"Vite - L'arte del possibile", l'intervista a Renzo Rosso. VIDEO

Cronaca

L'imprenditore e creatore del marchio Diesel è stato il protagonista dell'incontro con il direttore di Sky TG24 Giuseppe De Bellis: un'occasione per parlare della sua vita, conoscere il suo lavoro e il suo stile di leadership, della scelta di lavorare nel mondo della moda, delle origini del suo successo, di quelle familiari: “Oggi abbiamo un governo forte, che il mondo ci sta invidiando, e lavorando insieme possiamo tirare fuori la forza di questo Paese perché siamo davvero un popolo speciale”

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È stato l’imprenditore Renzo Rosso il protagonista della nuova puntata di "Vite – L'arte del possibile". L’intervista è disponibile on demand e sul sito skytg24.it. L’incontro con il celebre creatore del marchio Diesel e fondatore del Gruppo Otb “Only the brave”, che racchiude molte altre realtà imprenditoriali, è stata l’occasione per parlare, fra l’altro, della scelta di lavorare nel mondo della moda, delle origini del suo successo, di quelle familiari. E del suo stile di leadership. Per quanto riguarda invece il futuro della propria azienda, oltre agli investimenti in start-up tecnologiche in diversi settori merceologici, afferma di aver “già tracciato la nostra successione e prestissimo ci quoteremo. È un’impresa molto strutturata con persone veramente molto brave e anche la famiglia - con i primi tre figli - sta prendendo il suo ruolo”, anche se è consapevole che “il nome Rosso non li aiuterà in quello che fanno, quindi devono essere più bravi degli altri per avere successo”. “Il successo non è mai di una persona, ma di una squadra e penso che siamo stati una bellissima squadra, lo siamo ancora e tutti insieme abbiamo fatto qualcosa di speciale” (LE ALTRE PUNTATE: BRUNELLO CUCINELLI - DIEGO DELLA VALLE - ALESSANDRO BARICCO - FEDERICO MARCHETTI - FABIOLA GIANOTTI - AMALIA ERCOLI-FINZI - MICHELE DE LUCCHI).

Più di quarant’anni fa, lei parte proprio da questi luoghi. Che cosa sono stati questi quarant’anni se va a ritroso con la mente con i pensieri?

Sono stati quarant’anni bellissimi, quarant’anni di successi importanti e anche di grandi lacrime perché ho sempre sofferto, essendo la mia azienda come nome “Only The Brave” ho sempre fatto cose difficili cose prima degli altri e quindi non è stato facile guadagnare il rispetto delle persone. Abbiamo sudato per arrivare a raggiungere gli obiettivi ed è bello vedere quello che siamo riusciti a fare.

Si aspettava tutto quello che è successo in questi quarant’anni, quando è partito immaginava quello che poteva succedere?

Quando sono partito speravo di arrivare almeno a fare il caporeparto per cui sono strafelice di tutto quello che è arrivato dopo.

Com’era Renzo Rosso di quattro decenni fa, era uguale a quello di oggi o era diverso?

Renzo Rosso è, per certi aspetti, quello di tanti anni fa; una persona semplice, con i piedi a terra e con i valori che mi ha insegnato mio padre: il rispetto delle persone. Questo è rimasto immutato, ovviamente però sono diverso da una volta perché ho acquisito tanta esperienza, abbiamo fatto tante cose, ho lavorato in tanti campi: abbiamo fatto la prima compagnia aerea low cost se qualcuno  la ricorda, abbigliamento, tante aziende, accessori, orologi avevo fatto una Fiat 500, due moto con la Ducati poi agricoltura, hotel, vino, siamo nel campo medicale per cui tante cose. Una cultura fantastica che mi permette di sedermi a qualsiasi tavolo ad avere tanti argomenti su cui potermi confrontare.

Questa rotondità della sua impresa e delle sue attività è molto interessante e anche molto particolare, ma tornando a Renzo ragazzo quali erano le aspettative e desideri che cosa voleva diventare Renzo Rosso quando era un ragazzino?

Quando ero ragazzino ovviamente sognavo di fare qualcosa di importante ma non avrei mai potuto immaginare di realizzare tutto quello che poi ho realizzato. Ho scelto una scuola che mi ha dato tanto Questa scuola è stata scelta perché era la più facile; io non amavo studiare e mio padre voleva che almeno uno dei tre figli facesse le medie superiori quindi ho fatto lo studio tecnico per la confezione. Quest’istituto non aveva insegnanti, chi veniva a spiegarci la materia erano tecnici o manager dell’industria per cui era molto realistica tanto è vero che quando sono uscito dalla scuola e ho fatto il primo lavoro credevo di essere già capace di far tutto.

