Il presidente della Repubblica ha parlato al Quirinale in occasione della Festa della Liberazione: "È la vittoria dell'umanità sulla barbarie. Il giorno di un nuovo inizio, pieno di entusiasmo, portato a compimento con la Costituzione Repubblicana del 1948", ha detto il capo dello Stato che nel suo discorso, ha citato anche Sandro Pertini
"Sono passati settantasei anni da quando - il 25 aprile del 1945 - la voce di Sandro Pertini lanciava, dai microfoni Radio Milano Liberata, a nome del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia e del Corpo Volontari della Libertà, il proclama di insurrezione nazionale contro le truppe nazifasciste". Inizia così il discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che dal Quirinale ha parlato in occasione della festa della Liberazione (VIDEO). "Una data simbolica della guerra di Liberazione, scelta dalla Repubblica Italiana per ricordare la conclusione del sanguinoso conflitto, la fine della brutale e spietata occupazione nazista, il crollo definitivo del fascismo", ha detto il capo dello Stato. (LE FOTO DELLA CERIMONIA)
"Vittoria dell’umanità sulla barbarie"
Nel suo intervento, il presidente della Repubblica ha definito il 25 aprile come una "una giornata che per gli italiani rappresenta la festa civile della riconquista della libertà. La vittoria dell'umanità sulla barbarie. Il giorno di un nuovo inizio, pieno di entusiasmo, portato a compimento con la Costituzione Repubblicana del 1948". Si tratta, continua Mattarella, "di uno spartiacque imprescindibile nella nostra storia nazionale". Poi aggiunge: "L'Italia - affrancatasi, con il sangue di migliaia di martiri, da vent'anni di dittatura e di oscurantismo - tornò a sedersi nel novero delle nazioni civili, democratiche, pacifiche, dopo la guerra sanguinaria in cui era precipitata con il fascismo".
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"Ogni conquista trova fondamento nel 25 aprile"
Mattarella sottolinea poi come "le conquiste politiche, sociali, culturali, i diritti, la libertà di opinione, di voto, di associazione, di cui godiamo oggi, trovano il loro saldo radicamento nel 25 aprile. E, grazie alla Repubblica e alla sua Costituzione nate dalla Resistenza, furono estesi a tutti, senza eccezioni. A chi partecipò al movimento di Liberazione, a chi lo sostenne, a chi se ne sentì estraneo, anche a chi lo combatté". Il presidente della Repubblica ricorda come la "Resistenza fu un laboratorio dove si sperimentò l'incontro e la collaborazione tra le grandi forze popolari, tra le diverse posizioni e culture politiche. La Resistenza come grande serbatoio di istanze morali". Valori che è "tanto più necessario" ricordare oggi, "in un tempo nel quale l'orizzonte appare oscurato dall'angoscia, il futuro nascosto dall'incertezza e dalle ferite profonde prodotte dalla pandemia. Io credo che questa traccia sia ancora ben presente e chiara".
"Resistere significò coraggio e speranza"
Secondo Mattarella, "resistere allora significò combattere, rischiare di morire. Ma significò anche curare, accogliere perseguitati, testimoniare la propria umanità. Significò scrivere e parlare. Preparare con le idee nuove il tempo della libertà per tutti. Significò coraggio e speranza". "Nel momento più buio e drammatico della nostra storia molti italiani, a prescindere dalle loro appartenenze politiche, culturali e religiose, risposero prima di tutto alla loro coscienza per opporsi alla violenza, alla dittatura, all'ingiustizia. In nome della libertà - aggiunge - Resistere fu anzitutto un'assunzione di responsabilità personale, talvolta pagata con la vita. Una disponibilità al sacrificio, una scelta rischiosa fatta come atto di amore per la Patria, per la propria comunità. Un regalo alle generazioni che sarebbero venute dopo".
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"Quel ricordo è il cemento che tiene insieme la nostra comunità"
Infine, Mattarella conclude: "Il valore morale della Resistenza si è proiettato oltre il significato storico e politico di quella esperienza. Ed è per questo che quel patrimonio di ideali e valori ha continuato a parlarci così a lungo e ci sostiene, oggi, nelle difficoltà del presente. Vorrei dire soprattutto ai giovani di oggi: il ricordo, la consapevolezza del dolore, dei sacrifici, dei tempi bui che, ieri come oggi, ci tengono uniti. Ci fanno riconoscere nel nostro comune destino. Quel ricordo è il cemento che tiene insieme la nostra comunità". Il presidente della Repubblica sottolinea come "la crudeltà praticata dai nazifascisti anche contro anziani, donne e bambini inermi non fiaccò l'aspirazione alla libertà, ma, anzi, rafforzò il coraggio e la determinazione di chi decise di opporsi. Rinascita, unità, coesione, i sentimenti che hanno consentito al Paese di archiviare con la Liberazione una pagina nefasta della sua storia. Una memoria consapevole che guarda al futuro".