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Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik: chi era lo storico ultras della Lazio ucciso a Roma

Cronaca

Arrestato per traffico di droga internazionale nel 2013, due anni dopo viene condannato per il tentativo di scalata alla Lazio. Nel suo passato, anche diverse azioni violente e antisemite tra gli spalti della Curva Nord

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La conquista della Curva Nord, poi il tentativo di scalata della Lazio. Ma anche un arresto per traffico di droga internazionale. Fabrizio Piscitelli, soprannominato Diabolik, aveva collezionato molti precedenti. Tanto che i suoi crimini vanno indietro fino a 20 anni fa, prima ancora della sua affermazione, nei primi anni Duemila, a guida degli Irriducibili, il gruppo ultras più oltranzista della Lazio. L’uomo è stato ucciso a Roma, il 7 agosto, da un colpo di pistola alla testa, nel parco degli Acquedotti, in via Lemonia, mentre era su una panchina. Una dinamica, questa, che fa pensare a una vera e propria esecuzione (FOTO).

Il traffico di droga sull'asse Italia-Spagna

I precedenti di Piscitelli sono molti. Nel 2013, viene arrestato, dopo un mese di ricerche, in un appartamento alla periferia della Capitale, dove si nascondeva dalla Guardia di Finanza. Era accusato di essere a capo di un gruppo criminale che gestiva un traffico di droga internazionale tra Italia e Spagna. Nel covo era stato trovato anche un arsenale che avrebbe potuto essere utilizzato per gli scontri allo stadio.

Il tentativo di scalata della Lazio

Passano solo due anni dall’arresto del 2013 e, nel 2015, Piscitelli viene condannato, insieme ad altri tre capi ultrà della Curva Nord, per il tentativo di scalata alla Lazio. Un'inchiesta, quella, che coinvolse anche l'ex leggenda biancoceleste Giorgio Chinaglia. L’anno successivo, arriva il sequestro delle Fiamme Gialle di beni per 2 milioni di euro, in cui figura anche una sua villa a Grottaferrata. La casa è stata poi soggetta a revoca della confisca da parte della Cassazione.

Le azioni messe a segno con gli Irriducibili

Ma Diabolik è soprattutto un nome che ricorre spesso nelle azioni messe a segno dagli Irriducibili della Lazio. Per esempio, il 30 gennaio del 2000, in occasione di Lazio-Bari nell'annata dello scudetto vinto da Sven Goran Eriksson, venne esposto uno striscione in Curva Nord in "onore alla tigre Arkan". Il riferimento era a Zeljko Raznatovic, criminale di guerra serbo accusato di genocidio e crimini contro l'umanità e deceduto proprio in quei giorni.

Adesivi antisemiti su Anna Frank e volantini contro le donne

Passando a episodi più recenti, nel 2017, proprio gli Irriducibili hanno affisso adesivi antisemiti che ritraevano Anna Frank con la maglia giallorossa, nella Curva Sud della Roma. E ancora: un anno fa, è circolato un volantino, a firma del sedicente "direttivo Diabolik Pluto" (due capi ultrà), che vietava alle donne di stare nelle prime dieci file della Curva Nord, perché considerato un "luogo sacro" della tifoseria biancoceleste. La spiegazione: "Chi sceglie lo stadio come alternativa alla spensierata e romantica giornata a Villa Borghese, andasse in altri settori".