Migrante ucciso in Calabria, i braccianti: "Chiediamo giustizia"

Cronaca
La vittima, Soumaila Sacko (Foto Ansa)

Lo stop dei lavoratori proclamato dall’Usb, di cui la vittima era attivista. Nella notte nella tendopoli di San Ferdinando, dove viveva il ragazzo morto per un colpo di fucile, sono stati bruciati copertoni e rifiuti. Si apre l'ipotesi della criminalità organizzata

Non si placa la rabbia per la morte di Soumaila Sacko, il migrante maliano di 29 anni ucciso sabato sera da un colpo di fucile a San Calogero, vicino a Rosarno, tra la provincia di Vibo Valentia e quella di Reggio Calabria. L’unione sindacale di base (Usb), di cui il ragazzo era attivista, ha indetto una giornata di sciopero dei braccianti, che hanno marciato fino al comune di San Ferdinando. "Chiediamo giustizia. Soumaila Sacko era padre di una bambina di 5 anni e aveva una moglie in Mali", il grido di protesta dei manifestanti, che hanno attraversato le strade del paese, mostrando la fotografia del ragazzo incollata su pezzi di cartone. Una delegazione è stata ricevuta dai rappresentanti del comune. "Vogliamo un incontro con il ministro del Lavoro, con il Prefetto, i sindaci del territorio, la Regione per avviare insieme un progetto di accoglienza che superi le tendopoli e favorisca gli insediamenti abitativi": questa la richiesta dei migranti e dei sindacalisti al sindaco di San Ferdinando, Andrea Tripodi, e al questore vicario della Questura di Reggio Calabria, Gaetano Cravana.

Comune e Questura: "Massima trasparenza"

I rappresentanti delle istituzioni hanno assicurato la massima trasparenza sulle indagini in corso. "Capiamo il vostro dolore - hanno detto Tripodi e Cravana alla delegazione di migranti - e vi assicuriamo che le indagini saranno trasparenti qualunque sia la motivazione per la quale l'autore dell'omicidio abbia sparato. Ma non è con altra violenza che risolviamo i problemi. Veicoleremo le vostre richieste al Prefetto di Reggio Calabria e vi assicuriamo che tutte le decisioni sulla tendopoli verranno condivise".

Le proteste nella tendopoli

I dimostranti hanno anche lamentato di non avere da due giorni l'acqua nella tendopoli allestita nell'agosto scorso dalla Protezione Civile regionale. Ieri sera, proprio nella tendopoli di San Ferdinando, dove la vittima viveva insieme agli altri due uomini rimasti feriti nella sparatoria, sono stati bruciati copertoni e rifiuti e gli abitanti non hanno lasciato avvicinare né i vigili del fuoco né le forze dell'ordine. Intanto, dai rilievi effettuati dai carabinieri sul luogo della sparatoria è emerso che chi ha esploso i colpi di fucile si trovava già lì quando i tre migranti connazionali sono arrivati.

La vicenda e l’ipotesi della criminalità organizzata

Gli inquirenti non formulano al momento un'ipotesi precisa sulla dinamica dell'accaduto, ma le indiscrezioni portano alla criminalità organizzata: Soumalia potrebbe aver pagato un’"invasione di campo" commessa quando, insieme ai due connazionali, ha tentato di portar via delle lamiere dall’area dell'ex fornace "La Tranquilla", dove è avvenuta la sparatoria. La fabbrica è sotto sequestro da dieci anni per cui non esiste nessun proprietario che possa lamentare il furto del materiale abbandonato. "Siamo partiti a piedi dalla tendopoli e giunti sul posto avevamo fatto in tempo a recuperare tre lamiere quando qualcuno è arrivato a bordo di una Fiat Panda vecchio modello e ci ha sparato addosso", ha raccontato uno dei due sopravvissuti, ferito alla gamba. I tre migranti sono stati soccorsi dal 118 ma Sacko, colpito alla testa, è morto nel reparto di neurochirurgia dell'ospedale di Reggio Calabria.

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