Tangenti in Lombardia, Fontana interrogato dai pm rivendica la nomina di Marsico

Cronaca

Il presidente della Regione è indagato nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Milano su un vasto sistema corruttivo in Lombardia. È accusato di abuso di ufficio per una nomina in Regione di un suo ex socio di studio legale. "Ho chiarito tutto", precisa

Il governatore lombardo Attilio Fontana ha rivendicato, davanti ai pm di Milano, come una sua scelta quella della nomina del suo ex socio di studio legale, Luca Marsico, a un incarico in Regione che gli è costato l'accusa di abuso d'ufficio. "Ho chiarito tutto, sono più che sereno e ho chiarito quella che era la mia posizione”, ha spiegato Fontana dopo l'interrogatorio, durato circa tre ore. "Sono fatti da niente, si parla di nulla”, ha ribadito il suo avvocato difensore, Jacopo Pensa. Fontana è indagato nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Milano su un vasto sistema corruttivo in Lombardia che ha portato a 43 misure cautelari.

La nomina

Fontana, nei giorni scorsi, ha ricevuto un invito a comparire e ha deciso di presentarsi e rispondere alle domande degli inquirenti. Il presidente lombardo ha spiegato anche il motivo della nomina, decisa con un decreto dirigenziale del 31 ottobre scorso firmato anche da lui, dell'avvocato Marsico come componente del Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti al Pirellone: non voleva disperdere le sue competenze e, poi, tra le varie possibilità che si sono presentate ha scelto per lui la più vicina alle sue passate esperienze e anche la meno lucrosa (un incarico da 11.500 euro all'anno).

La selezione di Marsico

Prima, agli inquirenti che gli hanno fatto presente che alcuni suoi collaboratori a verbale avevano raccontato che fu lui a scegliere Marsico, Fontana ha risposto proprio rivendicando quella nomina. Anche perché altre collocazioni erano escluse, dato che l'ex socio aveva cessato da poco di essere consigliere regionale e per due anni per legge non poteva assumere altri incarichi pubblici. I pm, però, gli hanno contestato che quell'incarico era passato attraverso un "avviso pubblico" a cui hanno partecipato in 60 (dieci almeno, secondo gli inquirenti, con profili migliori). Fontana avrebbe detto che quell'avviso, in realtà, non attivava alcuna procedura di gara o selezione, non prevedeva una selezione né una graduatoria sui curricula. Avrebbe confermato, inoltre, come emerge anche da alcune intercettazioni, di aver chiesto a Nino Caianiello, arrestato nella più ampia indagine e ritenuto il 'burattinaio' del sistema di mazzette e appalti truccati, di trovare una soluzione per Marsico nel marzo dello scorso anno. Fontana avrebbe confermato, inoltre, di aver ricevuto da lui una proposta, che per gli inquirenti fu un'istigazione alla corruzione nei confronti del numero uno del Pirellone, ma di non averla percepita come tale (non la denunciò). Su questo fronte oggi il dg dell'ente Afol, Giuseppe Zingale, difeso da Francesca Cramis, ha spiegato al gip che lui, dal canto suo, voleva solo "dare una mano a una persona che conosco da anni e che stimo", ossia l'avvocato Marsico.

Altitonante resta ai domiciliari

Infine, il governatore ha raccontato che doveva parlare con Caianiello, per forza, perché di fatto era lui che svolgeva il ruolo di coordinatore di Forza Italia a Varese. Intanto il gip Raffaella Mascarino ha respinto l'istanza di revoca degli arresti domiciliari per Fabio Altitonante, il consigliere regionale di Forza Italia arrestato per corruzione e finanziamento illecito: secondo il giudice, il politico, che si è dimesso dalla carica di sottosegretario all'area Expo per la Regione Lombardia, è ancora "influente" e potrebbe continuare a commettere i reati per cui è ai domiciliari. Il suo legale, l'avvocato Luigi Giuliano, sta valutando di impugnare il provvedimento.

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