Francia, ex terroristi rossi: a breve tutti a casa con gradi diversi di libertà vigilata

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Dopo i 7 arresti di ieri, oggi si sono costituiti Bergamin e Ventura. I 9, per i quali la giustizia francese dovrà esaminare l'eventualità dell'estradizione, secondo fonti Ansa rientreranno tutti a casa questa sera. Per ognuno di loro, il giudice ha deciso vari gradi di libertà vigilata, che vanno dall'obbligo di firma all'obbligo di essere presenti in casa in certi orari. Tutto questo in attesa dell'inizio delle udienze davanti alla Chambre de l'Instruction

I 9 ex terroristi rossi per i quali la giustizia francese dovrà esaminare l'eventualità dell'estradizione rientreranno tutti a casa questa sera. Secondo fonti dell'inchiesta, riportate dall'Ansa, per ognuno di loro, il giudice ha deciso vari gradi di libertà vigilata, che vanno dall'obbligo di firma all'obbligo di essere presenti in casa in certi orari. Tutto questo in attesa dell'inizio delle udienze per ognuno di loro davanti alla Chambre de l'Instruction per la richiesta di estradizione italiana.

Bergamin e Ventura si sono costituiti

Questa mattina, Luigi Bergamin, uno dei tre ex terroristi rossi ancora in libertà dopo l'ondata di arresti di ieri mattina in Francia, si è presentato al palazzo di Giustizia di Parigi assieme al suo avvocato per costituirsi. Poche ore dopo si è costituito anche Raffaele Ventura, che poi è stato rimesso in libertà vigilata. Ancora ricercato invece l'ex brigatista Di Marzio. Intanto, a breve, al palazzo di Giustizia di Parigi, la procuratrice Clarisse Taron presenterà al giudice le sue richieste sulla prosecuzione o meno dello stato di fermo per i primi fermati per i quali è scattata la procedura di richiesta di estradizione: si tratta di Roberta Capelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi, Enzo Calvitti e Giovanni Alimonti delle Br; Giorgio Pietrostefani di Lotta continua e Narciso Manenti dei Nuclei armati contro il potere territoriale (CHI SONO). Ci vorranno 2-3 anni per l'estradizione. Secondo quanto si apprende da fonti dell'inchiesta, almeno per alcuni di loro si propende per provvedimenti alternativi alla detenzione o di libertà vigilata. Altre fonti, vicine alla difesa, affermano di temere invece la proroga dello stato di fermo per un "rischio di fuga". Entro 48 ore sarà esaminata anche la posizione di Bergamin. "È una buona notizia, si è costituito, vuol dire che ha capito, è un'ammissione. Adesso potrà scontare le proprie colpe", è il commento di Adriano Sabbadin, il figlio del macellaio Lino Sabbadin, ucciso nel 1979 dai Pac. Sull'operazione, che ha visto la collaborazione tra Italia e Francia, Sabbadin ha aggiunto: "Io non ho mai avuto dubbi sulla giustizia italiana".

Raffaele Ventura rimesso in libertà vigilata 

Gli avvocati di Raffaele Ventura, che si è costituito stamattina in Francia, riferiscono che il loro assistito è stato messo in libertà "sotto controllo giudiziario". Nella nota, i legali Jean-Pierre Mignard e Pierre-Emmanuel Biard, sottolineano che Ventura, "72 anni, di professione regista, non è mai stato membro delle BR ma del movimento di estrema sinistra Autonomia Operaia che non ha mai previsto la lotta armata né attentati contro le persone. Ha sempre negato i fatti che gli vengono imputati. Di conseguenza, rifiuta la sua estradizione", si conclude nella nota.

Legale Bergamin: non è fuggito, non era a casa 

"Non è scappato ma semplicemente ieri mattina non era a casa. Quando ha saputo" che era ricercato "ha deciso di costituirsi". A spiegarlo è l'avvocato Giovanni Ceola, legale di Luigi Bergamin, un tempo militante dei Proletari Armati per il Comunismo e tra gli ex terroristi destinatari di un mandato di arresto europeo eseguito in Francia. Bergamin, 73 anni, vive a Parigi, e come è stato riferito, "era da tempo che si aspettava" di essere arrestato.

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Chi è Luigi Bergamin

Bergamin è stato tra gli ideologi dei Proletari armati per il comunismo (Pac), il gruppo armato in cui militò Cesare Battisti. Deve scontare una pena di 16 anni e 11 mesi di reclusione come ideatore dell'omicidio del maresciallo Antonio Santoro, capo degli agenti di polizia penitenziaria ucciso a Udine il 6 giugno 1978 da Battisti. L'8 aprile per Bergamin sarebbe scattata la prescrizione, ma i termini sono stati interrotti dal magistrato di sorveglianza milanese Gloria Gambitta su richiesta del pm Adriana Blasco, che ha dichiarato Bergamin "delinquente abituale". Una definizione respinta con forza dall'avvocato Giovanni Ceola, legale di Bergamin: "La delinquenza abituale si dichiara con almeno due sentenze di condanna e non ha senso che arrivi 33 anni dopo". La vicenda giudiziaria di Bergamin e degli altri italiani è stata seguita direttamente in Francia dalla magistrata di collegamento italiana a Parigi, Roberta Collidà, in stretta cooperazione con i colleghi francesi. Oggi Collidà si trova a Roma per una riunione al ministero di Giustizia, destinata a fare il punto sull’operazione ribattezzata “Ombre Rosse” e i suoi sviluppi nei prossimi giorni.

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Cartabia: "Sete di giustizia, non di vendetta"

"Questa vicenda si protrae da oltre quattro decenni. Dietro questa svolta c'è un lavoro che ha coinvolto negli anni vari soggetti a più livelli”, ha sottolineato la ministra della Giustizia Marta Cartabia, in un'intervista al Corriere della Sera, parlando degli arresti. "Sin dal mio primo colloquio col ministro della Giustizia francese - ha aggiunto Cartabia - ho percepito una chiara sensibilità alla portata storica e politica del problema, un'umana partecipazione al dolore delle vittime e una netta determinazione ad impegnarsi per porvi rimedio". La ministra ha sottolineato poi che "la nostra volontà di riproporre la richiesta delle estradizioni non risponde nel modo più assoluto ad una sete di vendetta, che mi è estranea, ma ad un imperioso bisogno di chiarezza, fondamento di ogni reale possibilità di rieducazione, riconciliazione e riparazione, fini ultimi e imprescindibili della pena”. "Non ci può essere riconciliazione senza verità”, ribadisce poi in un’intervista a Repubblica. La ministra sottolinea: "Dopo quasi 40 anni, la Francia ha compreso appieno quale ferita abbia subito l'Italia negli anni di piombo, e per la prima volta ha rimosso gli ostacoli politici legati alla dottrina Mitterand, trasmettendo le domande di estradizione alle autorità giudiziarie, affinché la giustizia segua il proprio corso". "Gli arresti - prosegue - sono funzionali a evitare il pericolo di fuga. Ora i giudici valuteranno la convalida e l'opportunità di misure cautelari. Poi inizieranno i procedimenti per valutare caso per caso la sussistenza dei presupposti per la concessione dell'estradizione. Come sempre in queste procedure, l'ultima parola è dell'autorità politica".

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