Coronavirus, la parola d’ordine è "droplet", tenere la distanza di un metro

Cronaca

La parola d’ordine dell’emergenza coronavirus è ora “droplet”, che indica il criterio di tenersi alla giusta distanza, calcolata in un metro, per evitare di contagiare gli altri o di essere contagiato. Una misura prevista anche nel decreto del presidente del Consiglio

Il decreto varato dal governo per far fronte all’emergenza coronavirus (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE) introduce un nuovo parametro fondamentale: la distanza di sicurezza di un metro per limitare il più possibile il contagio.

"Droplet"

La parola d’ordine è "droplet", che tradotto dall’inglese significa "gocciolina", ma che in realtà indica il criterio di tenersi alla giusta distanza affinché le goccioline di saliva che disperdiamo nell'aria starnutendo, tossendo o anche soltanto parlando, non arrivino agli altri. E la giusta distanza è calcolata in almeno un metro. Tutti i musei, istituti e luoghi di cultura sono aperti al pubblico, ma devono "assicurare modalità di fruizione contingentata”, ovvero evitare "assembramenti" e comunque fare in modo che i visitatori rispettino la distanza di almeno un metro.

Come in Vaticano

Uno dei primi esempi di applicazione del criterio del “droplet” si è visto in Vaticano per gli ingressi a Piazza San Pietro per l’Angelus del Papa. I controlli vengono effettuati uno per volta mantenendo sempre una distanza di sicurezza di almeno un metro tra le persone. E potrebbe essere così nelle chiese durante le messe, o nei ristoranti, mercati, centri commerciali, bar, o anche per salire su una funivia.

Difficile da rispettare

Una misura, questa della distanza di sicurezza, che però, anche se sotto un profilo medico potrebbe aiutare a contenere i contagi, non è facile da rispettare, come molti, compresi alcuni sindaci, hanno fatto osservare.

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