Cesare Battisti, difesa chiede riduzione pena. Pg: “È stata espulsione, non estradizione”

Cronaca

Il legale dell’ex terrorista chiede di trasformare l’ergastolo in 30 anni (al netto della detenzione scontata sarebbero 20). A suo dire, la procedura di espulsione dalla Bolivia è stata illegittima e dovrebbe applicarsi l’estradizione dal Brasile. Ma la Procura nega

"Non chiedo lo sconto di pena ma l'applicazione della legge, perchè pena da scontare non vuol dire sconto di pena", ha detto Davide Steccanella, il difensore di Cesare Battisti, davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Milano. Il legale dell'ex terrorista condannato definitivamente all'ergastolo per 4 omicidi e fermato in Bolivia lo scorso gennaio dopo essere fuggito dal Brasile, ha chiesto per il suo assistito di commutare la pena definitiva dell'ergastolo in 30 anni, in base all’accordo di estradizione tra Italia e Brasile. Ma il pg Antonio Lamanna frena: quella nei confronti di Battisti “non è stata una procedura di estradizione ma di espulsione”. Per questo motivo, secondo la Procura, non è valido l’accordo tra il nostro Paese e il Brasile, definito terzo estraneo.

Avvocato: “Espulsione illegittima”

Secondo Steccanella, invece, la procedura di espulsione dalla Bolivia di Battisti "non è stata legittima" poiché prima di consegnarlo all'Italia si doveva seguire un "percorso burocratico". L'avvocato ha ricostruito le ore successive alla cattura di Battisti in Bolivia, spiegando, ad esempio, che non è stato nominato un interprete di lingua spagnola e che non si è atteso 3 giorni per consentire a Battisti di presentare reclamo contro il provvedimento di espulsione. Inoltre, ha sottolineato, invece di andare in Brasile "viene caricato su un aereo italiano" decidendo di "saltare un passaggio". "Se non ci fosse stata la procedura di estradizione brasiliana - ha rimarcato - era un altro discorso. Però quella procedura c'è ed è stata perfezionata lo scorso 14 dicembre". E per il legale ciò avrebbe dovuto "impedire la consegna". Il legale ha anche spiegato che i 3 atti notificati dalla polizia al suo assistito appena arrivato a Ciampino parlano espressamente di "procedura di estradizione". La Corte di Milano, che si è riservata di decidere nei prossimi giorni, dovrà quindi stabilire se sia il caso di applicare l’estradizione, in modo da commutare l'ergastolo - come prevede l'accordo firmato dall'allora ministro della giustizia Andrea Orlando - in 30 anni. Se la richiesta dell’avvocato dell’ex terrorista, ora in carcere in Sardegna, dovesse essere accolta, Battisti – al netto del periodo di detenzione già sofferto – dovrebbe scontare ancora 20 anni, 7 mesi e 24 giorni.

Pg: “Battisti avrebbe dovuto essere in Brasile per applicare l’estradizione”

Ma il sostituto procuratore generale Lamanna ha sostenuto durante l’udienza che l'accordo di estradizione per Battisti tra Italia e Brasile "non può trovare ingresso" nel caso in esame. “È essenziale - ha detto il pg - che la persona da estradare si trovi nello Stato a cui è stata fatta la richiesta di estradizione. Ma Battisti era in Bolivia e non in Brasile", Paese definito "un terzo osservatore estraneo" nella vicenda di Battisti. L'ex terrorista, il 13 gennaio scorso a Santa Cruz de la Sierra, cittadina boliviana dove era stato fermato la sera prima in quanto fuggito dal Brasile, per il pg è stato consegnato ai poliziotti italiani in forza di una procedura di "espulsione". E qualsiasi istanza circa il mancato rispetto della procedura, ha precisato sempre Lamanna, va presentata in Bolivia e non in Italia.

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