Emergenza infermieri, in Italia circa 65mila in meno

Cronaca
Pina Esposito

Pina Esposito

Sono cruciali avamposto per la tutela della salute, ma sono troppo pochi e mal pagati. La crisi pandemica degli ultimi anni, infatti, ha finito per rendere evidente ciò che era sotto gli occhi dei soli addetti al settore: una lenta diminuzione del personale infermieristico diventata precipitosamente carenza

ascolta articolo

Sale operatorie chiuse per mancanza di personale, ambulanze ferme perché senza infermieri o anche interi reparti con un numero troppo basso di operatori. La crisi pandemica degli ultimi anni ha finito per rendere evidente ciò che era sotto gli occhi dei soli addetti al settore: una lenta diminuzione del personale infermieristico diventata precipitosamente carenza. 

Carenza di personale

Alessandro Migliorelli, infermiere da 28 anni, ne è testimone: “rispetto a 20 anni fa c’è stato un decadimento, un depauperamento del servizio sanitario nazionale negli anni - dice - abbiamo visto molti colleghi andare via e non essere sostituti”. “È tutto questo - aggiunge -  finisce per influire sulla salute, sulla sicurezza del lavoro e inoltre si è costretti a togliere tempo alla famiglia. Anche se questa è certamente una professione che non si sceglie semplicemente per uno stipendio a fine mese. Ma è qualcosa che va oltre, è aiutare, è assistere il paziente nel suo percorso”. Sacrificio e abnegazione che non riescono più a sopperire ad una carenza di personale diventata, ormai, cronica. “Un problema atavico - lo definisce così Stefano Barone, infermiere ospedaliero - che ci colpisce da diversi anni e che ci ha costretto a trasformare quella che era prima un’assistenza di qualità, persino invidiata nel resto dei paesi europei, in un’assistenza di quantità. Oggi noi ci ritroviamo dentro i reparti a cercare di rincorrere il tempo”.

Il rapporto con altri Paesi Ue 

In Italia, come evidenziato dalla Corte dei Conti nell’analisi della Nadef 2023, attualmente mancano tra i 60.000 e i 70.000 infermieri. “Dovremmo avere un infermiere ogni sei pazienti - spiega Barone - ma ad oggi negli ospedali pubblici il rapporto è di un solo infermiere per 10 o anche 12 pazienti. In alcune strutture private si arriva a 20 pazienti per un solo operatore sanitario”. “La media in Europa - aggiunge Migliorelli - è di 2,59 infermieri per medico. In Italia siamo all’1,49. In pratica quasi alla metà”.

Stipendi bassi e la fuga all'estero

Una professione talmente poco attrattiva che negli anni, ha spinto migliaia di infermieri, circa 7.000, formati nelle università italiane, ad emigrare. Destinazioni più ambite: Germania, Spagna, Belgio e Svizzera. Mentre, complice la Brexit, il flusso verso la Gran Bretagna è rallentato. La prima ragione dell’esodo è sicuramente economica: “un infermiere che lavora su turni - spiega Migliorelli - può arrivare a 1500 euro al mese; con le indennità e gli straordinari anche qualcosina in più. Però in base alla media europea in Italia siamo al 23% in meno rispetto ad altri paesi”. Paesi in cui lo stipendio medio di un infermiere si aggira intorno ai 2.500 euro al mese. In Svizzera si arriva a 3.300 euro netti al mese, anche se va considerato un costo della vita decisamente alto.

La valorizzazione della professione

Ma l’aspetto economico non è l’unico motivo per cui la professione risulta così poco attrattiva “il problema grande, oggi in Italia, è quello della mancanza di una prospettiva di carriera" spiega Stefano Barone. "Ho colleghi che negli anni hanno continuato a studiare, preso master, specialistiche, dottorati, eppure nulla è cambiato. In Italia entri infermiere ed esci infermiere”. Manca quindi, evidenziano gli operatori del settore, il riconoscimento di competenze specialistiche, la valorizzazione di una professionalità in grado di compiere anche scelte di responsabilità e di cura.

ospedale_calabria

approfondimento

Sanità commissariata, in Calabria la speranza arriva coi medici cubani

Cronaca: i più letti