Antonio Pontoriero è accusato di omicidio e porto e detenzione illegale di arma. Secondo i carabinieri il movente è una vendetta per la continua presenza di extracomunitari in quella che l'uomo riteneva fosse ancora una sua proprietà
È stato sottoposto a fermo Antonio Pontoriero, il 43enne di San Calogero già indagato per l'omicidio di Soumayla Sacko, il 39enne del Mali ucciso sabato sera nel paese del Vibonese mentre, con due connazionali, stava prendendo delle lamiere da una vecchia fornace abbandonata. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri il movente è una vendetta per i furti e per la continua presenza di extracomunitari in quella che Pontoriero riteneva fosse ancora una sua proprietà.
Il fermo
Il fermo è scattato nella notte alla luce di ulteriori informazioni che hanno confermato un "quadro che era evidente sin dall'inizio". È quanto si è appreso alla Procura di Vibo Valentia in merito al provvedimento. L'uomo è accusato di "omicidio" e "porto e detenzione illegale di arma". Pontoriero era stato iscritto nel registro degli indagati già nelle ore immediatamente successive al delitto alla luce delle dichiarazioni dei due maliani che erano con la vittima e alla corrispondenza delle loro descrizioni con le caratteristiche somatiche, il tipo di abbigliamento e l'auto posseduta. L'uomo era anche stato sottoposto alla prova dello stub ma gli inquirenti hanno ritenuto di avere un quadro già ben delineato anche in assenza dei risultati della prova che devono ancora arrivare.
Chi era la vittima
La vittima, Soumayla Sacko, era un 30enne cittadino del Mali e attivista sindacale dell'Usb: l'unione sindacale di base che in più di un'occasione ha denunciato fenomeni di caporalato. "Era padre di una bambina di 5 anni e aveva una moglie in Mali" hanno detto i suo iconnazionali che dopo l'omicidio hanno organizzato una marcia di protesta nel Vibonese.