25 aprile, 10 canzoni per la Festa della Liberazione scelte da Francesco Moneti dei MCR

Musica

Fabrizio Basso

Violinista e polistrumentista di Modena City Ramblers e Casa Del Vento, l'artista toscano prepara per Sky Tg24 la playlist per la Festa della Liberazione

Poche realtà artistiche, nel senso più ampio ed ecumenico del termine, sono testimoni di libertà  come i Modena City Ramblers. Senza di loro tanta storia del Novecento sarebbe smarrita. E quando parlo di storia del secolo scorso mi riferisco a quella che, spesso, non finisce sui libri di storia. Fatta da persone normali, da gente sconosciuta che ha sacrificato (anche) la vita per renderci liberi. E dunque è per me naturale chiedere a Francesco Moneti dei Modena City Ramblers, de la Casa del Vento, valore aggiunto di tanti mondi musicali, chiedere di compilare, per Sky Tg24, una playlist di dieci canzoni per ricordarci che per celebrare quella Liberazione, che poi è quella di cui noi oggi godiamo, una infinità di gente ha donato la vita. E, come vedrete scorrendo questo articolo, Francesco non solo ha identificato i brani ma li ha anche raccontati.

Bella ciao - Giorgio Gaber

Il canto principe della resistenza, cantato ovunque in ogni parte del mondo. Misteriosa l'origine della melodia, pare una melodia yiddish. Innumerevoli le versioni e numerose le variazioni apportate al testo. Una delle primissime versione è quella registrata da Fausto Amodei e Sandra Mantovani ,ma è stata incisa anche da I Gufi e dalla Ska punk band capitolina Banda Bassotti. La versione che mi piace indicare è quella dell'indimenticato Giorgio Gaber.
 

La notte di San Severo - Casa del Vento

Uno dei tanti, tantissimi eccidi, stavolta consumato nelle campagne di Arezzo. La storia di Silvestro, padre di otto figli, un padre che non avrà la fortuna di diventare nonno. La tensione del testo sottolineata dagli strumenti fa si che questo brano non sia mai uscito dalla scaletta della storica band aretina.
 

La pianura dei sette fratelli - Gang

Pezzo meraviglioso della storica band marchigiana. La  musica e testo della canzone catapultano l'ascoltatore nella mattina del 28 dicembre del 1943, il giorno in cui i fratelli Cervi, rei di ospitare i combattenti per la libertà nel loro casolare e di fiancheggiare le azioni partigiane, vennero torturati e fucilati dai fascisti...“sette figlioli sette di pane e miele a chi li do, Sette come le note, una canzone gli canterò”.
 

Il partigiano John - Africa Unite

La band di Pinerolo compone questo brano per il progetto “materiale resistente”.

Il nonno di Madaski, l'estroso fondatore della band assieme all'amico Bunna, fu un partigiano che appartenne alla Brigata Garibaldi. Il suo nome era Francesco Raviolo, e fu ucciso durante uno scontro a fuoco mentre tornava a casa con alcuni suoi compagni ,l'indomani della liberazione di Torino. Il ritornello del brano è uno di quelli che ti si ficca in testa e ci rimane per sempre.
 

Oltre il ponte - Modena City Ramblers

Brano presente nell album del 2005 Appunti partigiani,suonato e cantato dalla band emiliana con il contributo importantissimo del grande Moni Ovadia. Il testo del brano, di rara bellezza, è una poesia di Italo Calvino, che aveva già avuto un adattamento musicale da parte di Sergio Liberovici. Calvino si rivolge a una giovane ragazza e le spiega la sua vita all’età “che tu hai ora”. I vent'anni d un ragazzo che si unisce alla lotta partigiana per sconfiggere le barbarie fasciste e per conquistare l'unico bene davvero inalienabile: la libertà.
 

Partigiani - Emily Collettivo Musicale

Voglio dare spazio anche a band giovani e sicuramente meno conosciute di quelle citate finora come i parmensi Emily Collettivo Musicale. Partigiani è una ballad folk rock evocativa, romantica e di lotta che narra la Resistenza ed esalta la figura eroica dei partigiani e delle loro gesta, ma è anche un brano che parla al nostro presente e ci invita a lottare per i nostri ideali, in un contesto in cui i valori della lotta partigiana sono sempre più attaccati e il tentativo di equiparare repubblichini e partigiani è strumentale a riabilitare l'ideologia oscura del ventennio fascista.
 

