19 gennaio: una nave – battente bandiera olandese ma di una ong tedesca - soccorre 47 naufraghi, tra cui 8 minorenni, nelle acque del Mediterraneo. 18 marzo: un'imbarcazione incrocia un gommone in avaria in procinto di affondare con 49 persone a bordo, 12 i minori
Il caso "Sea Watch", per il quale il ministro Salvini torna a rischiare il processo come per la Diciotti, comincia il 19 gennaio quando la nave – battente bandiera olandese ma di una ong tedesca - soccorre 47 naufraghi, tra cui 8 minorenni, nelle acque del Mediterraneo (LE TAPPE DELLA VICENDA).
Sea Watch, odissea in mare
Dopo una settimana trascorsa senza che alcun Paese risponda alla richiesta di un porto sicuro avanzata dal comandante, l'imbarcazione viene autorizzata - a causa delle cattive condizioni meteo - ad entrare nelle acque territoriali italiane. Salvini chiede chiarimenti al governo olandese e ipotizza ci siano gli elementi per denunciare i membri dell'equipaggio per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, mentre si moltiplicano gli appelli di associazioni e cittadini a consentire lo sbarco, almeno degli under 18: a bordo salgono anche parlamentari ("non rispettano le leggi italiane", tuona il ministro).
L’attracco dopo 12 giorni
La procura di Siracusa apre un fascicolo di indagine senza reati né indagati e smentisce l'ipotesi del sequestro ma bisogna aspettare il 30 gennaio perché la nave riceva indicazione dal Viminale di dirigersi verso il porto di Catania. L'attracco avviene il 31, dopo dodici giorni in balia delle onde: i minori vengono trasferiti in strutture protette della provincia, tutti gli altri a Messina (LE FOTO DELLO SBARCO).
Il caso Mare Jonio
E' il 18 marzo invece quando la "Mare Jonio", della Mediterranea Saving Humans, incrocia un gommone in avaria in procinto di affondare con 49 persone a bordo, 12 delle quali minori. La Guardia costiera libica arriva in un secondo momento e si allontana. In considerazione delle condizioni meteo e di quelle dei migranti - uno dei quali, affetto da polmonite, viene portato a terra - viene autorizzato un punto di fonda al largo di Lampedusa ma manca l'ok allo sbarco. "E' come un'auto che non rispetta l'alt di un posto di blocco. Il mare non era mosso né c'era pericolo di affondamento", sottolinea il Viminale sulla base delle risultanze emerse nel tavolo permanente sulla cosiddetta 'direttiva Salvini': "Il presunto salvataggio di questa nave gestita dai centri sociali era organizzato da giorni", accusa il ministro.
Sequestro e poi il dissequestro
Quando arriva il sequestro della Guardia di finanza, la Mare Jonio viene scortata in porto e vengono sentiti i componenti dell'equipaggio. Nel registro degli indagati finiscono il comandante Pietro Marrone e il capo missione della Ong Mediterranea Luca Casarini. Il 27 marzo la notizia del dissequestro: secondo i pm "le esigenze probatorie sono cessate".