La Lega chiede le dimissioni della giudice dopo il video. Meloni: “Non è dossieraggio”

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Commentando la vicenda che vede coinvolta la giudice di Catania, il presidente dell’Anm Santalucia osserva: "Non so bene come spunti il video perché non ci ha detto nessuno da chi e dove provengono quelle immagini, se già circolavano online, se era stato trasmesso in televisione o se appartiene alle forze di polizia come sembrerebbe dal modo in cui sono effettuate le riprese". La questura di Catania: "Il video con la giudice non è in atti ufficiali". Salvini: il caso "è motivo di grave imbarazzo per le istituzioni"

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Non accenna a spegnersi il caso del video diffuso da Matteo Salvini in cui si vede la giudice di Catania Iolanda Apostolico - che ha annullato il trattenimento di quattro migranti nel Cpr di Pozzallo sconfessando il decreto Cutro - durante una manifestazione del 2018 a Catania in cui si chiedeva lo sbarco dei migranti dalla nave Diciotti. E a suscitare i dubbi dell’Anm è anche la provenienza del filmato: "A cinque anni di distanza si riprende non so bene come un video quando questo magistrato non convalida il trattenimento di tre migranti in applicazione del cosiddetto Decreto Cutro - dice il presidente Giuseppe Santalucia - Non so bene come spunti il video perché non ci ha detto nessuno da chi e dove provengono quelle immagini, se già circolavano online, se era stato trasmesso in televisione o se appartiene alle forze di polizia come sembrerebbe dal modo in cui sono state effettuate le riprese, alle spalle delle forze dell'ordine che contengono il corteo. Questo mi sembra più grave". In serata la questura di Catania ha però precisato che "il video pubblicato non risulta tra gli atti d'Ufficio" relativi alla manifestazione e che "negli atti redatti dagli operatori a seguito del servizio relativo alla suddetta manifestazione, non risulta menzionata la presenza della dottoressa Iolanda Apostolico né del marito". Il caso "è motivo di grave imbarazzo per le istituzioni", ha detto Salvini in un video, girato poco prima di partire per Palermo per il processo OpenArms. Anche la premier Meloni è intervenuta sulla vicenda: "Legittimo chiedersi se qualcuno che partecipa a manifestazioni su quel tema, nel momento in cui decide, lo faccia con un pregiudizio o meno". E ha definito "strumentale" le polemiche di chi parla di dossieraggio di Stato: "Era una manifestazione pubblica" e la giudice era lì, non c'è niente di "occulto". Intanto, mentre si apprende che Apostolico resterà al Gruppo specializzato per i diritti della persona e della immigrazione del tribunale di Catania, la Lega ne chiede le "dimissioni immediate". 

Santalucia: "Perchè il video diffuso a 5 anni di distanza? "

"Se il fatto è così grave e scandalizza così tanto perché si agisce a cinque anni di distanza e non subito? Il sospetto è che venga fatto perché non siano graditi alcuni provvedimenti del giudice è più che fondato", osserva Santalucia. "Ammesso che sia inopportuno riferendosi alla partecipazione della giudice Apostolico alla manifestazione del video - non sono io a doverlo valutare ma i tribunali - cosa toglie alla gravità di quello che sta accadendo?".

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Nordio: "Nostro dovere fare accertamenti"

Sulla questione si è espresso anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio. "Attualmente dell'episodio di Catania sappiamo quello che abbiamo letto suoi giornali quindi sono notizie ufficiose sulle quali è giusto fare accertamenti perché abbiamo letto che è in arrivo una interrogazione parlamentare quindi è nostro dovere accertare se sono vere le cose che si sono dette", ha detto a margine di un convegno a Trento.

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La reazione dell’Anm

"Si accentua la tendenza a giudicare la terzietà del giudice, che va valutata dentro il processo, andando dalla critica del provvedimento, che è legittima, allo screening della persona, cioè vedere chi è il giudice anziché guardare quello che ha scritto. Sono preoccupato dalla china che si imbocca", dice Santalucia, mentre sul caso si divide il  Csm. I provvedimenti dei giudici possono essere criticati, ma "spostare l'attenzione sulla vita del magistrato e le sue eventuali attività esterne a quella giudiziaria, è un modo per eludere il confronto sul merito del provvedimento e un tentativo di delegittimare l'attività giurisdizionale", avverte il consigliere Roberto Fontana, tra i promotori della pratica a tutela di Apostolico. Sul fronte opposto è il laico di Fi Enrico Aimi, presidente della Commissione che dovrà esprimersi su quella pratica: i giudici, ammonisce, devono essere come "la moglie di Cesare", cioè non solo essere ma anche apparire imparziali.

L'esposto di Bonelli

Il leader dei Verdi e deputato di Avs Angelo Bonelli ha depositato in procura un esposto chiedendo di verificare se la pubblicazione del filmato di Apostolico abbia violato l'art.326 del codice penale, che punisce la diffusione di notizie che devono rimanere segrete da parte di un pubblico ufficiale. Bonelli chiede "di perseguire i soggetti che ne dovessero risultare responsabili, e per tutti quei reati che nei fatti esposti dovessero essere ravvisati", si legge nel comunicato che annuncia la presentazione dell’esposto in procura. "Se fosse confermato che il video pubblicato dal sen. Matteo Salvini sia materiale proveniente dagli uffici della Polizia di Stato, ci troveremmo di fronte ad un caso di rilevante gravità. Un video di oltre 5 anni fa viene riesumato non ai fini di evidenziare reati - perché se così fosse avrebbero dovuto essere perseguiti d'ufficio 5 anni fa - e nessun reato è stato commesso in quella manifestazione, ma per diventare strumento in mano al segretario nazionale della Lega Matteo Salvini, con lo scopo di alimentare uno scontro politico contro le decisioni assunte della magistratura e contro una parte delle forze politiche di opposizione”. Il deputato ricorda che "i video e i verbali della Digos della Polizia di Stato non sono pubblici e sono sottoposti al segreto amministrativo e pertanto non sono accessibili a nessuno e tantomeno ad un ministro della Repubblica italiana”. E parla di "un clima che non ci piace, con un uso di atti riservati dello Stato da parte di esponenti della governo per alimentare uno scontro politico nel paese”, come capitato "anche con la vicenda del sottosegretario Delmastro”.

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