamo: 20 anni di notizie per raccontare il Paese”, curato e condotto da Ketty Riga, che Sky TG24 dedica alle storie che hanno segnato gli ultimi decenni

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L’Aquila, l’Emilia-Romagna, Amatrice, Ischia. 637 morti e danni incalcolabili. È Il gravissimo bilancio dei terremoti avvenuti nel nostro Paese negli ultimi 20 anni. I terremoti sono dei drammi, delle ferite che colpiscono intere comunità, che non si superano mai, ci dice Titti Postiglione - Vicecapo Dipartimento della Protezione Civile. Però c’è un sistema di protezione civile che in emergenza da tutto sé stesso per aiutare le persone. E di questo l’Italia deve essere orgoglioso (LA PRIMA PUNTATA, DEDICATA ALLA 'NDRANGHETA - LA SECONDA, SUI FEMMINICIDI).

L’iter della macchina dei soccorsi subito dopo una scossa

I minuti successivi a una violenta scossa di terremoto sono fondamentali. Ed è proprio in quei minuti che a Roma si riunisce il Comitato Operativo nazionale che mette attorno a un tavolo i vertici di tutti i corpi dello Stato per scambiarsi informazioni, per comprendere quali sono i bisogni urgenti del territorio colpito e muovere quindi tutte le forze del Paese a supporto del territorio colpito. In una parola – aggiunge Titti Postiglione – scatta la macchina dei soccorsi che avvia procedure ormai consolidate senza perdere nemmeno un minuto: perché è il tempo che governa la gestione dell’emergenza, ogni decisione va presa in un tempo molto breve per tentare di salvare più persone possibili dalle macerie.

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Il dramma degli sfollati: la ricostruzione è ancora difficile

Se la macchina della protezione civile, nell’emergenza, è un sistema d’eccellenza che tutto il mondo ci invidia, i problemi sul territorio nascono subito dopo, con la ricostruzione. Possono trascorrere anche decenni prima che una famiglia riesca a rientrare nella sua nuova casa. Ad Amatrice per es. dopo il terremoto del 2016 ci sono ancora 30 mila sfollati e 17 mila cantieri aperti. All’Aquila a distanza di 14 anni dal terribile sisma che provocò la morte di 309 persone, diverse scuole sono ancora nei prefabbricati.
 

In Italia, ci spiega Titti Postiglione, il tema della ricostruzione è molto complesso: ci sono per es. territori dove la ricostruzione va più a rilento che in altri perché magari esistono tutta una serie di beni vincolati, senza dimenticare che più in generale il nostro Paese ha da sempre un problema di difficoltà nella costruzione di opere pubbliche. Di recente però, il governo ha presentato un disegno di legge per una regolamentazione unica e coordinata di ricostruzione: un passaggio importante che potrebbe rappresentare una svolta su una questione così importante. Perché se la Protezione Civile in Italia ha già compiuto 30 anni, una norma unica sulle ricostruzioni non c'è mai stata.  

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Bisogna investire nella cultura della consapevolezza

Guardando al futuro – aggiunge Titti Postiglione – bisogna investire nella cultura della prevenzione: gli italiani per es. hanno utilizzato poco il Bonus sisma, preferendone altri. Bisogna invece costruire secondo le normative antisismiche che già esistono e che garantiscono costruzioni che davanti a un sisma possono essere danneggiate ma che provocano il minor numero di vittime. Ma soprattutto bisogna adeguare e mettere in sicurezza tutti gli edifici pubblici che esistono da prima della normativa antisismica. Si tratta forse della più grande opera pubblica del Paese, ma è una sfida che l'Italia deve vincere. 
 

Se alcune zone del nostro Paese hanno una pericolosità maggiore, conclude Titti Postiglione, non esiste un territorio che non sia a rischio sismico. Quindi guardando al futuro, nei prossimi anni deve aumentare la consapevolezza del rischio che viviamo ogni giorno. Il terremoto non deve essere un tabù e non dobbiamo sperare che non accada: il terremoto c’è, avviene e dobbiamo essere pronti. Consapevolezza significa quindi l’impegno di tutti per scelte quotidiane che mettano in sicurezza noi stessi e gli altri.

© Roberto Monaldo / LaPresse
06-04-2009 Onna (L'Aquila)
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