Quando ha deciso di fondare Diesel ed entrare nel mondo dell’abbigliamento prima che diventasse moda era abbigliamento, lei aveva una passione che affondava le radici in qualcosa che la stimolava personalmente o è stato un intuito puramente imprenditoriale?

No, è stato un caso. Io non avevo passioni particolari, come tutti i ragazzini amavo giocare a calcio con i miei amici e facevo tante cose. Ho scelto solamente la scuola che poi mi ha permesso di diventare chi sono.

Giuseppe De Bellis e Amalia Ercoli-Finzi

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E l’idea di Diesel com’è nata?

Diesel nasce perché ad un certo punto il mio boss mi ha licenziato e io l’ho supplicato di tenermi così lui mi ha dato una chance. E io gli ho fatto vedere i miei lavori, con dei valori eccezionali perché pensi ho portato il mio stipendio da 245.000 lire al mese e 2.400.000 grazie ad un cottimo che lui mi ha dato se aumentavo le produzioni. Quando ho capito che ero capace a quel punto mi sono licenziato io ma lui voleva tenermi. Io gli ho detto “Ok resto ma voglio fare il mio brand” e così è nato Diesel.

Il nome come è nato?

Il nome Diesel nasce perché volevo un nome semplice che non venisse storpiato nelle varie lingue di tutto il mondo e che fosse facilmente pronunciabile.

Quindi Diesel aveva già un’assonanza con qualcosa di conosciuto e sapeva che lo sapevano pronunciare tutti…

Devo dire che era un momento particolare perché il motore diesel veniva spostato dei camion e veniva messo nelle macchine perché era qualcosa che garantiva molta più durata e quindi una cosa che va piano ma va lontano è un po’ direi diciamo l’applicazione alla mia azienda che aveva le stesse caratteristiche 

Senta Diesel, Only the Brave poi Red Circle …i nomi delle sue aziende, dei suoi brand, delle holding li sceglie tutti lei?

Tutti i nomi sono inerenti a quello che l’azienda fa, quindi, viene riconosciuto esattamente cosa quell’azienda va fare, il brand lo rappresenta in maniera particolare, li scelgo io, ci lavoro e devo dire che qualche volta ho avuto anche dell’aiuto dei miei figli.

Ma tornando a questi luoghi lei è nato qui cresciuto qui ha fondato questa azienda qui poi avuto un successo enorme e ha iniziato a comprare marchi in giro per il mondo, ha visto tutto il mondo fa tanto del suo fatturato fuori dal nostro paese, perché però ha deciso di rimanere sempre qui in Veneto?

Io sono nato qua quindi ho cominciato a lavorare qua poi l’azienda cominciato a decollare e con il tempo, grazie a Diesel, questa è diventata una piccola Silicon Valley quindi abbiamo tanti piccoli artigiani tanti piccoli fornitori che vengono da quest’area. Questa è un’area veramente fantastica, ho avuto a volte la tentazione di andare a Milano, che è una città dove è tutto più facile, però sono molto contento di essere rimasto qui perché la qualità della vita oggi è molto diversa fuori dalla città.

E’ vero che in questa zona, nella sua terra, tutti la chiamano mister Rosso?

No, più che mister Rosso mi chiamano Renzo e poi mi chiamano RR, l’RR è diventato qualcosa di molto comune per i miei amici e per tutte le persone che mi conoscono. L’ho anche tatuato, è stato il mio primo tatuaggio, è stato il mio primo regalo per i cinquant’anni.

Se lei dovesse pensare a qualcosa o qualcuno che ha reso possibile la sua vita per come è diventata chi sarebbe o che cosa sarebbe? Qualcuno o anche qualcosa, un fatto, una giornata, un affare…

Sono successe tante cose nella mia vita; i grandi aiuti ovviamente vengono dalle persone intelligenti delle quali ti circondi ma devi anche essere onesto perché poi le grandi decisioni le prendi tu. E’ importante che tu frequenti della gente importante, gente vera, gente che ti possa dare delle direzioni, delle informazioni però poi devi essere tu quello che alla fine decide e che ti prendi la responsabilità.

C’è un giorno particolare che lei ricorda di questi quattro decenni che è stato un po’ la cartina tornasole del successo che ha avuto e di quello che all’epoca avrebbe potuto avere che poi si è concretizzato?

