Secondo i dati diffusi da GayHelpLine.it, il 60% delle domande di assistenza provengono da giovani nella fascia 13-27 anni. Fra i giovani, uno su due ha subito moderati o gravi problemi in famiglia in seguito al proprio coming out. Inoltre, nell'ultimo anno, durante il periodo Covid, i ricatti e le minacce subiti dalle persone Lgbt sono passati dall'11% al 28%
Circa 50 richieste d’aiuto al giorno, fra chat e telefonate. In media 20mila all’anno. Per il 60% provengono da giovani in età 13-27 anni. Sempre fra i giovani, uno su due ha subito moderati o gravi problemi in famiglia in seguito al proprio coming out. È questa la situazione fotografata nei dati raccolti da GayHelpLine.it, il contact center nazionale antiomofobia e antitransfobia per persone gay, lesbiche, bisex e trans gestito dal Gay Center. Questi numeri diventano ancora più cruciali oggi, quando ricorre la Giornata internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia. La data ricorda il 17 maggio 1990: quel giorno l’Oms rimosse l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali.
Aumentate minacce e discriminazioni
Sempre secondo i dati di GayHelpLine.it, il 36% dei minorenni è stato represso: reclusione all’interno delle mura domestiche, tentativi di conversione, violenza verbale e fisica. Il 17% dei maggiorenni ha invece perso sostegno economico da parte della famiglia una volta fatto coming out. La maggior parte di loro sono stati di conseguenza abbandonati e messi in strada. Nell’anno della pandemia, sono inoltre cresciute le minacce ricevute (dall’11% al 28%) e le discriminazioni sul lavoro (dal 3 al 15%), contribuendo ad alimentare il fenomeno dell’under reporting, vale a dire la rinuncia a denunciare. Fra i ragazzi che hanno contattato il centro, il 30% ha poi affermato di aver subito attacchi di cyberbullismo.
approfondimento
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La Giornata internazionale contro l'omofobia: origini e storia
L'Organizzazione mondiale della sanità, fino al 17 maggio 1990 ha avuto nel proprio elenco di disturbi, devianze, malattie e ritardi il termine "omosessualità". Da quel giorno in avanti, l'omosessualità è stata riconosciuta non più come una malattia mentale. A ideare la giornata è stato Louis-Georges Tin, curatore del Dictionnaire de l’homophobie, il Dizionario dell’omofobia. La ricorrenza, celebrata in 130 Paesi, è promossa dal Comitato Internazionale per la Giornata contro l’Omofobia e la Transfobia e riconosciuta dall’Unione europea e dalle Nazioni Unite. L'obiettivo del 17 maggio è quello di promuovere eventi internazionali di sensibilizzazione e prevenzione per contrastare il fenomeno dell’omofobia, della bifobia e della transfobia.
La situazione in Italia
Secondo i dati di Ilga Europe, l’Italia è al 35esimo posto della classifica dei Paesi Europei per politiche a tutela dei diritti umani e dell’uguaglianza delle persone Lgbt+. Il nostro Paese è inoltre nel pieno della discussione riguardante il ddl Zan (dal cognome del relatore Alessandro Zan, deputato del Pd). In Italia manca ancora una legge che contrasti l’omobitrasnfobia: il provvedimento promosso si muove in questa direzione, ma la sua approvazione ha subito più volte dei rallentamenti (COSA PREVEDE IL DDL ZAN).