Age progression, la tecnica che "invecchia" i volti di latitanti e scomparsi

Cronaca
Pina Esposito

Pina Esposito

Da trent'anni un fantasma. Matteo Messina Denaro oggi ha un volto, molto somigliante all'identikit che per anni abbiamo avuto a disposizione. Identikit realizzato con la tecnica dell'age progression, che consiste nel ricostruire l’aspetto di un ricercato, o di una persona scomparsa, applicando a un’immagine datata, gli effetti del tempo che passa

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“E’ un processo multidisciplinare che coinvolge concetti medici, ma non solo”. È l’age progression, un lavoro complesso dice il luogotenente Antonio Natale, analista del laboratorio audiovideo del Ris, il Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri. Una tecnica che ha l’obiettivo di realizzare un’ipotesi di invecchiamento per un determinato soggetto, naturalmente da utilizzare per finalità di pubblica sicurezza, ad esempio per la ricerca di persone scomparse o latitanti. È il caso di Matteo Messina Denaro, da trent’anni un fantasma, di cui nel tempo sono stati fatti diversi identikit. L’ultimo risale alla fine di marzo del 2014 ed effettivamente c’è una profonda somiglianza con l’uomo arrestato qualche giorno fa. Risultato raggiunto grazie probabilmente a qualche testimonianza, ma anche al miglioramento dei software che vengono utilizzati per simulare l’invecchiamento di un soggetto ritratto in una fotografia poco recente.

Software specifici

Software specifici, in uso dal 2008 nel laboratorio del Ris di Roma, utilizzati per evidenziare ad esempio “la pelle del viso meno tonica, una capigliatura più rada, una crescente stempiatura – spiega il luogotenente Natale – la lenta ma inesorabile discesa delle sopracciglia, l’ispessimento del lobo nasale, la comparsa di rughe sulle guance e sulla fronte, ma anche sulle labbra. Labbra che si assottigliano con gli anni. Mentre l’ovale del viso si appesantisce e può provocare il cosiddetto doppio mento”.

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Storia familiare

Molto spesso per realizzare un identikit si fa anche riferimento alla storia familiare, si guarda cioè ai parenti stretti, per capire come si è evoluta la loro fisionomia e magari prendere spunto “se ad esempio – aggiunge l’analista - il soggetto ha dei familiari propensi alla calvizie probabilmente sarebbe stato diffuso un age progression con calvizie”. Un lavoro complesso e lungo che non sempre porta risultati particolarmente aderenti alla realtà. In generale, più ci sono informazioni e immagini, anche se datate, più si riesce ad ottenere un identikit utile. “Utile - spiega il luogotenente – non vuol dire aderire con perfezione alla realtà, ma piuttosto predisporre e mettere a disposizione uno strumento che sia di ispirazione per la ricerca del soggetto”. 

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