
Green pass obbligatorio. Dai trasporti alle forze dell’ordine: i settori a rischio caos
Da oggi tutti i lavoratori sono tenuti a presentare il certificato. Il porto di Trieste ha già annunciato che bloccherà lo scalo "a oltranza" se il governo non cancellerà l'obbligo. Conftrasporti: "30% lavoratori non vaccinato. Cerchiamo mediazione con il governo: noi mai fermati, nemmeno a inizio pandemia". Possibili problemi anche tra le forze dell'ordine

Venerdì 15 ottobre, scatta l’obbligo di Green pass per accedere ai luoghi di lavoro. Sono diverse le professioni per cui sindacati e lavoratori temono il caos, dal rischio scioperi e assenteismo a quello della disponibilità dei tamponi per chi non è vaccinato: ecco i settori critici
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PORTI – Uno dei settori in cui si temono più disagi è quello dei porti. I lavoratori dello scalo di Trieste hanno già dichiarato - nonostante le aziende che operano nel porto si siano offerte di pagare i test ai non vaccinati almeno fino al 31 dicembre 2021 – che da oggi le operazioni saranno bloccate “a oltranza”. Si chiede al governo di cancellare del tutto l’obbligo di certificazione verde
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AUTOTRASPORTI – Si teme un notevole impatto dell’obbligo di Green pass sulle imprese di trasporto e logistica. Le conseguenze colpirebbero tutto il mercato: il 90% delle merci in Italia viaggia con i trasporti su gomma. I vertici di Conftrasporto sottolineano come il 30% degli impiegati nel settore non siano vaccinati e che, in ogni caso, molti autisti sono lavoratori stranieri, spesso vaccinati con farmaci non riconosciuti in Italia (è il caso, ad esempio, dei lavoratori dell’Europa dell’Est vaccinati con il siero russo Sputnik)
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Anche qualora venisse concesso agli autisti esteri di viaggiare in Italia per non bloccare il commercio, il problema potrebbe diventare quello di una disparità di trattamento con i cittadini italiani. “Se gli autotrasportatori esteri potranno venire in Italia senza il Green pass e questo verrà invece imposto alle imprese italiane stiamo valutando di invitare le imprese a fermare i camion. Ci auguriamo di no, ma ne stiamo discutendo”, ha dichiarato Paolo Uggè, presidente di Conftrasporto-Confcommercio
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Oltre “al problema dei trasportatori esteri”, continua Uggè, “si sta determinando una situazione per cui si rischia che il 15-16 ottobre il trasporto in Italia si blocchi”. Conftrasporto è in contatto con il governo per arrivare a una mediazione, che individua nel continuare ad applicare le norme del protocollo sulla sicurezza usato nella prima fase della pandemia
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"Se a inizio della pandemia, quando i morti erano 946 al giorno e il rapporto contagiati/tamponati oltre il 40%, noi per non fermare l'Italia abbiamo fatto il protocollo con il Ministero con il risultato che l'Italia non si è fermata, perché non andare avanti con quel protocollo oggi che i morti sono un decimo e il rapporto contagiati/tamponati allo 0,8%?", è la posizione di Conftrasporto. Uggè precisa di non aver ancora ricevuto risposta dal Ministero dell’Interno e dice che "se questo atteggiamento proseguirà e non uscirà un chiarimento, può succedere di tutto”
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PICCOLE AZIENDE – La normativa sul Green pass permette alle imprese con meno di 15 dipendenti di sostituire un lavoratore con un altro, se il primo continua a non presentare il certificato per più di cinque giorni. La sospensione, motivata come assenza ingiustificata, può durare al massimo dieci giorni ed è rinnovabile una sola volta, in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2021. In molti fanno notare come sia difficile trovare sostituti per un periodo massimo di venti giorni

TRASPORTO PUBBLICO – Stime recenti segnalano che la percentuale di personale impiegato al trasporto pubblico non vaccinato sia tra il 10 e il 20% del totale. Si temono disagi alla circolazione dovuti alle assenze degli autisti senza Green pass, soprattutto nelle grandi città

Atac, l’azienda di trasporto pubblico a Roma, ha già fatto sapere che per evitare disagi attiverà un monitoraggio delle assenze anomale dal 15 ottobre. La GTT, azienda di trasporto pubblico di Torino, ha invece previsto una fast line per tamponi più rapidi per i suoi dipendenti, mentre l'Atm ipotizza di chiedere con largo anticipo il pass ai lavoratori

ALTRI SETTORI A RISCHIO – In generale, si temono ripercussioni dell’obbligo in tutti i settori in cui sono numerosi gli impiegati di origine straniera, che potrebbero essere non vaccinati o immunizzati con farmaci non riconosciuti: agroalimentare, colf e badanti e cantieri, soprattutto in appalto

FORZE DELL’ORDINE – Rischio complicazioni tra le forze dell’ordine, anche in vista delle prossime manifestazioni no Green pass e dei vari scioperi proclamati, come quello del porto di Trieste. Non è facile capire quanti siano gli agenti non vaccinati, come spiega a Il Foglio Daniele Tissone, segretario generale della Silp Cgil, il sindacato delle forze dell’ordine

Su 97mila agenti in servizio, circa 70mila hanno aderito alla campagna vaccinale organizzata dall’Arma, mentre 11.500 hanno già contratto il Covid-19. Dunque, sarebbero circa 18mila quelli ancora non immunizzati, dice Tissone

Il problema principale non sono tanto i numeri nazionali, quanto quelli delle singole città. La percentuale dei non vaccinati nel reparto mobile di Firenze, ad esempio, è quasi del 39%, su un totale di 350 uomini, mentre a Torino è del 33%. A Roma i numeri si dimezzano: su 600 unità, il 17% non è immunizzato. Cifra simile a quella di Milano, dove la percentuale è del 19%, su 550 unità totali. A Genova, su 350 agenti, è il 13% a non essere vaccinato

Il nodo è riuscire a organizzare i turni nelle città dove la percentuale di agenti non vaccinati è alta. Per chiarire tutta una serie di aspetti operativi, il capo della Polizia Lamberto Giannini ha firmato una circolare che spiega come funzioneranno controlli per i poliziotti, partendo da un punto fermo: l'agente che inizia a lavorare con il pass continuerà fino alla fine del servizio anche se dovesse scadere la certificazione

I TAMPONI DISPONIBILI – Al di là dei singoli settori, vale per tutti il problema della disponibilità dei tamponi anti Covid-19. Se chi non è vaccinato, per lavorare, deve presentare un tampone ogni due-tre giorni (a seconda che sia rapido o molecolare), ognuno dovrà farne almeno due a settimana, contando cinque giorni lavorativi

Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha parlato di “quattro o cinque milioni di lavoratori” non vaccinati. Se i numeri non scenderanno, ogni settimana “bisognerebbe fare 12-15 milioni di tamponi a settimana e questo non sarebbe proprio fattibile perché non abbiamo questa capacità produttiva”. A Genova, per far fronte alle richieste di tamponi, alcune farmacie hanno dichiarato di avere prenotazioni già fino a dicembre