Sicilia, dopo il ciclone si contano i danni nelle campagne

Cronaca
Raffaella Daino

Raffaella Daino

L'ondata di maltempo che ha colpito la zona orientale dell'isola mette in ginocchio l’agricoltura. Comincia la conta dei danni e sotto accusa c’è come sempre la scarsa prevenzione. La Coldiretti denuncia la cronica assenza di lavori  di pulizia nei fiumi. La Cia ribadisce la necessità di gestire meglio le risorse idriche, invasare l’acqua in eccesso per poterla distribuire in estate in tempo di siccità. Intanto la Regione annuncia lo stato di crisi.

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La sabbia della spiaggia della Playa portata dalla tempesta ricopre viale Kennedy, la strada che costeggia il lungomare di Catania, e arriva nei giardini degli alberghi sulla costa e delle case vicine. Decine di alberi e piante sono stati sradicati e distrutti ma è nelle zone rurali che si contano i danni maggiori dopo il ciclone mediterraneo che ha colpito la scorsa settimana la Sicilia orientale.

La sabbia sulle strade di città,  le campagne sott’acqua

"Campagne sott’acqua, danni alle serre e la raccolta degli ortaggi e degli agrumi bloccata" - dice la Coldiretti -"sono il risultato dei 24 eventi estremi tra violenti temporali e raffiche di vento che hanno flagellato per due giorni le province di Catania, Siracusa e Ragusa. Il gelo, conseguenza del drastico abbassamento delle temperature, rischia di distruggere i raccolti dopo il caldo anomalo che nelle settimane precedenti aveva favorito il risveglio delle varietà più precoci. L’Italia è spaccata in due con il Sud finito sott’acqua ed il nord che fa i conti con una gravissima siccità dopo un 2022 in cui nel settentrione si è registrata la caduta del 40% di precipitazioni in meno, con terreni, fiumi e laghi a secco ma anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nelle montagne".

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La mancanza di prevenzione è ormai cronica, denunciano i produttori

"Il territorio è in stato di abbandono"", dice Vito Amantia, produttore di agrumi e grano e presidente Coldiretti di Scordia. "Da anni segnaliamo invano una situazione di incuria nei fossati, ostruzioni, argini rotti. Se i fiumi non sono drenati - continua - in questa condizione di degrado e assenza di prevenzione, basta poca pioggia per fare danni. Noi produttori frontalieri non possiamo intervenire nei fiumi, rischiamo la denuncia penale, siamo ingabbiati in un reticolo di leggi e norme che ci impediscono di muoverci e restiamo ad assistere impotenti ad ogni disastro. Le autorità competenti ci rispondono che non hanno fondi o personale per intervenire e nonostante continue segnalazioni la situazione resta sempre la stessa. Un cane che si morde la coda. Se alle prime alluvioni del 2018 avessero fatto i lavori necessari non ci sarebbero stati i danni che puntualmente ad ogni evento si verificano. Invece non è stato mosso un metro cubo di terra dal 2018. Siamo scoraggiati. Lo abbiamo ribadito  in questi giorni alla protezione civile e ai sindaci. Occorre una bonifica dei fiumi".

 

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"Ci sono decine di aziende agricole in crisi", dice il presidente della CIA Sicilia, Graziano Scardino,  che ha inviato una lettera all’assessore regionale all’Agricoltura Luca Sammartino.  "Il ciclone mediterraneo Helios - spiega - ha provocato danni strutturali e infrastrutturali, oltre a danni ad alcune produzioni. L’esondazione di alcuni corsi d’acqua, fiumi, torrenti e scoline produce danni alle strutture, alle piante e alle produzioni come ne può produrre la mancanza di acqua d’irrigazione nei periodi caldi e siccitosi. Dobbiamo invasare l’acqua in eccesso e dobbiamo saperla distribuire in estate. Il riordino dei consorzi di bonifica, in questo contesto, è una necessità dell’agricoltura siciliana non più rinviabile".

 

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La Regione dichiara lo stato di crisi

Il presidente della Regione Renato Schifani ha sorvolato le zone più colpite con il responsabile della protezione civile siciliana Salvo Cocina. Nel ringraziare i sindaci e i prefetti sempre in prima linea Schifani ha annunciato che presto verrà dichiarato lo stato di crisi, che si farà uso dei fondi regionali e si chiederà di poter attingere a quelli extra regionali. "Dobbiamo prendere atto che la natura è cambiata e adeguare il sistema di protezione dei territori", ha detto. "Le gravissime ondate di calore in estate e le fortissime precipitazioni in inverno sono così violente da mettere in discussione la tenuta del nostro tessuto sociale, del sistema logistico e di quello economico".

 

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