Coronavirus, il virologo Rizzardini a Sky tg24: "Evitare luoghi affollati"

Cronaca

L’esperto dell'ospedale Sacco invita a "lavarsi le mani frequentemente" e a prestare particolare attenzione ai contatti diretti, "soprattutto quando si hanno dei sintomi respiratori" 

“Evitare i luoghi affollati”. L'appello arriva dal virologo Giuliano Rizzardini, dell’ospedale Sacco di Milano che, intervistato a Sky Tg24, invita a "lavarsi frequentemente le mani" e cercare di non "andare a contatto diretto se si hanno dei sintomi come tosse e raffreddore". Al Corriere della Sera, invece, l’esperto ha parlato di numeri ricordando che il primo marzo, dai dati della Protezione civile, “a livello italiano danno 528 nuovi casi di coronavirus. Il 29 febbraio i nuovi casi erano 228. Vuol dire che ciascun nuovo contagiato ha infettato a sua volta 2,4 persone” (ULTIME NOTIZIE - SPECIALE).

Cosa fare per bloccare i contagi

Rizzardini è consapevole che si stiano richiedendo sacrifici alla popolazione ma è convinto che per tornare alla normalità “bisogna fermare la corsa del virus” il prima possibile e per farlo “i contatti sociali vanno limitati”. “Ciò vuol dire che chi può è meglio che lavori da casa - è il suggerimento del virologo - e i bar non devono essere affollati. Non solo: chi ha tosse, raffreddore e sintomi compatibili con il coronavirus è meglio che stia a casa per qualche giorno. Se è solo un’influenza stagionale appena sta meglio può tornare alla vita normale, altrimenti ovviamente deve chiamare il 112” (OMS: NON È ANCORA PANDEMIA - TUTTO QUELLO CHE C'È DA SAPERE - LA DIFFUSIONE GLOBALE IN UNA MAPPA ANIMATA - IL GARANTE: "STOP AGLI SCIOPERI DEL 9 MARZO").

La progressione dei contagi

Il virologo chiarisce che, seguendo i dati, “una persona ne infetta più di una” ma “ci fanno ben sperare invece i giorni in cui la curva scende come il 29 febbraio”, anche se un solo giorno di calo non basta per dire che la diffusione del virus si stia arrestando. Venerdì 6 marzo, intanto, si potrebbe avere una prima risposta sugli effetti delle misure adottate dopo che saranno passato “i 14 giorni di incubazione dal Paziente Uno”.

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