Secondo Cozzi esclusi eventi del tutto imprevedibili, non è corretto pensare che queste opere “non possano avere un grado di sicurezza assoluto”. Nel caso del viadotto di Genova, la Procura sta vagliando tutte le ipotesi “dalle più alle meno verosimili”
“Il ponte non ce la faceva più. È come quando una persona ha raggiunto una certa età e ha determinate condizione di salute: basta poco perché si crei l’irreparabile”. Il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, intervistato da Sky TG24, usa una similitudine per parlare del ponte Morandi, un anno dopo il crollo (GLI AGGIORNAMENTI - IL VIDEO INEDITO - LO SPECIALE). Cozzi torna a ribadire che “non è stata una fatalità” e che, esclusi eventi assolutamente imprevedibili, non è corretto pensare che queste opere “non possano avere un grado di sicurezza assoluto”. Poi aggiunge: “Darei al nuovo ponte il nome di uno dei bambini vittime del crollo, perché da quella voragine possa venir fuori un ricordo, una memoria del passato ma anche una speranza per il futuro”.
A che punto è il processo
“Il procedimento vede in atto due incidenti probatori. Il primo è stato completato e riguardava le condizioni del ponte, della infrastruttura al momento del crollo. E quindi le condizioni di funzionalità e la manutenzione. Il secondo che è già iniziato e che dovrebbe concludersi entro fine novembre/dicembre riguarda le cause del crollo. Questo non significa un ritardo nel processo, ma se mai un’economia nel processo, perché questi incidenti probatori servono a delimitare anche eventuali responsabilità”, spiega il procuratore.
Le ipotesi al vaglio
Gli inquirenti, assistiti anche da tecnici e periti, hanno vagliato “tutte le possibili ipotesi. Dalle più inverosimili a quelle meno. Vengono tutte prese in considerazione, poi il cerchio si stringe. Per esempio, l’ipotesi che un fulmine abbia colpito il ponte o che una bobina di trenta tonnellate sia caduta causando il crollo sono tra le meno verosimili”, sottolinea Cozzi.
Rischio prescrizione
In merito al possibile avvento della prescrizione, Cozzi rassicura, citando altri casi: “Genova purtroppo ha vissuto una stagione di grandi disastri per le più disparate cause. Parlo del crollo della torre dei piloti, delle alluvioni del 2011 e 2014. Quasi tutti questi processi sono arrivati a conclusione, alla sentenza di secondo grado o in Cassazione. Per nessuno è stata dichiarata la prescrizione”.
Il crollo del ponte era “prevedibile”
Il procuratore di Genova sottolinea poi che si tratta di un fatto “del tutto casuale e accidentale che il crollo sia avvenuto quel giorno a quell’ora e con quel numero di vittime”. Ma, allo stesso tempo, “non è vero che queste opere non possono avere un grado di sicurezza assoluto. Non lo possono avere nei confronti di eventi assolutamente imprevedibili (se cade un meteorite, certamente non fa parte degli eventi prevenibili e prevedibili). Ma non si tratta di questo caso”.