Ndrangheta, otto arresti nella cosca Crea di Reggio Calabria

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Indagate, in stato di libertà, altre sette persone per favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena, aggravati dalle finalità mafiose

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Questa mattina, a Reggio Calabria, la polizia ha arrestato otto persone indiziate di associazione mafiosa, favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena, aggravati dalle finalità mafiose. Indagate, in stato di libertà, altre sette persone per favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena, aggravati dalle finalità mafiose. Le indagini hanno permesso, attraverso numerosi servizi tecnici di intercettazione, di individuare i presunti appartenenti alla cosca Crea di Rizziconi, che si sono occupati, tra le altre cose, di gestire la latitanza di Domenico Crea, classe 1982, catturato dalla polizia a Ricadi, in provincia di Vibo Valentia, il 2 agosto del 2019, dopo oltre quattro anni di latitanza. 

I legami di Domenico Crea

Al momento della cattura, Crea, ritenuto reggente del sodalizio in ragione dello stato di detenzione del padre Teodoro e del fratello Giuseppe (quest’ultimo arrestato dopo oltre un decennio di irreperibilità) era ricercato per diversi provvedimenti restrittivi tra i quali figurava una condanna a oltre 21 anni di reclusione per associazione mafiosa ed estorsione. Inoltre, è emerso che la latitanza di Domenico Crea era protetta da una articolata rete di fidati sodali, tra i quali Domenico Pillari (che si è avvalso della fattiva collaborazione del figlio Giovanni) e Rocco Versace, già condannati in passato per aver favorito la latitanza dell’anziano boss Teodoro, che al contempo si occupavano di garantire l’operatività del sodalizio attraverso la veicolazione di messaggi verso esponenti di altre articolazioni criminali, fornendo aiuto ed appoggio all’allora giovanissimo Teodoro Crea, successivamente arrestato nel corso dell’operazione Nuova Narcos Europea, interponendosi nelle trattative di compravendita dei terreni storicamente condizionata dai diktat mafiosi.

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