Covid, a rischio la riapertura degli impianti sciistici. Il Cts: rivedere le linee guida
Il Comitato tecnico scientifico ha inviato una serie di osservazioni alle Regioni riguardo al protocollo messo a punto a fine novembre: ha chiesto, prima di tutto, che venga reso più aderente al sistema della divisione in fasce dell’Italia previsto dall'attuale normativa. La riapertura in programma per il 7 gennaio, quindi, potrebbe slittare almeno alla fine del mese
La riapertura degli impianti sciistici potrebbe slittare ancora: al momento è prevista per il 7 gennaio, ma potrebbe essere rinviata almeno alla fine del mese. Il Cts, infatti, ha chiesto che vengano riviste le linee guida per la riapertura, per limitare il rischio di nuovi contagi da coronavirus
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Il Comitato tecnico scientifico ha inviato una serie di osservazioni alle Regioni riguardo al protocollo messo a punto a fine novembre: ha chiesto, prima di tutto, che venga reso più aderente al sistema della divisione in fasce dell’Italia previsto dall'attuale normativa
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Nonostante le misure prese abbiano determinato un rallentamento della crescita dei contagi di coronavirus, spiegano ancora gli esperti, “la circolazione del virus rimane elevata” e quindi è “ancora necessario adottare la massima cautela”, con una stretta osservanza delle misure per prevenire il contagio - a partire dal distanziamento - anche negli "spazi all'aperto"
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L'eventuale riapertura degli impianti, continuano gli esperti, dovrà essere preceduta da una “rivalutazione della situazione epidemiologica”, senza la quale non si potrà procedere
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Nella riunione con i rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, tecnici ed esperti hanno segnalato anche un altro aspetto: funivie e cabinovie rappresentano un contesto a rischio medio-alto, con possibilità di rischio alto nelle ore di punta, esattamente come i mezzi del trasporto pubblico
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Per consentirne l'uso, ha quindi spiegato il Cts, va prevista “un'efficace riorganizzazione degli impianti di risalita”, che va affiancata a una serie di misure di "prevenzione e protezione collettiva"
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Proprio per questi motivi, il Cts ha deciso di inviare una serie di osservazioni al protocollo
In primo luogo, dicono gli esperti, le misure vanno “calate” nella realtà della divisione in fasce dell'Italia in base al rischio: in una regione in zona gialla gli impianti potranno funzionare con un'occupazione del 100% sulle seggiovie e del 50% su cabinovie e funivie (come proposto dalle Regioni), con l'uso obbligatorio della mascherina
Nelle regioni arancioni dovranno invece viaggiare tutti al 50% della capienza e sempre con l'obbligo della mascherina
Nelle zone arancioni, inoltre, si dovrà tenere conto delle restrizioni previste alla mobilità: vale a dire che non sarà possibile spostarsi da un comune all'altro
Nelle zone rosse, secondo il Cts, gli impianti devono rimanere chiusi
Quanto alla proposta di un tetto massimo giornaliero alla vendita degli skipass, il Cts sottolinea la necessità che vengano individuati "criteri chiari" per la loro definizione, che tengano conto non solo della quota giornaliera ma anche di quelle settimanali e stagionali
Serve anche, suggeriscono gli esperti, un sistema che consenta di fare previsioni sulla gestione dei flussi per il controllo dello skipass e, soprattutto, misure idonee a evitare gli assembramenti alla partenza degli impianti
La palla, ora, passa di nuovo alle Regioni: una nuova riunione del Comitato tecnico scientifico è intanto prevista per metà della settimana prossima ma è improbabile che si arrivi a una soluzione per il 7 gennaio e il rischio è che gli impianti rimarranno ancora chiusi, in una stagione che ha fatto registrare nevicate record come non si vedevano da anni