Coronavirus, Save the Children: "Madri sempre più equilibriste tra lavoro e casa"

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Secondo l'ultimo rapporto dell'organizzazione, per il 74 percento delle donne con almeno un figlio è aumentato il lavoro domestico. Molte di loro, sottolinea l'ong, sono costrette a una scelta netta tra attività lavorativa e vita familiare: "Ma la situazione era già preoccupante prima dell'emergenza sanitaria", viene sottolineato

Madri sempre più "equilibriste" tra impiego, vita familiare e gestione della casa, con un carico di lavoro domestico che è ulteriormente aumentato con l'emergenza coronavirus (GLI AGGIORNAMENTI LIVE - LO SPECIALE). Una situazione già critica che è ulteriormente peggiorata con la crisi determinata dal Covid19. È questo il quadro che emerge dall’analisi di Save the Children nel rapporto “Le equilibriste: la maternità in Italia 2020”, secondo cui molte madri in Italia sono costrette a una scelta netta tra attività lavorativa e vita familiare. La situazione delle madri italiane è peggiorata soprattutto per i 3 milioni di lavoratrici con almeno un figlio minore di 15 anni, pari a circa il 30% delle occupate totali (9 milioni e 872mila).  Per Save the Children - sulla base di un questionario somministrato a quasi 1.000 madri dall'Associazione Orlando in piena emergenza Covid - negli ultimi tempi per il 74,1% delle intervistate il carico di lavoro domestico è aumentato, sia per l'accudimento di figli, anziani, persone non autosufficienti, sia per le attività quotidiane di lavoro casalingo. Da una recente indagine condotta da 40dB per Save The Children emerge inoltre che nelle famiglie più a rischio povertà il carico di cura nelle famiglie è sulle spalle delle donne.

Situazione già critica prima dell’emergenza coronavirus

Il quadro di partenza in Italia presentava aspetti preoccupanti già alle porte di un'emergenza senza precedenti come quella causata dal coronavirus. Tra le oltre 6,2 milioni di mamme con almeno un figlio minorenne, sono sempre meno quelle più giovani (l'età media al parto cresce inesorabilmente e nel 2019 tocca i 32,1 anni, il tasso più alto in Europa), e molte di loro sono costrette a rinunciare alla carriera professionale (tra i 25 e i 54 anni solo il 57% delle madri risulta occupata rispetto all'89,3% dei padri). Spesso queste madri ammettono di aver modificato qualche aspetto della propria attività lavorativa per cercare di conciliare lavoro e vita privata (la scelta della riduzione dell'orario di lavoro ha riguardato il 18% delle donne e solo il 3% degli uomini). Una situazione già critica che è ulteriormente peggiorata con l'emergenza coronavirus, specie per i 3 milioni di lavoratrici con almeno un figlio piccolo (con meno di 15 anni), circa il 30% delle occupate totali (9 milioni e 872 mila).

Carico domestico aumentato

Stando a un'analisi elaborata da Save The Children sui questionari somministrati dall'Associazione Orlando a quasi 1000 mamme, sul fronte lavorativo, queste nell'ultimo periodo sono sempre più "equilibriste": nonostante quasi la metà delle intervistate (44,4%) stia proseguendo la propria attività lavorativa in modalità agile, tra queste solo il 25,3% ha a disposizione una stanza separata dai figli e compagni/mariti dove poter lavorare, mentre quasi la metà (42,8%) è costretta a condividere lo spazio di lavoro con i familiari. In questo periodo, per 3 mamme su 4 tra quelle intervistate (74,1%) il carico di lavoro domestico è aumentato, sia per l'accudimento di figli/e, anziani/e in casa, persone non autosufficienti, sia per le attività quotidiane di lavoro casalingo (spesa, preparazione pasti, pulizie di casa, lavatrici, stirare). Tra quelle che hanno dichiarato un aumento del carico domestico, il 43,9% dichiara un forte aumento, mentre il 30,2% lo considera aumentato di poco. All'interno dei nuclei familiari, comunque, le mamme continuano ad avere la netta sensazione che tutto "pesi sulle loro spalle": solo per una mamma su cinque la situazione di emergenza ha rappresentato un'occasione per riequilibrare la ripartizione del lavoro di cura e domestico con le altre persone che vivono insieme a lei (19,5%). In un'altra recente indagine condotta da 40dB per Save the Children, emerge come il carico di cura nelle famiglie vulnerabili sia ancora di più sulle spalle delle donne, senza il supporto degli uomini: sono praticamente da sole a occuparsi dei figli (51,7%), a pulire la casa e lavare i vestiti (l'80,2%), a fare la spesa (50,3%), cucinare (70,5%).

Le principali difficoltà vissute dalle madri durante l’emergenza

Dall'analisi elaborata da Save the Children sui questionari somministrati dall'associazione Orlando, per quanto riguarda le principali criticità che le mamme hanno vissuto nella fase di isolamento forzato, di sicuro la lontananza dai propri affetti (nel 21,7% dei casi), la limitazione di attività legate al benessere personale (15,4%) e il peso di lavoro di cura dei figli minori (14%), hanno prevalso addirittura sull'isolamento forzato (13,9%) e sulla paura del contagio (11,3%). Preoccupanti, ovviamente, i problemi economici (8%), i conflitti in casa (6,7%) e il rischio di perdita del lavoro (6,3%). Particolari criticità, inoltre, riguardano i genitori single, che affrontano in contemporanea l'emergenza lavorativa e quella familiare. Tra questi, la grande maggioranza è rappresentata da donne, 302mila mamme (a fronte di 47mila papà) che devono gestire lavoro e cura dei figli da sole. Senza considerare le circa 70mila donne che si stima abbiano dato alla luce un figlio in questi mesi, molte delle quali si sono dovute confrontare non solo con le classiche inquietudini e apprensioni delle neomamme ma anche con quelle innescate dal coronavirus e correlate alla difficoltà di avere informazioni chiare e univoche sulla trasmissione del virus, i pericoli del contagio, l'allattamento, la possibilità o meno di poter stare con il neonato in caso di positività al virus. 

 

"Molte donne rischiano di dover decidere di non rientrare al lavoro"

 

''Con l'avvio della fase tre, le più penalizzate rischiano di essere le madri lavoratrici, circa il 6% della popolazione italiana",  afferma Antonella Inverno, responsabile politiche per l'infanzia di Save the Children. "Con la mancata riapertura dei servizi per la primissima infanzia molte donne, soprattutto quelle con retribuzioni più basse e impiegate in settori dove è necessaria la presenza fisica, rischiano di dover decidere di non rientrare al lavoro, aggravando la già difficile situazione dei livelli occupazionali femminili italiani. Per quelle che invece potranno lavorare in smart working, è forte il rischio di un carico eccessivo di lavoro e di cura", sottolinea Inverno.

 

Save the Children: "Serve un Piano straordinario per l'infanzia"

Inverno evidenzia anche che ''non è solo la chiusura dei servizi per la prima infanzia a preoccupare le madri, ma anche la gestione della didattica a distanza, che soprattutto per le scuole primarie, necessita di un continuo supporto da parte di un adulto a casa, e soprattutto la gestione del carico emotivo dei figli, ancora oggi dimenticati dalla politica nella fase della ripartenza", afferma la responsabile politiche per l'infanzia di Save the Children. "È necessario adottare al più presto un Piano straordinario per l'infanzia e l'adolescenza, che metta al centro i diritti dei minorenni, perché le famiglie non devono essere lasciate sole ad affrontare le sfide educative e sociali che la crisi sanitaria ha imposto".

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