Villa Emma - Gasparazzo

Abruzzesi come la formazione partigiana della Brigata Maiella, nel loro interessante album Esiste chi resiste, portano alla luce quest'interessantissima storia. Corre l'anno 1942 e un’organizzazione ebraica di assistenza si occupa di ospitare in una grande villa di Nonantola, in provincia di Modena, cinquanta ragazzi ebrei provenienti dall'Est europeo a cui si aggiungono, successivamente, una trentina di ragazzi orfani provenienti dalla Croazia. Ai ragazzi viene dato un tetto e cibo, vengono occupati in lavori di cucito e falegnameria e, soprattutto, viene data loro la possibiltà di seguire le lezione scolastiche e istruirsi. Ma con l'occupazione nazista, la sorte dei ragazzi cambierà e la bella storia di Villa Emma si conclude. Ai ragazzi vengono forniti passaporti falsi e verranno spediti in Svizzera dove si spera riusciranno a ricostruirsi una vita, ma non tutti ce la faranno.  Per alcuni di loro si spalancheranno le porte dell'inferno di Auschwitz.
 

Auschwitz - Francesco Guccini             

Cosa si può dire di questo brano del maestrone che non sia già stato detto o scritto?

Il brano, all'inizio, fu accreditato a Maurizio Vandelli, leader della storica band beat Equipe 84, in quanto il giovane Guccini, all'epoca non era iscritto alla Siae. Il testo è in soggettiva. Molto semplicemente un bimbo racconta la sua morte. La cosa più brutta a cui si possa assistere, una cosa inumana, raccontata quasi con distacco. Un corpo privato della sua umanità, un involucro senza anima. Un numero. “Son morto con altri cento”...la barbarie, la ferocia umana che non si ferma neanche di fronte alla fanciullezza.
 

Il bersagliere ha cento penne (il partigiano)

Canto alpino adottato dalla resistenza partigiana. Nel testo si evidenzia la superiorità del partigiano. Il partigiano è un soldato che non è sul libro paga di nessuno, né è costretto ad arruolarsi. Il partigiano vuole combattere, sceglie di andare in guerra e lo fa in nome della libertà. Numerose le versioni di questo brano, anche in tempi più recenti. La band emiliana C.S.I. incide un’infuocata versione del brano nel 1997, contenuta nell'album "La terra, la guerra, una questione privata". Ma esistono altre versioni successive a questa, altrettanto interessanti, come quella dei Marlene Kuntz o quella di Cisco, che nelle esibizioni live lega questo canto alpino adottato dalla resistenza a un altro importante brano, “I Ribelli della montagna”.
 

Fischia il vento

Impensabile parlare e scrivere di resistenza senza citare l'inno della Brigata Garibaldi.

Il testo fu scritto dal medico e poeta Felice Cascione nel 1943 mentre la musica fu presa in prestito da Katiusia, una canzone popolare russa. Felice Cascione morirà in battaglia l'anno dopo, ucciso in battaglia dai nazifascisti, ma il brano sopravviverà alla morte dell'autore e verrà cantato nelle piazze, nei palchi e nelle manifestazioni partecipate fa folle oceaniche, tanto da essere evidenziata da molti, come la più nota e importante canzone della liberazione. Tante e tutte interessanti le numerose versioni del brano, registrate in epoche differenti da artisti di tutte le estrazioni musicali. Milva ne incide una sua versione nel 1965 per “Canti della libertà”. I lombardi Gufi nello stesso anno la registrano e suonano dal vivo. Modena City Ramblers, Gang, Banda Bassotti fino agli alfieri del rock demenziale Skiantos vantano una registrazione del brano e addirittura il chitarrista americano Marc Ribot, noto anche per essere il braccio destro di Tom Waits, ne incide una sua versione nell'album del 2018 ”Song of resistance 1942-2018”.

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