Bologna, bar chiude per mancanza di camerieri: "Rifiutano 1.300 euro al mese"

Cronaca

Il Caffè Terzi in piazza Aldrovandi costretto a fermarsi per carenza di personale. Offriva uno stipendio netto da 1.300 euro al mese. La titolare: "Nessuno disposto a lavorare nel week end, preferiscono il reddito di cittadinanza". I sindacati: "Probabili irregolarità contrattuali"

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Costretti a chiudere per mancanza di camerieri. È successo a Bologna, dove a metà giugno i titolari del chiosco del Caffè Terzi in piazza Aldrovandi si sono arresi e hanno abbassato le serrande di fronte all’ennesimo colloquio conclusi in un nulla di fatto. Impossibile trovare qualcuno disposto a lavorare sabato e domenica, nonostante la promessa di un contratto a tempo di indeterminato con stipendio netto di 1.300 euro al mese per 6,40 ore al giorno, sei giorni a settimana. 

"Fine settimana e sussidi il vero problema"

"È la situazione reale: non si trova personale e siamo stati costretti a chiudere”. Così Elena Terzi, moglie del titolare Manuel, ha commentato la scelta, a suo dire obbligata, di mettere il lucchetto alle porte del locale. “Abbiamo un ragazzo in infortunio, ci sono le ferie. Ma quello che fa più male è vedere tutto questo disinteresse nei confronti del lavoro. Le persone ci chiamano, prendono appuntamento, poi non si presentano al colloquio senza nemmeno mandare un messaggio". L’aspetto più critico, per l’imprenditrice che con la famiglia gestisce altri due attività in città, è la richiesta di lavorare nel fine settimana: "In generale la gente preferisce non avere impegni nel weeekend, anche se io penso che un barista dovrebbe essere abituato. Senza contare che noi facciamo solo servizio di caffetteria, non ci sono taniche da spostare o altri lavori pesanti da fare, né servizi serali: il chiosco apre dalle 8,00 alle 18,00, poi si chiude”. Un problema a cui, secondo Terzi, si somma anche la forte concorrenza dei sussidi statali: “Chi ha il reddito di cittadinanza o la disoccupazione dice che preferisce tenersi quelli. Abbiamo avuto anche persone che abbiamo assunto, poi al termine del periodo di prova ci hanno chiesto di non essere confermate per poter avere la disoccupazione”.

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La replica dei sindacati

Non sono dello stesso avviso i sindacati, che sulla vicenda del Caffè Terzi in piazza Aldrovandi mostrano un certo scetticismo. “Abbiamo dati dell'ispettorato nazionale del lavoro che dicono che nel settore il 70% delle attività presentano delle irregolarità: non corretta applicazione dei contratti, non corretto pagamento delle ore di lavoro, degli straordinari, condizioni che non vengono rispettate. Forse è questo uno dei motivi per cui lavorare nel settore è meno interessante, meno attrattivo”, ha dichiarato Paolo Montalti, segretario generale della Filcams-Cgil dell'Emilia-Romagna. "La difficoltà nel trovare personale”, ha aggiunto Montalti, non è legata al fatto che le persone non rinunciano al reddito di cittadinanza: dopo la pandemia molti si sono accorti che esistono esigenze diverse e quindi le persone lasciano con dimissioni volontarie seguendo altre scelte di vita. 

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