Forse quando ho deciso di mettermi da solo nel 1985, avevo già fatto una bella esperienza con il mio socio, avevo già tanti marchi assieme a lui, Adriano Goldschmied poi, a un certo punto, volevo concentrarmi solamente su quello che amavo: il denim quindi Diesel. Nel 1985 io sono rimasto da solo e da lì veramente è partita la mia carriera e il successo delle mie aziende.

Perché secondo lei il jeans il denim continua ad avere un successo strepitoso, è qualcosa di eterno, la moda cambia mai il Denim resta…

Il jeans è l’unico materiale al mondo che lo puoi trasformare e cambia completamente. Il jeans rappresenta spazi aperti, la libertà, il comfort, è anche un segno di ribellione, qualcosa di veramente speciale questo materiale che oggi è in tutti i guardaroba di tutte le persone e che è entrato a far parte di tutte le collezioni del mondo del lusso .

Quando lei viene in spazi come questi, le ritorna un po’ la voglia di essere a contatto con il prodotto che poi è stato il fattore del suo successo?

Ci sono ancora oggi, non smetto di fare ricerca mai. Quando sono in giro anche per una vacanza compro dei capi, li fotografo e li mando ai miei direttori creativi per far vedere cosa ne pensi o per dargli qualche stimolo

Suzy Menkes sul New York Times una volta l’ha definita “Il genio del jeans” quindi la più importante giornalista o una delle più importanti giornaliste di moda di sempre e sul giornale americano per eccellenza definisce un italiano il genio del jeans. Che cosa ha provocato questa definizione?

Mi fa piacere che Suzy abbia detto questo, penso che il brand Diesel sia il brand che veramente abbia dato una visibilità speciale a questo prodotto, ovviamente, io lo devo al mio team, a tutte le persone che hanno lavorato con me perché il successo non è mai una persona, il successo è di una squadra e penso che siamo stati una bellissima squadra, lo siamo ancora e tutti insieme abbiamo fatto questa cosa speciale cosa speciale

Io ricordo un giorno in cui ci siamo incontrati a New York ormai più di vent’anni fa e ricordo che in quel momento Diesel e stava avendo un successo enorme negli Stati Uniti e la domanda che mi facevo all’epoca e che faccio ancora oggi è: che ruolo ha avuto l’America nella tua vita? cioè nell’immaginario che sognava, qualcosa di magico che l’hai ispirata o qualcos’altro?

L’America per me rappresenta il mio sogno da piccolo. Da bambino io sognavo James Dean, le macchine americane, il chewing-gum, non dimentichiamo che gli americani ci hanno salvato dalla Seconda Guerra Mondiale per cui per me l’America è un sogno pazzesco. Pensi che quando sono arrivato per la prima volta a New York non parlavo una parola di inglese quindi dall’aeroporto dal Kennedy, andando verso la città, avevo una sensazione veramente pazzesca; mi sembrava di essere a casa quindi qualcosa di speciale. Poi guardavo questi meravigliosi Billboard, grandissimi sulle strade, dicevo, speravo sognavo “Chissà semmai un giorno potrò avere uno di questi…”

E l‘ha avuto…

Si beh penso di aver fatto anche qualcosa di più.

Quando ha conquistato il successo, che cosa è stata la molla che gli ha detto, che le ha fatto pensare: ma io non voglio fermarmi, voglio continuare e quindi ad allargare anche il raggio di azione non soltanto al mondo al moda …

Se sei un imprenditore, un imprenditore non è mai felice, vuole sempre fare qualcosa di più. Lo stimolo che riceve l’imprenditore non è dal successo che tu raggiungi ma è dagli altri imprenditori che fanno di più, che fanno meglio di te, guardando gli altri ci sono sempre delle persone più brave di te che quindi sono sempre un grande stimolo per poter migliorarmi per poter fare di più per fare anche cose diverse 

Dei settori nei quali oggi ha degli investimenti e sono tantissimi dicevamo dalla agricoltura al digitale dal mondo medicale alla moda, c’è qualcosa che in questo momento la attrae particolarmente o addirittura c’è qualcosa in cui ancora non ha investito e che le piacerebbe come nuova sfida?

