Molestie in pubblicità, 200 le entità coinvolte: la mappatura del collettivo Re:B

Cronaca
Giulia Mengolini

Giulia Mengolini

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I dati raccolti dal collettivo Rebcollective dopo migliaia di testimonianze ricevute nell'ultimo mese sulle molestie nelle agenzie pubblicitarie: nove segnalazione su dieci riguardano donne, il 5% appartiene alla comunità LGBTQIA+. Milano, Roma e Torino sono le città più coinvolte. In almeno dieci agenzie esisteva una chat di soli uomini dove commentare i corpi delle colleghe

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La settimana scorsa abbiamo parlato con la pubblicitaria Tania Loschi del collettivo Rebcollective, nato come risposta "forte e necessaria" alla cultura tossica che regna nel mondo delle agenzie venuta a galla dopo il caso We Are Social: ci ha raccontato di aver ricevuto attraverso Instagram migliaia di segnalazioni di molestie e di aver creato un form anonimo dove continuare a raccogliere storie. Dati che sono poi stati mappati  per avere una visione d'insieme e capire cosa succede nel mondo delle agenzie pubblicitarie, dove è in atto un vero e proprio #MeToo: i racconti sono di molestie e abusi fisici, verbali e psicologici, tutti avvenuti sul luogo di lavoro.

Storie da oltre mille contatti, 200 le entità coinvolte

Il collettivo comunica di aver individuato in meno di un mese "il coinvolgimento di più di 200 entità" (tra agenzie e persone che molestano e abusano colleghe e dipendenti) e aver ricevuto storie da oltre mille contatti. In almeno dieci di queste agenzie, esiste o è esistita in tempi recenti una chat di solo uomini il cui scopo era commentare, sessualizzare e umiliare le colleghe (come la famosa chat degli 80 di We Are Social).

Nove segnalazioni su dieci sono di donne

La segnalazione meno recente ricevuta risale al 1989, l'ultima al 2022. Nove segnalazioni su dieci sono di donne che hanno denunciato molestie o abusi sul posto di lavoro, mentre le testimonianze maschili di denuncia - o autodenuncia - ricevute sono meno del 10%. Il 5% delle segnalazioni sono a danno di persone che appartengono alla comunità LGBTQIA+.

closeup of white torn paper on red paper background with text - # me too

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Milano, Roma e Torino le città più coinvolte

La città più coinvolta è Milano, a causa della concentrazione di agenzie pubblicitarie sul territorio, ma non è certamente l'unica e il problema riguarda anche altre città come Torino, Roma, Bologna e Ancona. Un altro dato allarmante, afferma il collettivo Re:B, è la paura di denunciare, soprattutto in una posizione di lavoro attuale: "Seppur in forma anonima, la maggior parte delle persone ha il terrore di essere identificata e di subire altre forme di violenza, come il mobbing", segnalano. Un dato che si collega "all’evidenza emersa che riguarda l’incapacità dei reparti HR interni alle aziende di dare risposte concrete ai problemi segnalati".

La denuncia, strumento necessario che però non basta

C’è però un dato positivo, fa sapere ancora il collettivo: "Alcune persone (sfortunatamente troppo poche) ci hanno segnalato di aver denunciato a superiori, colleghi o HR la molestia subita e di aver ricevuto supporto e un intervento di condanna immediato". Questi esempi sono però "ancora troppo pochi e ci confermano che la denuncia è uno strumento sicuramente necessario ma che non può essere la soluzione al problema. La segnalazione più recente riguarda eventi tuttora in corso". Per questo, nonostante i tempi stabiliti dalla legge italiana sul tema delle molestie siano ristretti, "per questo caso stiamo valutando di avviare delle denunce formali attraverso il servizio di sportello legale Re:B".

Close-up shot of a group of colleagues going through paperwork together in the office

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