"Essere mafiosi è un onore", il pizzino di Matteo Messina Denaro

Cronaca
Fulvio Viviano

Fulvio Viviano

In un foglietto il delirio di onnipotenza del boss mafioso che si sente un perseguitato dallo Stato

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Matteo Messina Denaro si sentiva perseguitato dalla Stato. Lo scrive in uno dei pizzini ritrovata a casa della sorella Rosalia, arrestata per associazione mafiosa e per aver favorito la sua latitanza. “siamo stati perseguitatati – scrive come se fossimo canaglie. Siamo diventati una razza da cancellare anche se siamo figli di questa terra di Sicilia. Essere incriminati di mafiosità lo ritengo un onore”. 
Tra le righe di queste lettere si percepisce il delirio di onnipotenza dell’ex latitante, capo di cosa nostra. “hanno costruito una grande  bugia – scrive ancora – noi il male loro il bene”. Credeva di essere un intoccabile convinto che la storia, un giorno gli avrebbe dato ragione. Invece lo stato ha vinto.

Il pizzino

Ed è stato proprio un pizzino, ritrovato a casa della sorella, a farlo arrestare. Un foglio di carta che gli investigatori hanno ritrovato nell’intercapedine di un mobile lo scorso 6 dicembre, quando entrarono a casa di Rosalia per piazzare una microspia. Un foglietto in cui era scritto che Matteo Messina Denaro aveva un tumore al colon. Da lì l’input per gli investigatori del Ros che ha portato al blitz dello scorso 16 gennaio.

Tra le carte sequestrate anche la contabilità del padrino. Entrate ed uscite da migliaia di euro al mese. Soldi che gestiva Rosalia che, per il gip Alfredo Montalto era un punto di riferimento del clan mafioso. Una figura quasi apicale della famiglia di Castelvetrano.

Dalle carte sequestrate nella sua abitazione possono arrivare elementi utilissimi per gli inquirenti impegnati a ricostruire l’enorme rete di fiancheggiatori che, per trent’anni, sono stati a disposizione del padrino trapanese fino al giorno del suo arresto.

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