Sabbioneta, madre del bimbo ucciso dal padre in incendio di casa: “Nessuno mi ha aiutata”

Cronaca

L’uomo, giovedì scorso, ha incendiato la villetta nella quale vivevano la moglie e i figli. La donna si stava separando dal marito e i suoi legali avevano fatto richista di poter cambiare la serratura di casa. Le minacce: “Vi brucio tutti”

“Vi brucio tutto, vi brucio tutto con voi dentro”. Gianfranco Zani, l’uomo che giovedì scorso ha incendiato la villetta nella quale vivevano la moglie e i figli a Sabbioneta, aveva ripetuto questa minaccia più volte. Lo ha raccontato Silvia, la 39enne che aveva deciso di separarsi dal marito violento con il quale aveva avuto tre figli: “Ho fatto di tutto per difenderli, ma non è bastato. Non mi hanno aiutato”, riportano La Repubblica e il Corriere della Sera. Nel rogo è morto il bambino di 11 anni della coppia. I legali della donna avevano fatto richiesta di poter cambiare la serratura di casa. Lunedì Zani sarà interrogato dal gip di Cremona.

Il racconto della donna

“Me lo sono ritrovato davanti mentre guidava il suo furgone. Aveva già dato fuoco a casa nostra ma non potevo saperlo. Mio marito ha fatto per centrarmi e io l’ho schivato una prima volta gridando: oddio! Il bambino!”. Silvia Fojticova, slovacca, di 39 anni, ricoverata in stato di shock all’ospedale Oglio Po di Casalmaggiore, nel Mantovano, stava rientrando a casa dopo aver accompagnato Alex, il figlio maggiore di 17 anni a calcio. Con lei, in auto, c’era anche il bambino più piccolo di tre anni, ma non Marco, 11 anni, che era voluto restare in casa a giocare alla playstation. La donna ha raccontato al Corriere della Sera cosa è successo giovedì scorso.“Lui mi ha inseguito, fermando il muso del camion a trenta, quaranta centimetri dalla mia macchina, costringendomi a frenare. Ha accelerato ancora, colpendo uno sportello ed è scappato”. Silvia ha ripercorso quanto accaduto quel giorno, appena arrivata davanti alla villetta: “Nell’entrare mi sono accorta che stava uscendo del fumo, un gran fumo, dal piano di sopra e mi sono ricordata con terrore di quante volte mi aveva minacciata dicendo che avrebbe bruciato casa con noi dentro, 'tutti e quattro'. Ho aperto la porta, ho cercato di raggiungere la cameretta di Marco ma salire le scale era impossibile, un muro di fumo, non si respirava”. La 39enne ha spiegato che anche i pompieri all’inizio hanno trovato alcune difficoltà e che quando sono arrivati per Marco non c’era più nulla da fare. “Lui non si è neanche accorto di quello che è successo”, ha detto la donna.

La tragedia e le denunce

Giovedì Gianfranco Zani, ora accusato di omicidio aggravato, ha violato il divieto di avvicinarsi a meno di cento metri dalla villetta nella quale viveva la sua famiglia e ha appiccato il rogo. Il gesto è stato l’ultimo atto di una serie di aggressioni e minacce, iniziate a giugno, alla moglie Silvia che voleva separarsi. Una prima denuncia per maltrattamenti nei confronti di Zani era stata presentata a luglio. Il 9 novembre Silvia era riuscita a filmare le aggressioni con il cellulare ed era partita la richiesta di una misura cautelare da parte della procura di Mantova, che però il gip aveva deciso di non applicare, mentre aveva imposto a Zani l’allontanamento da un raggio di cento metri dalla villetta. Il 14 novembre la donna aveva chiesto anche di poter sostituire la serratura del cancello e della porta d’ingresso dell’abitazione, ma la richiesta non era stata ancora presa in considerazione.

Lunedì l'interrogatorio di Zani

Il gip di Cremona, lunedì alle 9, interrogherà Gianfranco Zani nel reparto del servizio psichiatrico dell'ospedale di Cremona, dove l'uomo è ricoverato dopo aver manifestato intenzioni suicide. "Il mio cliente - ha spiegato il legale di Zani - continua a sostenere di non essere stato lui ad appiccare il fuoco alla casa, di non essere entrato e di esser rimasto fuori per seguire i movimenti della moglie".

Cronaca: i più letti