Per il geometra di Campobello di Mazara l'accusa è quella di associazione mafiosa. Avrebbe consegnato all'ex latitante la sua carta d’identità e gli avrebbe anche dato la tessera sanitaria necessaria per le terapie e le visite mediche. Il gip nell'ordinanza: non è credibile che il boss si sia affidato a uno sconosciuto
I carabinieri del Ros hanno arrestato, con l'accusa di associazione mafiosa, Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara che avrebbe prestato l'identità al boss Matteo Messina Denaro. L'uomo, al momento dell'arresto, si trovava a casa della sorella (LO SPECIALE DI SKY TG24 SULLA CATTURA).
L'ordinanza del gip
Messina Denaro usò "l'identità fornitagli da Bonafede certamente già in occasione del primo intervento chirurgico, subito il 13 novembre 2020", scrive nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere Andrea Bonafede il gip di Palermo, Alfredo Montalto. "Non è, inoltre, di certo minimamente credibile che il latitante notoriamente più pericoloso e più ricercato d'Italia" si sia" ad un certo momento affidato ad un soggetto occasionalmente incontrato, non affiliato e che non vedeva da moltissimi anni, per coprire la sua identità, soprattutto nel momento in cui aveva necessità di entrare in contatto con strutture pubbliche sanitarie (con conseguente elevato rischio di essere individuato come in effetti è poi avvenuto il 16 gennaio 2023), oltre che per acquistare l'immobile ove per un periodo di almeno sei mesi e fino all'arresto ha poi dimorato", scrive ancora il gip.
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Lo scambio di identità
Oltre a consegnare all'ex latitante la sua carta d’identità e a dargli la tessera sanitaria necessaria per le terapie e le visite mediche, Bonafede ha acquistato - per sua stessa ammissione - la casa di Campobello di Mazara in cui Messina Denaro ha trascorso l'ultimo periodo della latitanza, gli ha dato il bancomat permettendogli di fare delle spese e gli ha fatto comprare la Giulietta sulla quale viaggiava. La macchina, acquistata un anno fa personalmente dal padrino in una concessionaria di Palermo, formalmente era intestata alla madre di Bonafede. E sempre alla madre del geometra, una disabile di 87 anni, era intestata la Fiat 500 data in permuta per l'acquisto della Giulietta.
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Sentito dagli inquirenti il titolare della concessionaria
Intanto, è stato sentito dagli inquirenti proprio il titolare della concessionaria di Palermo dalla quale il boss, un anno fa, comprò la Giulietta con la quale si spostava abitualmente durante la latitanza. Il commerciante, viste le foto del capomafia sui media e riconosciuto il volto dell'acquirente, ha confermato che la macchina fu acquistata personalmente dal padrino.
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Nordio: "Giusto no manette, gesto grande civiltà"
Intanto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è tornato sull'arresto di Messina Denaro: "È stato un gesto di grandissima civiltà per il quale ancora adesso rinnovo le mie congratulazioni e il mio ringraziamento", ha detto a 'Quarta Repubblica', a proposito della scelta di non mettere le manette al boss nel momento in cui è stato catturato. "Le manette - ha spiegato - servono quando le ragioni di sicurezza lo impongono, ma quando c'è un uomo, anziano e malato, che è circondato da 20 uomini della polizia penitenziaria o dei carabinieri e della polizia, e non c'è pericolo di fuga, non si vede percheé debba esserci un'aggiuntiva umiliazione delle manette. E poi si tenga conto che la pena, in tutti i sensi, non deve essere mai contraria alla dignità della persona e dal senso di umanità, nemmeno nei confronti del peggiore dei delinquenti".