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Divieto di imbarco dei trolley, Carpisa fa causa a Enac per "danno economico"

Cronaca
©Ansa

"Decisori pubblici irresponsabili, fanno scelte sbagliate e ignorano gli effetti sull'economia e la vita reale delle persone", accusa in una nota Gianluigi Cimmino, ceo di Pianoforte Holding, gruppo che include il retailer di valigeria. Intanto, la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa conferma che i bagagli a mano potranno di nuovo essere portati a bordo dell'aereo

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Il retailer di valigeria Carpisa ha fatto causa a Enac per "danno economico" dopo il divieto di imbarco - ora tolto - dei trolley sugli aerei. Lo ha annunciato in una nota Gianluigi Cimmino, ceo di Pianoforte Holding, gruppo che include Yamamay, Jaked e la stessa Carpisa. Il divieto, non più in vigore, "era inutile e anzi dannoso - si legge - perché ha provocato ritardi per le procedure di imbarco e assembramenti per il ritiro delle valigie. La decisione autonoma di Enac, non sollecitata da alcun protocollo sanitario né replicata altrove, ha causato un grave danno anche alle aziende che, come la mia, producono valigie realizzate apposta per essere imbarcate sugli aerei" (CORONAVIRUS, LE ULTIME NEWS - LO SPECIALE).

Il dietrofront

Proprio nella giornata di oggi, 14 luglio, la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa - in un'intervista a Rai Radio1 - ha confermato che i bagagli a mano possono di nuovo essere portati a bordo dell'aereo per essere sistemati nelle cappelliere. Zampa ha spiegato che la decisione iniziale, "assunta dalle compagnie aeree e non dal governo", aveva comunque una "sua ratio", perché si producevano "assembramenti e contatti, anche se quelle vicinanze non vanno mai sopra i 15-20 minuti che è il tempo in cui avviene il contagio".

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"Decisori pubblici irresponsabili, ignorano effetti sull'economia"

Tornando alla nota del ceo Cimmino, si legge che Carpisa è "il primo retailer in Europa di valigeria, il settore più colpito da questa crisi, che non ha ricevuto senza alcun genere di sostegno o contributo da parte dello Stato. La revoca è una buona notizia, ma non basta. È ora di finirla con i decisori pubblici irresponsabili, cioè che fanno scelte sbagliate e poi non subiscono alcuna conseguenza, che ignorano gli effetti sull'economia e la vita reale delle persone".

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