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Arresto Zaki in Egitto, genitori Regeni: "Governi democratici lo tutelino"

Cronaca
Foto: Ansa

La madre e il padre del ricercatore ucciso nel 2016 si sono detti "empaticamente vicini ai familiari e agli amici di Patrick", lo studente egiziano arrestato nei giorni scorsi al suo rientro al Cairo. "Noi sappiamo di cosa è capace la paranoica ferocia egiziana"

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"Siamo empaticamente vicini ai familiari e agli amici di Patrick George Zaky dei quali comprendiamo l'angoscia e il dolore". Queste le parole, affidate ad una nota, di Paola e Claudio Regeni, genitori di Giulio. Entrambi, insieme al legale Alessandra Ballerini, hanno voluto dimostrare solidarietà nei confronti di Patrick George Zaki, il giovane studente egiziano - che studia ad un master dell’università di Bologna - arrestato nei giorni scorsi al suo rientro al Cairo. Erano stati gli stessi familiari di Zaki, in un’intervista rilasciata a Repubblica, ad affermare che le forze dell’ordine egiziane hanno arrestato il giovane perché volevano conoscere "i suoi legami con l'Italia e con la famiglia di Giulio Regeni”, ed è per questo motivo che sarebbe stato “picchiato e torturato per 30 ore". (IL MURALES REGENI-ZAKI)

Genitori Regeni: "Sappiamo di cos’è capace la ferocia egiziana"

"Noi sappiamo di cosa è capace la paranoica ferocia egiziana: sparizioni forzate, arresti arbitrari, torture, confessioni inverosimili estorte con la violenza, depistaggi, minacce. Il tutto con la complicità ipocrita di governi e istituzioni che non voglio rompere l'amicizia con questo Paese", affermano i genitori di Giulio Regeni, che poi aggiungono: "Speriamo che ammonite dalla tragica vicenda di Giulio le istituzioni italiane ed europee sappiano questa volta trovare gli strumenti per salvare la vita e l'incolumità di questo giovane ricercatore internazionale, senza far più passare neppure un'ora". (GENITORI REGENI: "ZONE GRIGIE SIA DA ITALIA SIA DA EGITTO)

"Le istituzioni facciano ciò che non fecero per salvare Giulio"

"Se si vuole veramente salvare la vita di questo ragazzo occorre che i Paesi che si professano democratici abbiano la forza e la dignità di dichiarare l'Egitto Paese non sicuro e richiamare immediatamente i propri ambasciatori. Il resto sono solo prese in giro. Patrick, come Giulio, merita onestà e determinazione, non chiacchiere imbarazzanti e oltraggiose. Auspichiamo - conclude la nota - che ci sia per Patrick una reale, efficace e costante mobilitazione affinché questo giovane possa essere liberato senza indugi. Chiediamo alle istituzioni italiane ed europee di porre immediatamente in essere tutte quelle azioni concrete che non sono mai state esercitate per salvare la vita di Giulio o per pretendere verità sul suo omicidio". (LA STORIA DEL CASO - CHI ERA GIULIO - QUATTRO ANNI DALLA SCOMPARSA)