Sono impegnato su tanti settori e tutti i settori sono comunque moderni che sono visionari, digitali, futuristici quindi investo molto in start-up nuove aziende in tutto quello che è il tech: Bío tech, Agritecnica.. mi piace tantissimo. Non ho ancora toccato tutto e c’è un’aria sì che mi interessa che mi piacerebbe esplorare per il futuro: tutta l’area della salute intesa come cura fisica del corpo quindi questa penso che ci sia tanto da fare su quest’area si possono fare delle strutture fantastiche. La gente ha bisogno di trovare sé stessa, la gente vuole portare più cura del proprio corpo quindi penso che questo sia un settore che possa veramente dare tanto nel futuro.

La digitalizzazione che è arrivata anche nel mondo del mondo della moda e sicuramente nel mondo della comunicazione della moda, ha avuto un effetto positivo o negativo?

La digitalizzazione è qualcosa di stupendo non solo per la moda ma per tutte quante le aziende, ma tornando al mondo della moda ha veramente dato tanto. Noi eravamo già molto avanti per l’investimenti fatti nel mondo del digitale e direi che la pandemia ha accelerato tutto questo. Oggi arriviamo a creare collezioni con un avatar, cioè un 3D, dove il prodotto non viene realizzato, viene realizzato solo in un secondo tempo solo se ci sono le vendite. Pensiamo a quanto meno emissioni di CO2, meno trasporti, meno consumi, meno spreco. Direi che tutto questo sta dando una grande mano alla sostenibilità per fare delle aziende diverse, delle aziende migliori, delle aziende tutti più proponibile al mondo delle nuove generazioni

Secondo lei il nostro paese ha completamente coscienza del valore Che la moda che il settore industriale della moda ha per il suo Pil e per il suo successo?

Ho un incarico adesso da Confindustria a tirare fuori la bellezza dell’Italia la creatività il gusto e mi sto accorgendo quanto veramente bella è la nostra Italia; quante cose abbiamo, quante aziende abbiamo, quante piccole realtà sconosciute… è veramente incredibile quindi mi auguro di poter portare a galla tutta questa realtà che abbiamo. Oggi abbiamo finalmente anche un governo forte, un governo che il mondo ci sta invidiando e quindi, tutti insieme, secondo me e se lavoriamo insieme possiamo tirare fuori la bellezza di questo paese, la creatività di questo paese, la forza di questo paese. Siamo davvero un popolo speciale e possiamo diventare qualcosa di veramente fantastico.

Ha citato in questa risposta e anche in una in precedenza la parola, il concetto “creatività”. Lei si sente più un imprenditore puro o un creativo?

Io sono imprenditore creativo quindi diciamo che vedo il business però collegato con qualcosa di buon gusto e quindi in tutto quello che faccio cerco di mettere sempre la bellezza, l’estetica, perché fa apparire le cose migliori, ti fa sentire molto meglio.

Il mondo del living quando è partito?

E’ una cosa che ho voluto a tutti i costi con Dream manager che pensavano che fosse una perdita di tempo. E’ partito una decina di anni fa desso sta iniziando a diventare una cosa importante, quindi stiamo cominciando a firmare dei contratti importanti. Abbiamo richieste da molti paesi: loro fanno i palazzi e noi li vestiamo.

E’ un fenomeno che viene più dall’estero o anche in Italia si riesce a fare qualcosa?

Più dagli altri paesi perché gli altri paesi hanno bisogno di creatività di input, noi come italiani siamo già un paese creativo.

Il mondo dell’abitare, del design e dell’architettura è sempre coerente con il mondo della moda ma secondo lei perché negli ultimi anni periodo c’è stata questa totale unione, quasi fusione?

Perché le persone, i manager hanno iniziato a viaggiare molto, terminano il loro lavoro molto velocemente, vanno da un’azienda all’altra e hanno voglia di vivere una vita moderna. Ecco perché il mondo del living è così importante. E poi con lo smart working fai molto lavoro da casa quindi la casa è un posto dove fai vedere chi sei, la tua personalità come ti fai vedere con il tuo vestito il tuo lifestyle, quindi la casa diventa espressione della tua personalità.

Quanti dipendenti ci sono in questo building?

In questo building ottocento sono settemila al mondo quindi una bella realtà della quale mi porto ovviamente la responsabilità. Nel periodo della pandemia abbiamo lavorato in maniera strana, in maniera diversa ci sono molti di loro che ancora non riesco a vedere, ci sono dei paesi che restano tuttora chiusi e spero che riaprano presto le frontiere perché è bello lavorare da casa, aiuta lavorare da casa, abbiamo scoperto delle funzioni che possono veramente essere più vincenti per le aziende: creare meno spreco, meno emissioni di CO2 ma il rapporto fisico è fondamentale, il rapporto fisico, toccare le cose nel nostro mestiere dà il vero metro di misura di quello che stai facendo. 

