È stato scoperto a Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, un terzo rifugio del boss catturato lunedì, non lontano dall'abitazione nella quale sono stati rinvenuti documenti con sigle e numeri di telefono. "Non sappiamo se i covi siano stati ripuliti", afferma il Ros. Ieri il capo di Cosa Nostra ha rinunciato a collegarsi dalla prigione dell'Aquila al processo sulle stragi. Oggi primo ciclo di chemioterapia in carcere. Il gip ha disposto la custodia cautelare in cella per Giovanni Luppino
Primo ciclo di chemioterapia, questa mattina nell'ambulatorio realizzato ad hoc nel carcere di massima sicurezza dell'Aquila, per il boss mafioso Matteo Messina Denaro. Il 60enne non ha avuto reazioni collaterali e, secondo quanto si è appreso, sarebbe in buone condizioni. Intanto, il Gip Fabio Pilato - accogliendo la richiesta del Pm della Dda di Palermo Piero Padova - ha disposto la custodia cautelare in carcere per Giovanni Luppino, l'agricoltore di olive che ha fatto l'autista al boss e che è stato arrestato lunedì insieme al capomafia (LO SPECIALE DI SKY TG24 - IL VIDEO DELL'ARRESTO - CURIOSITÀ E SILENZI NEL QUARTIERE DOVE VIVEVA). Luppino, interrogato ieri dal gip nel corso dell'udienza di convalida dell'arresto in flagranza, ha negato di essere stato a conoscenza dell'identità del "passeggero" che aveva accompagnato alla clinica Maddalena, luogo in cui è scattato il blitz. Al giudice ha raccontato di aver conosciuto l'uomo che ha portato in clinica alcuni mesi prima perché gli era stato presentato da un compaesano, Andrea Bonafede, come suo cognato. Da allora non avrebbe mai più visto il boss fino a domenica, quando questi, che lui conosceva con il nome di Francesco, gli aveva chiesto di dargli un passaggio a Palermo dove avrebbe dovuto fare la chemioterapia. Una versione che, secondo la procura, sarebbe completamente inventata. L'agricoltore risponde di favoreggiamento e procurata in osservanza della pena aggravati dal metodo mafioso. Continuano, poi, le perquisizioni a tappeto - a Campobello di Mazara e non solo - da parte delle forze dell'ordine (LA STORIA DEL CAPO DI COSA NOSTRA).
Le indagini sui covi
E proseguono le indagini sulle coperture che il capo di Cosa Nostra ha ricevuto. Ieri la polizia ha scoperto il terzo rifugio del boss, finito in manette lunedì dopo 30 anni di latitanza. Si tratta di un appartamento al primo piano di una palazzina a Campobello di Mazara, piccolo centro del trapanese. Si trova a poche centinaia di metri dall'abitazione di vicolo San Vito individuata qualche ora dopo il blitz, nella quale sono stati rinvenuti documenti con delle sigle, e non distante dal bunker trovato due giorni fa dalla Guardia di Finanza. La casa, che il capomafia avrebbe occupato fino a giugno scorso, è in via San Giovanni. Al momento è vuota e sarebbe in vendita. All'immobile, perquisito dagli inquirenti nel pomeriggio, si è arrivati seguendo un trasloco. Sono in corso indagini per accertare se nell'appartamento siano state ricavate stanze segrete come quella scoperta mercoledì dalle Fiamme Gialle. Un bunker blindato nascosto da un armadio pieno di vestiti, al quale si accede da un fondo scorrevole. A dare la chiave di quel che ha definito un ripostiglio - a quanto pare pieno di scatoloni, alcuni gioielli, pietre preziose e argenteria - è stato il proprietario della casa nella quale il rifugio era stato ricavato: il fratello di un fedelissimo del boss condannato per mafia e a lungo indagato.
Autista del boss aveva in tasca "pizzini" e fogli con numeri telefono
Al momento dell'arresto Giovanni Luppino, l'autista fidato di Matteo Messina Denaro, aveva in tasca, oltre a due telefoni cellulari in modalità aerea, anche dei 'pizzini', "una lunghissima serie di biglietti e fogli manoscritti con numeri di telefoni, nominativi e appunti di vario genere, dal contenuto oscuro e di estremo interesse investigativo". A scriverlo è il gip di Palermo Fabio Pilato nella ordinanza di custodia cautelare a carico dell'autista del boss appena emessa, 24 ore dopo la convalida dell'arresto del commerciante di olive. Subito dopo il suo arresto, lunedì mattina, alla clinica Maddalena di Palermo, il boss Matteo Messina Denaro avrebbe detto al suo autista, Giovanni Luppino "È finita", rivela l'ordinanza di custodia cautelare visionata dall'Adnkronos.
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Si studia il materiale trovato
La Procura, guidata da Maurizio de Lucia, dovrà ora esaminare tutto il materiale recuperato dopo l'arresto: l'agenda che era nel borsello del capomafia al momento del blitz, che conterrebbe anche riflessioni e pezzi di lettere, i due cellulari di Messina Denaro, post-it, appunti e documenti con sigle, numeri di telefono, nomi e cifre che fanno pensare a una sorta di promemoria su investimenti e spese trovati nell'appartamento di vicolo San Vito e che sono ora all'analisi del Ris. Al momento non ci sarebbe invece traccia di un libro mastro. Tra gli oggetti è stato anche trovato, in quello che era l'appartamento del boss, un poster con il volto de “Il padrino”, quello interpretato nell'omonimo film in cui il protagonista, Marlon Brando, recita il personaggio di don Vito Corleone. E sull'eventualità che qualcuno possa essere entrato nei covi di Messina Denaro per 'ripulirli' subito dopo il suo arresto e prima dell'arrivo degli investigatori, il comandante del Ros, Pasquale Angelosanto, spiega: "Non siamo in grado di dire se qualcuno sia andato prima. Mi auguro che se ci sia stato qualcuno abbia lasciato qualche traccia. È un'ipotesi, ma allo stato non siamo in grado di confermarla".
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Le indagini
"Nessun elemento può allo stato consentire di ritenere che una figura che è letteralmente riuscita a trascorrere indisturbata circa 30 anni di latitanza, si sia attorniata di figure inconsapevoli dei compiti svolti e dei connessi rischi, ed anzi, l'incredibile durata di questa latitanza milita in senso decisamente opposto, conducendo a ritenere che proprio l'estrema fiducia e il legame saldato con le figure dei suoi stessi fiancheggiatori abbia in qualche modo contribuito alla procrastinazione del tempo della sua cattura che, altrimenti, sarebbe potuta effettivamente intervenire anche in tempi più risalenti", ha scritto il pm Piero Padova nella richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata a carico di Luppino. Per la Procura il padrino di Castelvetrano - si legge nella richiesta - sarebbe custode di segreti di alcune delle più cupe pagine della storia repubblicana". È stata posta infine sotto sequestro la casa di proprietà della mamma di Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato l'identità al capomafia e che ha acquistato con i soldi del boss l'appartamento di vicolo San Vito, occupato dall'ex latitante negli ultimi mesi.