"Sapete quanti sono 10 secondi?": il trend social contro la sentenza sulla "palpata breve"

Cronaca
Giulia Mengolini

Giulia Mengolini

I giudici nei giorni scorsi hanno assolto un bidello romano che aveva toccato nelle parti intime una studentessa per via della "repentinità dell'azione". Su Instagram e Tik Tok corre l'indignazione contro la normalizzazione della molestia con l'hashtag #10secondi. Si teme che sentenze come questa possano scoraggiare le vittime in un Paese dove il 70% delle donne non denuncia

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Quanto durano dieci secondi? Un tempo lunghissimo, forse inquantificabile, se stai subendo una molestia. Eppure per i giudici della quinta sezione penale del Tribunale di Roma la palpata sul sedere di un bidello di 67 anni ai danni di una ragazza “non costituisce reato" perché giudicata troppo breve per essere definita tale. L’uomo è stato quindi assolto perché, scrivono i giudici del tribunale di Roma nella motivazioni della sentenza, la "repentinità dell'azione, senza alcuna insistenza nel toccamento", da considerarsi "quasi uno sfioramento" non consente di "configurare l'intento libidinoso o di concupiscenza generalmente richiesto dalla norma penale". La palpata, durata "tra i 5 e i 10 secondi" così come ha denunciato la vittima, è avvenuta ma senza l'elemento soggettivo: la volontà da parte del bidello di molestare la minorenne. I giudici non hanno quindi accolto l'impostazione della Procura che aveva chiesto per l'imputato una condanna a tre anni e mezzo di reclusione per il fatto avvenuto il 12 aprile 2022.

La studentessa: "Io molestata, nessuno scherzo"

Nel corso del processo il bidello ha ammesso di avere toccato la studentessa, ma "per scherzo". “Amo’, lo sai che scherzavo”, ha detto alla ragazza, derubricando l’episodio a un gesto goliardico, mentre lei non sembra essersi affatto divertita. “Per i giudici c’è stato un intento scherzoso? Il bidello mi ha preso alle spalle senza dire nulla”, ha raccontato la 17enne al Corriere. “Poi mi ha infilato le mani nei pantaloni e sotto gli slip. Mi ha palpeggiato il sedere. Poi mi ha tirato su tanto da farmi male alle parti intime. Questo, almeno per me, non è uno scherzo”. Una molestia che va quindi oltre lo sfioramento, e di cui la studentessa ha denunciato l’intenzionalità. Ma per i giudici “le modalità "dell'azione lasciano ampi margini di dubbio sulla volontarietà nella violazione della libertà sessuale della ragazza, considerato proprio la natura di sfioramento, per un tempo sicuramente minimo, posto che l'intera azione si concentra in una manciata di secondi, senza alcun indugio nel toccamento". Inoltre, aggiungono i magistrati, "appare verosimile che lo sfioramento sia stato causato da una manovra maldestra dell'imputato che, in ragione della dinamica dell'azione, posta in essere mentre i soggetti erano in movimento "potrebbe avere accidentalmente e fortuitamente attivato un movimento ulteriore e non confacente all'intento iniziale". Su quest'ultimo aspetto, per il tribunale, "depone anche la condotta successiva dell'imputato, che solo alla manifestazione di disagio della ragazza, si è reso conto della natura inopportuna del suo gesto, andato oltre le proprie intenzioni, tanto da cercare di chiarire la situazione ed evitare ogni fraintendimento".

Photograph of some tables in a primary school.In the photo you can see folios with some drawings of children as a child.The photo is taken in horizont

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Il sindacato degli studenti: "Vogliamo sentirci sicure"

Motivazioni che hanno fatto discutere, e non smettono di farlo. Tra i primi a protestare ci sono stati gli studenti della Rete del Lazio. “Di nuovo una molestia non viene riconosciuta in quanto tale per una motivazione assurda, stavolta addirittura in virtù della sua durata", ha detto la coordinatrice Tullia Nargiso. "Vogliamo sentirci sicure in ogni luogo, e in particolare a scuola che dovrebbe insegnare a riconoscere e abbattere le violenze di genere e le discriminazioni” mentre “gli edifici scolastici diventano teatro di molestie neppure riconosciute e punite". Un’indignazione condivisa non solo da studenti e studentesse, che sta correndo sui social media.

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L'indignazione corre sui social con l'hashtag #10secondi

Per primo Paolo Camilli, autore e attore della serie tv The White Lotus, poi l’attivista transgender Francesco Cicconetti, hanno avuto un'idea divenuta virale sui social: autopalpandosi hanno misurato la durata di dieci secondi con un cronometro dimostrando che si tratta di un tempo lunghissimo. La palpata breve è diventata così una tendenza "di denuncia" su Instagram e TikTok insieme all’hashtag #10secondi (anche Chiara Ferragni ha ripostato il video di Camilli). "Chi decide che 10 secondi non sono tanti? Chi cronometra i secondi, mentre vieni molestato?", ci si chiede sui social. E anche fuori dall’Italia l’indignazione ha iniziato a occupare pagine di siti internazionali come quello della Bbc o della Cnn.

Il 70% delle donne italiane non denuncia

A preoccupare è la normalizzazione della molestia: la 17enne romana ha detto di temere che la sentenza possa scoraggiare le ragazze e i ragazzi a continuare a denunciare, e ha spiegato di sentirsi doppiamente tradita: "dalla scuola e dal sistema giudiziario." Secondo dati recenti dell'Agenzia per i diritti fondamentali dell'UE (FRA) in Europa una donna su due ha subito molestie, e in Italia il 70% delle donne che le ha subite tra il 2016 e il 2021 non ha denunciato (nel novembre 2022 la Commissione europea ha annunciato la creazione di un numero unico di assistenza telefonica a livello di UE per le vittime di violenza: 116 016). Una percentuale che potrebbe essere destinata ad aumentare se le sentenze non faranno sentire al sicuro le vittime.

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