E di queste settemila persone lei ha detto: “Io sento la responsabilità”. Che tipo di capo è Renzo Rosso?

Sono della vergine e quindi sono pignolo sono duro, non sono mai felice e cerco sempre il massimo della perfezione, quindi sono un capo un po’ a volte anche antipatico però sempre costruttivo. Penso sempre che da qualsiasi cosa tu possa venirne fuori, non penso che esista qualcosa che vada nel verso sbagliato penso che lavorando bene si arriva sicuramente a qualcosa che deve funzionare.

Che tipo di padre è invece?

E’ difficile da dire… dovresti chiedere ai miei figli. Ho ricevuto un’educazione da mio padre semplice, è una educazione rurale e le quindi sono cresciuto con i valori: i valori di rispetto delle persone, i valori di aiutare la gente, di voler bene alla gente. Ho cercato poi con questi principi di fare la mia azienda, di guidare le mie persone, spero di esserci riuscito però per quanto riguarda la questione dei miei figli solamente loro ti possono dire se ci sono riuscito o no.

Ho letto in un’intervista che è una volta ha detto anzi che spesso dice ai suoi figli di ricordarsi che dal padre non aveva avranno mai dei favori nel mondo del lavoro…

No, non è vero, diciamo che dico loro il nome Rosso non vi aiuterà in quello che fate quindi dovete essere più bravi degli altri perché se andate a lavorare nelle nostre aziende i manager diranno, faranno molta competizione quindi dovete veramente avere dei valori e dovete misurarvi per quello che voi riuscirete a fare sicuramente questo ti porterà ad avere o non avere il vostro successo.

Quanti dei suoi figli lavorano con lei?

I primi tre lavorano tutti e tre con me, gli altri vanno a scuola.

Lei vede la successione della nuova generazione dei Rosso?

Sì, abbiamo già tracciato la nostra successione quindi prestissimo ci quoteremo quindi avremo più trasparenza quindi direi che è tutto quanto abbastanza organizzato oggi, soprattutto a livello di management. E’ un’impresa molto strutturata molto seria con persone veramente molto brave in questo momento e anche la famiglia sta prendendo il suo ruolo 

Tornando ai quarant’anni di attività lei ha conosciuto tantissime persone personalità tre le più rilevanti di questa era. C’è qualcuno che l’ha colpita più delle altre?

Una volta era molto difficile avere un rapporto con le persone importanti però sono stato fortunato perché ho avuto un rapporto con le persone delle quali avuto influenza: il Dalai Lama, Nelson Mandela, Luciano Benetton stesso che nella nostra industria era un fenomeno, il grande Berlusconi all’epoca era veramente una persona speciale. Oggi direi che è abbastanza facile incontrare celebrity, Vip spesso ho avuto rapporto con i primi ministri del nostro governo.. sì direi che bello parlare con tutte queste persone perché da uno ognuno di loro c’è sempre qualcosa a cui attingere io sono molto aperto ascolto anche le persone semplici della strada perché c’è sempre da imparare.

E quindi visto che lei ama il futuro le chiedo le faccio un gioco e le chiedo: se Renzo Rosso avesse 25 anni oggi quindi dovesse ripartire guardando al futuro farebbe le stesse scelte che ha fatto quarant’anni fa o andrebbe in un altro settore?

Penso che le scelte che tu fai con gli errori connessi facciano parte della tua educazione quindi sbagliando impari quindi direi si… rifarei le stesse scelte ovviamente se potessi usare tutta la cultura e il bagaglio che mi sono fatto in questi quarant’anni di storia magari le farei maniera leggermente diversa e prenderei delle decisioni, pur facendo la stessa scelta magari e sfrutterei più diversamente.

"Vite - L'arte del possibile"

Curato e realizzato dal direttore di Sky TG24 Giuseppe De Bellis, "Vite - L'arte del possibile" è un ciclo di dieci interviste dedicate al successo e alla capacità di raggiungerlo. Un ritratto professionale e personale di grandi italiani che si sono distinti nel proprio campo: dall'industria al cinema, dalla scienza allo stile fino all'arte e alla letteratura, divenendo noti in tutto il mondo. Le interviste entreranno anche a far parte della syndication dell'area news del Gruppo Comcast e potranno essere trasmesse anche da Nbc. Le interviste di "Vite – L'arte del possibile" sono disponibili anche tra i podcast di Sky TG24, sul sito skytg24.it.

Michele De Lucchi a Vite

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