Funivia Mottarone, possibile l'iscrizione nel registro degli indagati di altri dipendenti

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Proseguono le indagini sull'incidente costato la vita a 14 persone. Altri dipendenti forse sapevano e si sarebbero potuti opporre. Un testimone sostiene la tesi di Tadini: "Riferiva al direttore d'esercizio e al gestore dell'impianto, ad ogni avaria o anomalia riscontrata, che era necessario fermare l'impianto". Il pm Bossi: eventuali nuovi avvisi di garanzia arriveranno dopo accertamenti "sono finalizzati a capire perché la fune si è rotta e si è sfilata, e se il sistema frenante aveva dei difetti"

Mentre proseguono le indagini sull'incidente della funivia del Mottarone (FOTO - LE VITTIME - I PRECEDENTI), costato la vita a 12 persone, non si eclude l'iscrizione nel registro degli indagati di altri dipendenti che forse sapevano e si sarebbero potuti opporre. Il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, ha spiegato che eventuali nuovi avvisi di garanzia per altri indagati arriveranno dopo accertamenti irripetibili, di cui “devo ancora chiarire con il o i consulenti tecnici quali saranno le modalità”. Gli accertamenti "sono finalizzati a capire perché la fune si è rotta e si è sfilata, e se il sistema frenante aveva dei difetti", e da queste analisi si vedrà se "emergeranno" anche altre responsabilità. "Io non sono ancora in grado di dire perché si è verificato questo evento", ha spiegato Bossi in merito alla rottura della fune traente della funivia e a possibili collegamenti con anomalie del sistema frenante. Ieri il gip ha scarcerato Luigi Nerini ed Enrico Perocchio, direttore e gestore di esercizio della funivia del Mottarone, e ha disposto i domiciliari per il caposervizio Tadini, che ha ammesso di avere usato i forchettoni "una decina di volte" tra l'8 e il 23 maggio. Un teste riferisce che Tadini avrebbe anche commentato: "Prima che si rompa un cavo traente, ce ne vuole".

Un testimone appoggia la tesi di Tadini

Tra i vari testimoni ce n'è però uno che, al contrario di altri teste, punta il dito contro Perocchio e Nerini, appoggiando la tesi di Gabriele Tadini. “Ho personalmente capito in più occasioni che il signor Tadini riferiva al direttore d'esercizio e al gestore dell'impianto, ad ogni avaria o anomalia riscontrata, che era necessario fermare l'impianto” ha affermato in una deposizione un dipendente della funivia del Mottarone. Ma il gip teme che le accuse dell'uomo servano a evitargli di essere lui stesso incriminato per la tragedia, perché un altro dipendente ha riferito che proprio lui “avrebbe dovuto rimuovere i ceppi per effettuare la corsa di prova”, cosa che invece non è avvenuta.

"Tadini voleva chiudere"

Il dipendente sostiene che il capo servizio Tadini avrebbe più volte parlato al direttore dell’esercizio e al gestore dell’impianto di chiudere la funivia: “Ma nonostante questo - prosegue il testimone - le volontà sia del gestore che del direttore erano quelle di proseguire, rimandando l'eventuale riparazione dell'anomalia più avanti nel tempo, quando per esempio la funivia si sarebbe fermata per la chiusura stagionale”. L'uomo dice di averlo sentito in prima persona: “Ho udito più volte lo stesso Tadini discutere animatamente al telefono con l'ingegner Perocchio e con il Nerini poiché questi ultimi due erano contrari alla chiusura dell'impianto nonostante la volontà del Tadini fosse di chiudere”.

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"Perocchio e Nerini volevano proseguire"

Il testimone parla di diverse anomalie che già altre volte avrebbero dovuto far chiudere la funivia: “Lavoro presso la funivia da circa due anni – spiega - e nell'arco di questo tempo posso affermare che sono successe diverse anomalie che avrebbero dovuto portare alla chiusura dell'impianto. Tra queste è capitato soprattutto nell'ultimo periodo un problema al sistema frenante e alla centralina idraulica della cabina numero 3. Questa avaria, nonostante ci sia stato l'intervento di una ditta specializzata, continuava a manifestarsi, ragion per cui la decisione del Tadini era quella di chiudere l'impianto per procedere a funivia ferma alla riparazione. Anche in questa occasione la volontà dell'ingegner Perocchio e del Nerini era quella di proseguire, rinviando la problematica di giorno in giorno”. Il testimone parla di diversi contrasti telefonici, dopo i quali avrebbe visto Tadini “molto turbato e demoralizzato”.

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I dubbi sulla testimonianza

C'è tuttavia qualche dubbio sulla testimonianza dell'uomo, nella quale potrebbe nascondersi l’intenzione di scagionare se stesso per non aver personalmente rimosso i freni per effettuare la corsa di prova. Il gip spiega che il testimone “ben sapeva di essere lui stesso incriminato per avere concorso a causare con la propria condotta, che avrebbe benissimo potuto rifiutare, la morte dei 14 turisti”. L’indagine ripartirà ora dal riesame delle posizioni dei diversi testimoni per andare avanti sulla strada tracciata, come ha detto ieri sera il pm a Sky TG24: “Non direi – ha aggiunto - che il Gip ha smontato il nostro impianto accusatorio”.

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Il pm vuole il riesame

L'uomo è stato sentito come testimone nella notte tra martedì e mercoledì della scorsa settimana, nella caserma dei carabinieri di Stresa, dal pm Bossi. La deposizione del dipendente è l’unica che collima con la versione di Tadini, tirando in ballo la responsabilità di Perocchio e Nerini, motivo per cui il pm ha annunciato di volerla riesaminare insieme a quelle di tutti gli altri dipendenti. Bossi non ha escluso la possibilità di nuovi  indagati.

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L'interrogatorio di Tadini

Resta sul tavolo il pesante verbale di interrogatorio di Garanzia di Gabriele Tadini: “Quel giorno – ha riferito il caposervizio della Funivia del Mottarone - nel corso della prova di funzionamento giornaliera, sulla vettura 3 ho riscontrato la solita problematica relativa alla pressione dei freni che era scesa a zero”. Tadini descrive tutto quello che è successo nei minuti antecedenti l'apertura al pubblico della funivia la cui prima corsa parte alle 9.30 dal lido dalla stazione base del lido di Carciano. Racconta che un collega gli aveva comunicato che la pressione dei freni era bassa e lui l’aveva ricaricata: “Al rientro delle cabine mi sono accorto che la pressione continuava a scendere. Sentivo che ogni due minuti continuava a caricare la pressione emettendo il rumore che già da diversi giorni sentivo. Quindi ho deciso di lasciare i ceppi montati sulla vettura. Ho prima provato a toglierli e poi li ho lasciati su altrimenti se si fosse attivato il sistema frenante, avrei dovuto interrompere il servizio”.

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