Viaggiare con i mezzi pubblici può rappresentare una scelta, anche ecologica, e allo stesso tempo una necessità che si trasforma in un vero e proprio calvario
Un'avventura quotidiana, a volte un incubo fatto di ritardi, disagi e disservizi. Stiamo parlando dei pendolari dei treni, una realtà rappresentata da 5,51 milioni di persone dei circa 30 milioni di italiani che si spostano quotidianamente per raggiungere il luogo di studio o di lavoro anche con altri mezzi. Storie e persone che nelle cronache locali e nazionali trovano ampio spazio. Basti pensare ai continui ritardi di alcune linee regionali come ad esempio la Roma-Cassino, con treni bloccati per ore e convogli cancellati o all'ultimo caso di violenza che ha come protagonista un uomo di 50 anni brutalmente pestato, venerdì sera a Monza, per aver rimproverato cinque ragazzi sdraiati sui sedili di un regionale Trenord (LA PUNTATA DI HASHTAG24).
Disuguaglianza tra Nord e Sud
È l'altra faccia di quell'Alta Velocità che, non senza disagi e ritardi, trasporta a 300 chilometri all'ora 170 mila italiani, tra Frecce e Italo, collegando grandi città come Milano, Roma e Napoli. Un universo, quello invece dei treni locali, che riguarda 2 milioni 841 mila pendolari a bordo di vagoni non di rado sporchi, lenti e nell'insieme obsoleti. Il tutto si innesta in una profonda diseguaglianza che divide ulteriormente il Paese, con il Nord dove gli investimenti infrastrutturali e l'innesto graduale di nuovi treni hanno accresciuto e facilitato la voglia di spostarsi con questo mezzo di trasporto e il Sud che invece resta troppo spesso ostaggio delle politiche dei tagli e delle scarse risorse che portano, ad esempio, la Sicilia a 429 corse di treni regionali contro le 2.396 della Lombardia.
La politica pare disinteressarsene
Per non parlare dell'Alta Velocità che termina a Salerno e lascia il resto della penisola in balia di intercity e treni locali. Ma se utilizzare mezzi alternativi alle automobili aiuta anche le nostre città a diventare più sostenibili e più vivibili, sfida del presente e soprattutto del futuro, perché la politica pare disinteressarsene?