Omicidio Desirée, il pusher resta in carcere ma non ha dato lui la droga alla ragazza

Cronaca
(Foto Ansa)

Il gip convalida il fermo dello spacciatore 36enne italiano, ma esclude che sia stato lui, il 19 ottobre, a cedere la droga alla 16enne stuprata e uccisa a Roma. L’altro arrestato, il 32enne ghanese, dal carcere di Foggia si difende: "Con Desirée rapporto consensuale" 

Resta in carcere, ma non è stato lui a cedere la droga a Desiree. Ne è convinto il gip Maria Paola Tomaselli che ha confermato la misura cautelare per Marco Mancini, il pusher di 36 anni arrestato nell'inchiesta sulla morte della minorenne di Cisterna di Latina, ma ha fatto cadere nei suoi confronti l'aggravante della cessione di stupefacente a minore. Per il magistrato, in sostanza, Mancini ha ceduto alcune sostanze, tra cui anche alcuni flaconi di psicofarmaci, ai quattro extracomunitari arrestati che, a loro volta, avrebbero somministrato a  Desirée Mariottini (LE TAPPE) il mix letale. La 16enne è stata stuprata e uccisa il 19 ottobre scorso nel quartiere romano di San Lorenzo (LA STORIA DEL QUARTIERE). Dal carcere, respinge le accuse anche il 32enne di origini ghanesi arrestato a Borgo Mezzanone, nel Foggiano. L'uomo, tramite uno dei suoi legali, precisa che "sapeva che Desirée aveva vent'anni. Quella sera del 18 ottobre sono entrati mano nella mano nel container di via dei Lucani. Poi, una volta all'interno, hanno consumato un rapporto sessuale consensuale".

“Non ho dato droga a Desirée”

"Io non ero lì quella notte, non ho dato droga a Desiree". Si è difeso così il pusher arrestato nell'ambito delle indagini relative alla morte della giovane di Cisterna di Latina. Nel corso dell'interrogatorio di garanzia, durato quasi due ore, l'uomo di 36 anni, difeso dall'avvocato Gabriele Galeazzi, ha respinto le accuse affermando che la notte in cui la ragazza è morta non si trovava nello stabile occupato in via dei Lucani nel quartiere San Lorenzo a Roma.

Interrogatorio anche nel carcere di Foggia

Interrogato anche il 32enne di origini ghanesi, detenuto nel carcere di Foggia con l'accusa di aver preso parte all'omicidio e alla violenza sessuale di gruppo, avrebbe riferito che la ragazza gli aveva detto di avere vent’anni, e che il rapporto sessuale che hanno consumato la sera del 18 ottobre, il giorno prima del delitto, fosse consenziente. I legali dell'indagato presenteranno ricorso al Tribunale del Riesame di Roma per chiedere la scarcerazione del loro assistito per insufficienza di gravi indizi di colpevolezza in relazione alla morte della 16enne. Stesso ricorso sarà presentato al Tribunale del Riesame di Bari in relazione alla detenzione degli 11 chili di marijuana che sono stati sequestrati all'uomo nella baracca del ghetto di Borgo Mezzanone, a Foggia, dove si trovava il 26 ottobre scorso al momento del fermo per l'omicidio della diciassettenne. "Non conosco le altre tre persone arrestate per la morte di Desirée", ha detto anche al gip di Foggia che lo interrogava il 32enne, riferendosi agli altri tre stranieri fermati dopo i fatti.

Nei prossimi giorni Riesame decide su una scarcerazione

Arriverà infine nei prossimi giorni il tribunale del Riesame di Roma si pronuncerà sulla richiesta di scarcerazione avanzata dai difensori di un altro degli arrestati: il 26enne di origine senegalese. L'uomo è accusato di omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e cessione di sostanze stupefacenti. Proprio ieri i giudici della libertà avevano fatto cadere per altri due indagati, l'accusa di omicidio riformulando quella di violenza sessuale in abuso aggravato dalla minore età della vittima.

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