Denis Verdini, inchieste e processi in cui è stato coinvolto

Cronaca
Foto: Archivio Ansa

Il nome dell'ex senatore Ala è comparso in diverse indagini. Dal caso P3, agli appalti, fino al crac del Credito Cooperativo Fiorentino, passando per il processo sul finanziamento illecito a partiti: queste le vicende principali

Sono diverse le indagini che nel corso degli anni hanno visto comparire il nome dell'ex senatore di Ala Denis Verdini. Ultima in ordine di tempo, quella che ha coinvolto anche Enzo De Santis, sindaco di Ponzano Romano, comune a Nord della Capitale, arrestato con l'accusa di corruzione. Nell'ambito della vicenda, il 18 settembre le forze dell’ordine hanno eseguito perquisizioni nelle abitazioni proprio di Verdini - che risulta indagato a piede libero - e dell'ex vicepresidente della Regione Lazio, Luciano Ciocchetti. Pochi mesi prima a luglio, invece, l'ex senatore è stato coinvolto in un'altra indagine, quella fatta partire dalla Procura di Messina per illecito finanziamento ai partiti. Verdini è finito nell'inchiesta che ha portato all'arresto dell'ex giudice del Cga siciliano Giuseppe Mineo per corruzione in atti giudiziari, e in tante altre.

La carriera politica

Nato a Fivizzano, in Toscana, Denis Verdini inizia la sua carriera politica come consigliere di quartiere per il PSI a fine anni '80, successivamente entra a far parte del Partito Repubblicano Italiano di Spadolini durante la "Prima Repubblica". Nel 1994 aderisce a Forza Italia di Silvio Berlusconi, che seguirà anche a partire dal 2013 nel Pdl e poi ancora Fi fino al 2018. Verdini è stato deputato durante la XIV, XV e XVI legislatura tra le fila di Forza Italia, del Popolo della Libertà e ALA, Alleanza Liberalpopolare-Autonomie.

Le inchieste sulla P3 e sulla P4

Nel maggio 2010 viene indagato dalla Procura di Roma riguardo a un'inchiesta sulla cosiddetta P3, una presunta associazione segreta il cui scopo sarebbe stato quello di condizionare il funzionamento di organi di rilevanza costituzionale. Verdini è accusato di corruzione, illecito finanziamento e abuso d’ufficio. L’inchiesta si chiude il 3 novembre 2014 con numerosi rinvii a giudizio. Nel 2016 i pm Rodolfo Sabelli e Mario Palazzi chiedono quattro anni per Verdini, ma nel marzo del 2018 il tribunale di Roma assolve il politico toscano affermando che lo stesso non faceva parte della P3. Verdini viene tuttavia condannato a un anno e sei mesi per finanziamento illecito, più una multa di 600mila euro. Intanto, nel 2012, il suo nome rientra anche nell’indagine sulla P4, un’associazione che avrebbe avuto l'obiettivo di gestire e manipolare informazioni segrete o coperte da segreto istruttorio, oltre che di controllare e influenzare l'assegnazione di appalti e nomine, interferendo anche nelle funzioni di organi costituzionali. In questo caso, si parla di Verdini perché, nell’ambito dell’inchiesta, il 13 giugno 2012 la Giunta per le autorizzazioni della Camera dei deputati accorda ai magistrati il permesso di utilizzare le intercettazioni che lo coinvolgono.

Il Caso dell'immobile in via della Stamperia

Lo scorso 5 luglio è stata chiesta la condanna di Denis Verdini dal pm di Roma, Erminio Amelio, nel processo per la compravendita di un immobile di via della Stamperia, nel centro storico della capitale, acquistato il 31 gennaio 2011 da Angelo Arcicasa, allora presidente Enpap, per 44,5 milioni di euro da 'Estatedue srl', società amministrata all'epoca dal senatore di Forza Italia Conti, che l'aveva rilevata poche ore prima per 26 milioni. Il pm ha chiesto due anni per Verdini, estraneo all'operazione di compravendita e imputato solo con l'accusa di finanziamento illecito.

Il crac del Credito Cooperativo Fiorentino

Altro processo che ha visto coinvolto il senatore è quello sul crac della banca Credito Cooperativo Fiorentino, di cui è stato presidente dal 1990 al 2010 e fallita nel 2012. L'indagine della magistratura ha disegnato la rete di rapporti esistente tra la banca e alcuni imprenditori. Verdini era imputato nel processo in quanto ex presidente dell'istituto bancario e le accuse ai suoi danni erano, tra le altre, bancarotta e truffa ai danni dello Stato. Secondo i pm l’imprenditore era il 'dominus' della banca (che usava come "un bancomat") e di tutte le attività editoriali organizzate per ottenere contributi pubblici e nei confronti degli "amici di affari". Per lui arriva una condanna a sei anni e 10 mesi in secondo grado, dopo che nel primo ne erano stati chiesti nove.

La bancarotta Ste

Le indagini a questo punto si allargarono anche all'altra attività di Verdini: in questo filone processuale entra infatti la vicenda della bancarotta della Ste (Società Toscana Edizioni), che editava 'Il Giornale della Toscana', pubblicato dal 1998 al 2014 in abbinamento con 'Il Giornale', della società Sette Mari e di altre società 'service' collegate tra loro nella 'galassia' editoriale e mediatica promossa a Firenze dallo stesso Verdini. A editare questi giornali erano delle cooperative (la Società Toscana Edizioni srl e la Sette Mari scarl) che, sempre secondo le accuse, sarebbero servite a drenare i fondi pubblici. Più di 4 milioni all'anno di contributi vennero ad esse erogati dal Fondo per l'editoria, tra il 2005 e il 2009. Il 15 luglio del 2014, il gup Fabio Frangini dispone il rinvio a giudizio di tutti i soggetti coinvolti. Intanto, l’11 aprile 2018 il pm Luca Turco chiede la condanna a 3 anni per Denis Verdini nel processo per bancarotta fraudolenta della Società toscana Edizioni. Il 13 settembre 2018 Verdini è stato condannato a 5 anni e mezzo. I giudici hanno anche deciso l'interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Il caso dell'appalto della Scuola Marescialli

Nel 2014 il senatore Verdini viene condannato a due anni, pena sospesa, per concorso in corruzione relativamente alla vicenda degli appalti per la ristrutturazione della Scuola dei Marescialli di Firenze. Lo hanno deciso i giudici della VII sezione del tribunale di Roma. Nel 2016, però, arriva la prescrizione: il 26 ottobre, la terza corte di appello di Roma conferma il non luogo a procedere per il senatore. Il processo in cui era imputato era già stato stralciato dal troncone principale, che aveva visto la condanna in via definitiva di Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, Fabio De Santis, ex provveditore alle Opere pubbliche della Toscana, l'imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli e il costruttore Riccardo Fusi.

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