Strage Samarate, prima udienza con Alessandro Maja. Assente il figlio

Cronaca

Le ragioni del gesto, ad oggi, non sono ancora emerse. Si ipotizzava una reazione a una possibile separazione chiesta dalla moglie, ma smentita dai genitori di lei, di possibili guai economici, scongiurati però dalle verifiche degli investigatori

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Gli occhi bassi, il volto teso, Alessandro Maja, per la prima volta ha varcato la soglia dell'aula di Tribunale a Busto Arsizio (Varese), dove verrà giudicato per aver ucciso a coltellate la moglie, Stefania Pivetta, la figlia di 16 anni, Giulia, e aver colpito quasi a morte il figlio maggiore Nicolò, 23 anni. Il prossimo 29 gennaio la Corte D'Assise si riunirà dopo il rinvio di oggi, per ricostruire i delitti avvenuti in una villetta di Samarate (Varese), la notte tra il 3 e il 4 maggio scorsi.

Ancora ignoti i motivi della strage

Secondo le indagini Maja, professionista di successo, avrebbe aggredito prima la moglie, nella loro camera da letto, poi la figlia, entrambe uccise nel sonno, e infine Nicolò. Quest'ultimo, nonostante le gravissime ferite riportate, è sopravvissuto anche se sta ancora lottando con le conseguenze dell'aggressione. Appena diplomatosi pilota, operato più volte, solo nelle scorse settimane Nicolò è tornato a casa, dai nonni e dallo zio. Le ragioni del gesto di Maja, ad oggi, non sono ancora emerse. Si ipotizzava una reazione a una possibile separazione chiesta dalla moglie, ma smentita dai genitori di lei, di possibili guai economici, scongiurati però dalle verifiche degli investigatori. 

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