Secondo le parole del procuratore di Barcellona Pozzo di Gotto la struttura "non era nata per essere una fabbrica di fuochi d'artificio". Cinque le vittime, due i feriti gravi. In corso la bonifica della zona
La procura di Barcellona Pozzo di Gotto ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo plurimo con l'aggravante di violazione delle norme di sicurezza sul lavoro.
Cinque le persone che ieri pomeriggio hanno perso la vita nell'esplosione di un deposito nel messinese: quattro operai impegnati nella saldatura di un cancello e la moglie del titolare. Due i feriti, uno dei quali in gravissime condizioni. Nella struttura “adibita a fabbrica di fuochi d’artificio” erano in corso dei lavori di manutenzione. “Adibita” perché, secondo le parole del procuratore Emanuele Crescenti, “non era nata per esserlo e i lavori si stavano facendo proprio per mettere le strutture in sicurezza”.
Pm: "Esplosione dovuta a poca attenzione sui lavori"
Sedici locali separati su cui incombeva l'obbligo della messa in sicurezza. "Per questo stava intervenendo la ditta esterna e gli operai stavano sistemando alcuni cancelli con delle saldature. L'esplosione – ha aggiunto il procuratore, "sarebbe dovuta a una poca attenzione" in questi lavori e "ha subito interessato alcuni locali con un effetto domino sugli altri". "Questa è una morte per lavoro – ha aggiunto - nel 2020 si muore per poter lavorare, è la cosa più triste". E ancora: "Lavoriamo a 360 gradi. C'è stata una attivazione di tutte le forze dell'ordine e di collaborazione sotto il profilo della verifica delle condizioni di lavoro". Ci sono l'Inail, i vigili del fuoco, gli ispettori del lavoro, il comando dei carabinieri, la questura, i carabinieri del materia del lavoro, i Ris, la Guardia di finanza. "A me interessa verificare non solo la causa dell'evento” ha detto Crescenti, “mi interessa verificare che non si continui a morire per lavoro; sapere che erano dei ragazzi giovani coloro che hanno perso la vita, alcuni con figli piccoli, è veramente triste. Faremo di tutto per accertare le responsabilità e perché' in futuro non si ripetano più eventi del genere".
Area resta a rischio, prosegue la bonifica
Il giorno dopo la tragedia prosegue la bonifica dell'area per la presenza di materiale inesploso da parte dei vigili del fuoco (LE FOTO). All’origine della doppia esplosione ci sarebbero le scintille prodotte da una saldatrice utilizzata dagli operai. "Stiamo cercando di fare il punto della situazione che presenta diversi aspetti da chiarire” ha confermato il procuratore Crescenti. “Nella notte si è trattato soprattutto di lavorare per mettere in sicurezza il sito da parte dei vigili del fuoco e del Genio militare", che presenta dei rischi per la presenza di materiale esplodente. Sul posto oggi anche gli investigatori del Ris di Messina e gli specialisti del nucleo investigativo antincendi.
Le cinque vittime
Sono state intanto identificate tutte le cinque vittime. Oltre alla moglie del titolare, Venera Mazzeo, 71 anni (colpita dall'onda d'urto dell'esplosione), hanno perso la vita gli operai della ditta Bagnato di Merì, in provincia di Messina, che stavano effettuando i lavori: Mohamed Taeher Mannai, 39 anni, Giuseppe Testaverde, 34 anni, Vito Mazzeo, 23 anni e Fortunato Porcino, 36 anni. Migliorano le condizioni di Nino Bagnato, il figlio del titolare della ditta, ricoverato al centro grandi ustioni di Catania. Restano invece gravissime quelle di Bartolomeo Costa, 37 anni, il figlio dei titolari dell'azienda. Secondo i primi riscontri l'uomo non si trovava nell'edificio al momento della deflagrazione ma ci sarebbe entrato nel tentativo di salvare la madre.