Sanità, dal 2019 al 2021 oltre 5mila aggressioni al personale sanitario

Cronaca
Emanuela Ambrosino

Emanuela Ambrosino

Il 70% delle violenze è nei confronti delle donne. Nel 2022 in Lombardia oltre 3mila attacchi, il 35% in pronto soccorso

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Lo scorso aprile la psichiatra Barbara Capovani è stata aggredita e uccisa fuori dal reparto di salute mentale dell’ospedale Santa Chiara di Pisa da un suo paziente in cura dal 2019. Pochi giorni fa l’immunologo Francesco Le Foche è stato aggredito da un paziente e massacrato di botte nel suo studio di Roma. L’aggressore, accusato di tentato omicidio, lo avrebbe accusato di avergli dato una cura sbagliata. Sono solo due di una lunghissima sequenza di episodi violenti ai danni di medici e infermieri. Minacce, lesioni, aggressioni verbali e a volte fisiche. Negli ospedali, nei pronto soccorso, nei reparti di psichiatria, ma anche negli studi dei medici di famiglia e alle guardie notturne.

 

Gli ultimi dati rilevati dall’Inail fotografano un’escalation di violenza

In Italia le aggressioni denunciate e registrate nel triennio 2019-2021 sono state 4.821. Circa 1.600 l’anno, di cui il 71% sono avvenuti ai danni di una donna. I più colpiti sono gli infermieri e gli educatori che seguono tossicodipendenti e alcolisti, seguiti dagli operatori sociosanitari. I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono solo la punta dell’icerberg. Tra l’8% e il 38% degli operatori ha subito violenze fisiche e queste cifre raddoppiano se si parla di violenza verbale. A rischio, per l’Oms, ci sono gli infermieri e i medici dei pronto soccorso. Ma sono tanti quelli che non denunciano, in particolare le aggressioni verbali che restano una delle principali cause di stress.

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Nel 2022 in Lombardia oltre 3mila denunce

Gli ultimi dati che ci ha fornito la Regione Lombardia descrivono un incremento di casi nel 2022 sostanzioso. In 12 mesi sono state presentate 3.313 denunce per aggressioni da medici e infermieri, in particolare nei pronto soccorso con il 35% del totale. Per cercare di frenare la violenza in alcuni pronto soccorso sono stati introdotti i cosiddetti pulsanti rossi, per chiedere in caso di bisogno un intervento tempestivo delle forze dell’ordine. Ma facendo un bilancio, a distanza di alcuni mesi, è stata l’introduzione della Caring nurse che ha portato a una effettiva riduzione degli episodi violenti. Di cosa di tratta? Siamo andati all’ospedale Niguarda di Milano dove dal maggio 2023 si alterano tre infermiere esperte e specializzate che si occupano di accogliere, comunicare e relazionarsi con pazienti e parenti in attesa. E i risultati sono sorprendenti: le aggressioni fisiche e verbali al personale sanitario sono diminuite del 36%, al 94% di familiari e parenti sono diminuite ansia e preoccupazione.

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Il ruolo di Caring Nurse: "Sappiamo dare risposte senza creare false aspettative"

Abbiamo incontrato Patrizia Restelli, che lavora nel pronto soccorso del Niguarda come infermiera da 20 anni. Le aggressioni fisiche e verbali a cui ha assistito non si contano. Da giugno riveste il nuovo ruolo di Caring Nurse, insieme a tre infermiere storiche dell’ospedale che si occupano di gestire i rapporti con i parenti in attesa di notizie e dei pazienti stessi. “Riusciamo a tenere bassi i livelli di stress e di preoccupazione facendo da tramite e dando informazioni puntuali. Lavorando qui da tanti anni conosciamo bene la realtà, i tempi e le modalità. Sappiamo dare le risposte che aspettano senza creare false aspettative ma anche tranquillizzando quando i tempi sono lunghi”

Dottori e infermieri dell'associazione SIMEU (Società italiana medicina di emergenza-urgenza) a piazza SS. Apostoli per denunciare la carenza di personale, Roma, 17 novembre 2021. 
ANSA/ MASSIMO PERCOSSI

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